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Il coronavirus e la “curva pericolosa”, gli epidemiologi: «Impossibile allentare misure di contenimento»

Di Manuela Correra |

ROMA  – L’andamento della curva epidemica del Covid-19 in Italia segna una situazione ancora «pesante» e prima della fine di marzo, secondo gli epidemiologi, sarà difficile vedere l’effetto delle misure più restrittive adottate. Ma anche a fronte di un calo dei nuovi casi, avvertono, il rischio di una nuova ondata epidemica esiste e le misure restrittive «per ora non potranno essere allentate». L’estate, forse, potrebbe rappresentare il punto di svolta.

La situazione, è l’analisi del direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Gianni Rezza, «è molto pesante, va male. C’è un aumento dei contagi e dei morti». I dati presentati oggi alla conferenza stampa della Protezione civile indicano, infatti, 37.860 malati in Italia, 4.670 più di ieri, e 627 decessi nelle ultime 24 ore, il maggior incremento dall’inizio dell’emergenza. La curva “in salita” di morti e contagi, afferma, «si spiega probabilmente con il fatto che si stanno ammalando persone che si erano contagiate prima dell’entrata in vigore, lo scorso 9 marzo, delle misure più restrittive con l’indicazione di restare a casa. E successivamente al 9 marzo sono probabilmente continuate delle catene di trasmissione, anche intra-familiari».

La speranza sta ora proprio nell’effetto che tali misure dovrebbero portare: «Considerando l’andamento, penso però che prima della fine del mese difficilmente si potrà vedere l’impatto in positivo di tali misure». E vanno poi considerati, aggiunge Rezza, anche «i focolai in varie aree, compreso il Sud, a seguito degli spostamenti di massa dal Nord nelle scorse settimane». Insomma, che l’epidemia sarà «ancora lunga – sottolinea Rezza – non c’è dubbio. Sarà una guerra lunga, con tante battaglie».

Quanto al picco atteso, la speranza dell’esperto è che «un picco nazionale non ci sia, proprio grazie alle misure in atto». Ed anche il commissario all’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, ha sottolineato in conferenza stampa che è difficile prevedere il picco: «Non c’è un dato scientifico in merito, ma valutazioni che devono trovare riscontri effettivi». Ma anche una volta eventualmente individuato e superato il picco, la “guerra” non sara ancora finita: «Esiste il rischio concreto che l’epidemia possa ripresentarsi, anche dopo un marcato calo dei casi. Per questo – è il monito di Rezza – le misure vanno mantenute. Di allentarle, per ora, proprio non se ne parla».

Anche secondo Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’Università di Pisa e responsabile per l’epidemiologia nella task force per il coronavirus della Regione Puglia, «non possiamo aspettarci una diminuzione dei morti con questo andamento in crescita dei casi». Per ora dunque, fondamentale è mantenere le misure di isolamento ma già pensando al “dopo”, per prevenire un eventuale temuto ritorno dell’epidemia. Il rischio, anche dopo un periodo di assenza di nuovi casi come per il comune di Vo Euganeo, «esiste, ed è alto», conferma Lopalco. Nel caso di Vo, «la segnalazione di un nuovo caso, dopo giorni di assenza, potrebbe essere legata ai movimenti in entrata o uscita dal comune o al peso degli asintomatici». Ad ogni modo, «la possibilità che in una comunità, dopo un’ondata epidemica ed uno stop di casi, possano presentarsi nuovi casi di contagio, esiste».

Tenendo conto di questo, avverte l’esperto, «prevediamo che l’epidemia sarà appunto ancora lunga. Un eventuale rallentamento delle misure andrebbe fatto con estrema cautela, non sicuramente nell’arco dei prossimi mesi». Considerando l’andamento della curva, dunque, secondo l’epidemiologo «l’estate potrebbe essere il punto di svolta per lo stop alla misura del rimanere a casa». Le misure restrittive, conclude Lopalco, «vanno assolutamente mantenute, fino a quando tutti i focolai saranno spenti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA