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Trasporti, in Sicilia 8 opere prioritarie: i rischi su tempi e coperture finanziarie

Le infrastrutture priorità urgenti con 28,8 miliardi stanziati per ridurre il gap

16 Giugno 2025, 10:00

Trasporti, in Sicilia 8 opere prioritarie: i rischi su tempi e coperture finanziarie

L’Alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria e Napoli-Bari, l’Alta velocità e Alta capacità ferroviaria Catania-Palermo, il Ponte sullo Stretto, il completamento dell’autostrada A2 del Mediterraneo, la linea ferroviaria Adriatica e l’ammodernamento della Statale 106 Jonica. Sono le prime sette infrastrutture di trasporto riconosciute prioritarie per migliorare l’accesso ai mercati delle imprese del Mezzogiorno, che pur a fronte di notevoli progressi, sconta ancora un divario socio-economico con le altre macro aree del Paese. Prova ne siano i 2.100 chilometri di autostrade su 7mila complessivi, 5.700 chilometri di ferrovie (solo il 36% a doppio binario e il 59% elettrificati) su 16.700 complessivi, 25 porti su 45, 16 aeroporti su 38 e 7 centri intermodali su 46.

Il Libro Bianco

Eppure per le imprese meridionali (531mila tra manifatturiere e commerciali, 1,1 milioni di addetti e un valore aggiunto di 28,6 miliardi per il solo settore commerciale, un interscambio commerciale di 114, 2 milioni di tonnellate di merci per un valore di 112,5 miliardi) disporre di una rete infrastrutturale e logistica moderna ed efficiente risulterebbe fondamentale per accrescere la competitività sui mercati, aumentare la ricchezza e creare più occupazione, come si legge nel Libro Bianco sulle infrastrutture dei trasporti e sullo stato dell’arte dei progetti realizzato da Uniontrasporti e Unioncamere.

Tutte le opere da cantierare in Italia

Le infrastrutture prioritarie da cantierare in Italia sono 247, di cui 57 con cantieri già aperti, 28 dei quali nel Mezzogiorno. Il valore delle opere è di 202 miliardi, il 52% dei quali, per complessivi 104,5 miliardi, sono stati finanziati dal Pnrr, con i fondi della Programmazione comunitaria e, in minima parte, con investimenti privati. Il valore degli interventi infrastrutturali per rilanciare il Mezzogiorno supera 90 miliardi, di cui 57 dedicati al sistema ferroviario, e di questi, 29 miliardi sono volti a finanziare 8 opere in Sicilia il cui completamento è previsto tra il 2026 e il 2032 (vedi tabella). Si va dal Nuovo collegamento (Av-Ac) Palermo-Catania che ha un costo di 6,482 miliardi all’ammodernamento a 4 corsie della tratta Palermo innesto con la Statale 189 per un costo di 1,5 miliardi; dalla linea Messina-Catania, raddoppio Giampilieri-Fiumefreddo per un costo di 2,2 miliardi alla realizzazione del Ponte sullo Stretto con un costo di 13,5 miliardi, dal completamento del raddoppio Fs Palermo – Messina per un costo di 572 milioni alla realizzazione del collegamento viario Catania-Ragusa Statali 514 e 194 il cui costo è di 1,4 miliardi; dalla velocizzazione della Catania – Siracusa per un costo di 138 milioni alla realizzazione dell’infrastruttura viaria di collegamento del Porto di Palermo alla grande viabilità per un costo di 3 miliardi. Le somme destinate a queste opere ammontano a 28,854 miliardi.

«Il 90per cento del traffico di passeggeri avviene ancora su strada mentre sulle ferrovie viaggia il 6% dei passeggeri, una quota inferiore a quella europea, pari al 7,9 per cento» dice il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. «La conseguenza è che il settore del trasporto risulta tra quelli maggiormente responsabili delle emissioni climalteranti, con un contributo del 23,3 per cento delle emissioni totali di gas serra».
Complessivamente, gli interventi infrastrutturali nei territori sono 516. Di queste opere, 247 (identificate come “priorità livello 1”), 50 sono inserite nel Pnrr con un investimento complessivo di 85,5 miliardi e 45 sono state affidate ad un Commissario straordinario di governo. Dei 247 interventi infrastrutturali, il 39% riguarda le regioni del Mezzogiorno, il 21% quelle del Nord Est, il 21% quelle del Centro e il 19% quelle del Nord Ovest. Il 44% delle opere interessa il sistema viario; il 33% il sistema ferroviario, il 6% quello portuale, il 6% l’interportuale e il 5% l’aeroportuale. Il restante 6% è relativo al sistema idroviario, ciclabile e alla governance.

Lo stato delle infrastrutture

Ma qual è lo stato dell’infrastrutturazione complessiva del Paese? Nelle prime 10 posizioni della classifica figurano i territori che presentano un’elevata consistenza di rete stradale e, soprattutto, di categoria autostradale. Ai primi posti Milano, Roma, Napoli, Verona e Bologna.
Anche per il sistema ferroviario le prime 10 posizioni della classifica premiano soprattutto Nord Ovest e Nord Est. Tra le province meno performanti quasi tutte caratterizzate da totale assenza o scarsa significatività di servizi ferroviari di elevata qualità la Sardegna, Aosta, Biella, Belluno, Crotone, Ragusa e Trapani.
Per quanto riguarda i porti, solo 12 territori su 105 presentano un livello di infrastrutturazione elevato: Livorno, Genova, Trieste, Napoli, La Spezia, Messina, Massa Carrara, Savona, Salerno, Pisa, Lucca e Gorizia, con una prevalenza, quindi, di province del Centro-Nord, in particolare di Liguria e Toscana, ma anche del Nord Est, con l’eccellenza del territorio triestino.
Per le infrastrutture aeroportuali le prime dieci posizioni, con l’eccezione di Roma (al 1° posto) sono monopolizzate dalle province del Nord, in particolare in Piemonte e in Lombardia. Le province più penalizzate sono Sondrio, Bolzano, Caltanissetta, Grosseto, Potenza, Agrigento e Campobasso.
Sulla logistica, infine, 13 territori su 105 vantano una infrastrutturazione elevata. Le prime dieci posizioni sono monopolizzate dalle province del Nord Est. Nel Mezzogiorno emergono solo le province campane e l’area appulo-lucana, mentre il Salento, la Calabria, la Sardegna e la Sicilia Occidentale presentano livelli infrastrutturali logistici molto bassi.