Garlasco, le otto impronte che riscrivono il delitto: le carte che per i pm "inchiodano" Sempio
Otto impronte ritenute «utili» per arrivare ad una identificazione, rispetto a 78 «frammenti» analizzati, e una, quella sulla «seconda parete destra delle scale che conducono al seminterrato», dove è stato «rinvenuto il cadavere» di Chiara Poggi, che «è stata lasciata dal palmo destro» di Andrea Sempio, come accertato dalla «corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche».
Sono le conclusioni della consulenza di più di 60 pagine, corredate da fotografie e analisi tecniche, di Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, rispettivamente esperto del Ris dei carabinieri e dattiloscopista forense. Un elaborato con cui la Procura di Pavia ritiene di aver inchiodato il 37enne, amico del fratello di Chiara, sulla scena del crimine. Relazione che si aggiunge a quella, sempre disposta dai pm e che ha avuto impulso da un lavoro della difesa di Alberto Stasi, sul materiale trovato sulle unghie della 26enne, «perfettamente sovrapponibile» al Dna del nuovo indagato, che gli inquirenti puntano a portare a processo per il delitto di Garlasco dopo 18 anni.
Otto impronte utili
Delle «8 impronte giudicate "utili" per un’identificazione dattiloscopica», si legge nella consulenza, su un totale di 78 "frammenti» sottoposti alle valutazioni, tra cui pure 28 ritenuti «comparabili» ma senza valenza identificativa, è stata attribuita a Sempio la numero 33, vicina al corpo, attraverso le nuove tecniche scientifiche, tra cui lo «scanner ottico», e grazie alla «tecnica dell’inchiostrazione», per cui l’indagato fu richiamato in caserma.
Si tratta della stessa impronta che in una relazione del Ris dell’epoca era stata definita non leggibile e senza sangue. Analisi biologiche ed ematiche che gli inquirenti tenteranno, sempre con nuovi mezzi, di effettuare ancora.
Le impronte di Stasi
E’ stata, poi, valutata come corrispondente ad Alberto Stasi quella «lasciata dal mignolo della mano sinistra» su un cartone delle pizze mangiate con Chiara la sera prima dell’omicidio. Altre tre impronte trovate sui due cartoni delle pizze, invece, "hanno restituito esito negativo» rispetto a quelle di Sempio e Stasi. Mentre tre impronte sulla «superficie interna della porta del tinello» sono state attribuite al falegname, che in quel periodo faceva lavori in casa.
Gli esperti hanno anche tentato di dare un nome ad un’altra impronta che era stata ritenuta decisiva dai carabinieri già cinque anni fa: il «contatto papillare numero 10» sulla «parte interna» della porta d’ingresso della casa dei Poggi, quella di una presunta «mano sporca», su cui all’epoca non venne fatta «alcuna indagine biologica» per accertare se ci fosse sangue. Quella traccia, oltre che coi familiari di Chiara come molte altre in un lavoro anche di esclusione, è stata comparata ovviamente con le impronte di Stasi e Sempio, ma pure con quelle di Stefania Cappa e degli amici di Marco Poggi, Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra. Confronti che hanno dato tutti «esito negativo».
Quella traccia, si leggeva già all’epoca, «non ha i 16 punti utili ad una comparazione», ma ne ha «solamente otto». Anche nei nuovi accertamenti non si sarebbe riusciti a superare questa difficoltà oggettiva.