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Rinnovabili nel caos tra mancanza di incentivi e un decreto da riscrivere: la Sicilia rischia grosso

Tutto da rifare per aree idonee e torri eoliche offshore. Nell'isola preoccupazione per i 27mila posti di lavoro legati alla trasformazione del porto di Augusta

14 Maggio 2025, 10:43

Eolico in mare

Eolico in mare

In Italia ancora oggi si fa di tutto pur di non fare niente. Proprio nel momento in cui il governo nazionale e anche quello regionale spingono per accelerare sulle energie rinnovabili, il futuro degli investimenti nel settore piomba nel caos, a causa della schizofrenia di chi prende decisioni a livello intermedio.

La prima “bomba” è esplosa venerdì scorso con la pubblicazione del decreto direttoriale del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che, definendo i contingenti per la seconda procedura di incentivazione ai sensi del Dm Fer2, ossia i settori ammissibili alle aste degli incentivi sulla produzione di energia green (aste che avrebbero dovuto svolgersi, fra l’altro, lo scorso mese di marzo) non ha inserito le tecnologie, galleggianti o fisse, dell’eolico offshore. Ufficiosamente perchè ci sarebbero ancora pochi progetti già approvati (se fosse questa la scusa, il “colpevole” sarebbero la commissione Via-Vas e il ministero che tardano sulle autorizzazioni). Come conseguenza, tutti coloro che avevano presentato progetti per svariati miliardi complessivi si ritrovano da oggi con investimenti non più sostenibili, non potendo più contare sul contributo di 185 euro a MWh prodotto. Per fare l’eolico offshore nel nostro mare dai fondali molto profondi, infatti, occorre affrontare spese enormi che non si potrebbero recuperare senza incentivi pubblici.

A pagare il conto di questa inspiegabile decisione è principalmente la Sicilia, lungo le cui coste sono allocati una trentina di progetti. Già ora potrebbero subire una battuta d’arresto i primi due progetti pronti a partire, il “7Seas Med” a Marsala e il “Med Wind” a Trapani. Ma c’è di peggio: il piano da 50 milioni per potenziare il porto di Augusta trasformandolo nel cantiere di costruzione delle piattaforme galleggianti e delle torri eoliche non avrebbe più senso, e svanirebbero 27mila posti di lavoro per trent’anni. Il settore auspica un ripensamento da parte del Mase, ma in atto non si sa se ciò avverrà e, se sì, a quanto potrebbero ammontare gli incentivi a MWh. Dunque, c’è sicuramente una clamorosa battuta d’arresto per quella che sembrava una valida alternativa alle rinnovabili “onshore”, in quanto l’eolico a mare evita il consumo di suolo.

E proprio la questione del suolo è anch’essa finita nel caos. Attesa dagli inizi di febbraio, finalmente ieri il Tar del Lazio ha depositato la sentenza sui ricorsi dell’Anev e delle aziende private contro il decreto del Mase sui criteri di individuazione delle aree idonee e non idonee a ospitare impianti di rinnovabili. La sentenza, lunga 76 pagine, getta ulteriore confusione sulla materia. Infatti, respingendo gran parte dei contenuti dei ricorsi, il Tar riconosce la legittimità del decreto, afferma che in tutto il territorio nazionale ci devono essere norme omogenee per dare certezza agli investitori e non creare disparità e discriminazioni, e accoglie solo la richiesta di una fase transitoria per i progetti che già si trovavano in fase di valutazione. Però la sentenza annulla la parte del decreto in cui veniva attribuita piena discrezionalità alle Regioni di restringere ulteriormente i criteri di individuazione delle aree e, soprattutto, annulla il limite della distanza di 7 km dai siti tutelati. Infine, dà al ministero 60 giorni per riscrivere le norme.
Atteso che difficilmente gli uffici ministeriali riusciranno a rispettare il termine, adesso tutto il mondo delle rinnovabili si ferma di nuovo. Anche in Sicilia, dove l’assessorato regionale Energia dovrà attendere l’emanazione del nuovo decreto ministeriale per sapere se basterà la norma nazionale ad autorizzare gli impianti o se sarà sempre necessaria anche una norma regionale a valle. Nel qual caso, bisognerà valutare l’aderenza del disegno di legge già pronto alle nuove disposizioni o se dovrà essere riformulato. Non solo. Come cambieranno i vincoli ambientali, le distanze dai siti tutelati? E che ne sarà dei progetti approvati se le aree su cui erano previsti dovessero poi risultare non più idonee?