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Armani, gli abiti dello stilista in mostra tra le opere alla Pinacoteca di Brera: a Milano arte e moda «per Amore»

I vestiti di Re Giorgio di fronte ai capolavori di Mantegna, Raffaello, Piero della Francesca

24 Settembre 2025, 22:27

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Si è aperta oggi al pubblico la mostra “Giorgio Armani: Milano, per Amore”. Un’esposizione per celebrare cinquant’anni di stile custoditi alla Pinacoteca di Brera che ospita per la prima volta una mostra dedicata a Giorgio Armani, accogliendola nelle sue prestigiose sale dove signoreggiano opere che raccontano l’arte italiana dal Medioevo all’Ottocento.

Brera è il quartiere che Armani aveva scelto per vivere e lavorare e di cui ne ammirava l’anima duplice: colta e insieme profondamente vitale, con il suo misto di eleganza e libertà artistica. Un rapporto profondo riconosciuto dall’Accademia di Belle Arti, che nel 1993 gli conferì il titolo accademico per la coerenza della sua ricerca di stile e il rigore con cui ha saputo unire la funzione alla fantasia dell’invenzione.

“Una mostra può essere vista in due modi. Da una parte c’è il soddisfacimento immediato dell’ego del creatore. Dall’altra c’è il valore didattico, la testimonianza unica che puoi offrire al pubblico, ma soprattutto ai giovani creativi, attraverso la tua opera: una sensazione che dura e appaga. Ecco, io sono interessato a questo secondo aspetto” (dal libro autobiografico: Per amore).

Più di centoventi creazioni ripercorrono lo stile Giorgio Armani nella galleria d’arte: doveva essere una festa e invece è una celebrazione nostalgica. La storia dell’arte incontra quella della moda invitando il visitatore a lasciarsi sorprendere da contrasti cromatici e materici. La selezione proviene da Armani/Archivio, che preserva e valorizza la visione di Giorgio Armani: un dizionario concettuale per raccontare e definire cinquant’anni di creatività, coerenza ed evoluzione, evidenziando il ruolo della moda nella costruzione e nella trasformazione degli immaginari estetici e culturali.

Gli abiti raccontano l’inconfondibile Dna di Giorgio Armani: la rilettura della sartorialità, il senso unico della decorazione, la predilezione per i colori neutri accanto all’amore per la ricchezza inaspettata di lavorazioni, trattamenti e ricami, segni di un estro misurato che cambia la definizione stessa di sobrietà. I manichini, invisibili, lasciano che i corpi siano solo evocati dagli abiti.

Tra le creazioni in mostra ammiriamo un completo indossato da Richard Gere della collezione SS 1980 nel film “American Gigolò”, l’abito blu FW 98 indossato da Juliette Binoche al Festival di Cannes del 2016, una versione dell’abito rosso FW 1993 indossata da Katie Holmes al Met Gala del 2008, il completo indossato da Mia Martini al Festival di Sanremo del 1990 e l’abito indossato da Sharon Stone agli Oscar del 1996.
"Giorgio Armani ha rappresentato una delle espressioni più alte della creatività italiana che si è esplicata nell'essenzialità e nel rigore delle forme, un rigore che da estetico è diventato etico, cioè ha permeato il suo modo di vivere e di lavorare. E in questo Giorgio Armani rappresenta al massimo grado il carattere di Milano. Armani è anche l'espressione più tipica della cultura di Brera, luogo unico nel mondo dove da cinquecento anni si fa arte, ricerca e innovazione. Ed è per questo che già lo scorso anno ho creduto giusto e doveroso celebrare in Pinacoteca i cinquant'anni della Maison con una mostra che ne esalta il talento assoluto e lo stile inimitabile", ha sottolineato Angelo Crespi, Direttore della Pinacoteca di Brera.
E da una vera galleria d’arte ci spostiamo all’evento privato di Gucci che festeggia la “Famiglia” di Demna Gvasalia, nuovo direttore creativo della maison, incorniciata nel lookbook dove vivono anche una gallerista e una mecenate con l'abito indossato da Demi Moore nel cortometraggio di presentazione: "The Tiger" di S. Jonze e H. Reijn.

Come in un albero genealogico ideale, che celebra l’essenza della maison nei ritratti di Catherine Opie, una costellazione di personaggi eclettici, interpreti delle sfaccettature estrose dell’anima multiforme e sempre in evoluzione di Gucci, si susseguono.

Il lookbook si apre con L’Archetipo, un baule da viaggio percorso dal monogramma, richiamo alle origini della Maison radicate nel mondo della valigeria di lusso.

I modelli distintivi tornano in nuove rivisitazioni: la borsa Gucci Bamboo 1947, un’icona dal fascino sempre attuale e innovativo, e l’emblematico mocassino Horsebit, introdotto dalla Maison nel 1953, studiano nuovi volumi e proporzioni, mentre una rilettura notturna del motivo Flora affianca la sua variante più classica, immutabile ed eterna. Il GG Monogram si impone su ogni dettaglio: le iniziali di Guccio Gucci si indossano in total look, dagli occhiali da sole ai mocassini: tutto o niente.

venisafichera@gmail.com