Il suicidio assistito di Laura Santi: la Procura orientata a non aprire alcun fascicolo. E lei lascia scritto: «Ricordatemi come chi ha amato la vita»
I magistrati valutano ma sembra che i parametri siano stati rispettati
La Procura della Repubblica di Perugia valuterà le vicende legate al suicidio assistito di Laura Santi ma al momento non sembrerebbe orientata ad aprire un fascicolo specifico. Sembra infatti poter ritenere che il suicidio assistito sia avvenuto nel rispetto dei parametri indicati dalla Corte costituzionale. E' quanto risulta all'ANSA. L'Ufficio guidato da Raffaele Cantone sarebbe stato avvisato in anticipo di quanto stava accadendo ma su questo particolare non ci sono conferme. La Procura aveva già aperto nei mesi scorsi un procedimento originato da una denuncia di Laura Santi relativa ai tempi delle procedure. Fascicolo del quale era stata chiesta l'archiviazione. In seguito a un'opposizione dell'associazione Coscioni - secondo quanto rese noto allora la stessa - nel febbraio del 2024 quindi disposto alcune indagini e acquisizioni documentali. Un ulteriore procedimento sarebbe stato aperto successivamente, sembra quest'anno, sempre su esposto di Laura Santi.
"Quando leggerete queste righe io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire"; e poi «me ne vado avendo assaporato gli ultimi bocconi di vita in maniera forte e consapevole"; per chiudere: «ricordatemi come una donna che ha amato la vita», così Laura Santi nella sua lettera di saluto lasciata prima di auto-somministrarsi il farmaco che ne ha determinato la morte, nella sua casa di Perugia.
«Cercate di immaginare - ha aggiunto - quale strazio di dolore mi ha portato a questo gesto, giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Fate lo sforzo di capire che dietro una foto carina sui social, dietro il bel sorriso che potevate vedere giusto un’ora strappato alla routine e ai sintomi in una occasione pubblica, sempre più rara, dietro c'era lo sfondo di una quotidianità dolorosa, spoglia, feroce e in peggioramento continuo. Una sofferenza in crescita giorno dopo giorno. La situazione è stata in evoluzione per anni, poi in tempo reale gli ultimi mesi e settimane. Mio marito Stefano e le mie assistenti l’hanno vista, loro e solo loro e anzi, neppure loro, per forza di cose, potevano essere grado di capire cosa sentissi nel mio corpo, quanto male sentissi, quanta fatica sempre più totalizzante. Non riuscire più a compiere il minimo gesto. Non più godere della vita, non più godere delle relazioni sociali. Che è quello che fa per me una vita dignitosa. Ho avuto molto tempo per elaborare e maturare questa decisione, ho avuto molto tempo per capire quando era veramente il momento. Avevo quel famoso parapetto, quello di cui avete letto spesso, da cui affacciarmi. Ho avuto molto tempo anche per cambiare idea e rimandare la decisione. Mi sono consentita, in una situazione che ancora reggeva, di assaporare gli ultimi scampoli di vita e di bellezza. Di salutare ogni angolo, ogni luogo, ogni volto, ogni persona ogni situazione ogni cielo ogni colore, ogni minuscola passeggiata fuori. Vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo, si dice. Si dice anche che sia impossibile, nei fatti. Ebbene, io l’ho quasi realizzato. Intendetemi: io penso che qualsiasi vita resti degna di essere vissuta anche nelle condizioni più estreme. Ma siamo noi e solo noi a dover scegliere. Alle persone che resteranno senza un saluto oltre che le mie scuse va un abbraccio fortissimo. È impossibile enumerare tutti i volti che hanno riempito la mia vita. Fate conto che io vi stia salutando e abbracciando. La mia vita è stata piena anche grazie a voi». La giornalista ha quindi ricordato la sua famiglia, tutti i parenti; le amiche «storiche di una vita, tutti gli amici, i colleghi e i conoscenti, i compagni di malattia, i compagni di attivismo, tutti coloro con cui ho condiviso un pezzo di strada». La sua «amata» Perugia. Poi chi l'ha assistita. Ha parlato della politica «quella buona, Fabio e Vittoria, i giornalisti amici, come le due Francesca; chi mi ha aiutato; il vescovo Ivan, un amico speciale col quale mi sono intrattenuta in più di una chiacchierata sulla vita e la morte». «Ho potuto vincere la mia battaglia solo grazie agli amici dell’associazione Luca Coscioni - ha scritto ancora -, seguiteli e seguite i diritti e le libertà individuali, mai così messi a dura prova come oggi. Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l’ingerenza cronica del Vaticano, l’incompetenza della politica. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni. Esercitate il vostro spirito critico, fate pressione, organizzatevi e non restate a guardare, ma attivatevi, perché potrebbe un giorno riguardare anche voi o i vostri cari».