Notizie Locali


SEZIONI
Catania 13°

Italia

L’emergenza coronavirus, i Dpcm e la Costituzione italiana: Conte nel mirino

Di Giovanni Innamorati |

ROMA – Uno scudo al premier Conte, dopo i ripetuti attacchi di Matteo Renzi e dopo le parole della presidente della Consulta Marta Cartabia che le opposizioni hanno piegato in una lettura di critica al Governo. A mettere in campo le iniziative «a tutela» è il Pd, sia sul versante parlamentare che su quello politico con la presentazione di un piano per le semplificazioni che vuole ricreare un rapporto di fiducia con le parti sociali, puntando anche a un un «clima di concordia» con le opposizioni.

L’ultimo dpcm è «uno scandalo costituzionale», ha tuonato Renzi in una intervista a Repubblica per poi rilanciare in serata un affondo che ha il sapore di una rottura difficilmente sanabile nei rapporti con il premier: «un presidente del Consiglio – ha detto al Tg5 – non può con proprio decreto cambiare la Costituzione» spiegando che se «la salute è importante» altrettanto lo è «la libertà che non può esser messa in discussione da un premier sennò costituisce un precedente» e se succede, ha scandito «sono tempi bui per tutti».

Un quadro politico agitato che dalla mattina è stato arricchito dai “paletti” costituzionali evocati dalla presidente della Consulta, Marta Cartabia, quarta carica dello Stato, nella sua relazione sull’attività della Corte costituzionale nel 2019.

Una lezione di prassi costituzionale al governo in cui è stato sottolineato che «la nostra Costituzione non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza» ed anzi la nostra Repubblica ha attraversato varie situazioni di crisi, a partire dagli anni della lotta armata, «senza mai sospendere l’ordine costituzionale». Parole, come detto, subito utilizzate dai critici di Conte obbligando la Consulta a precisare in serata che «è fuorviante e non veritiera una lettura delle parole della presidente Cartabia riferita alle vicende politiche di questi giorni».

Ma a chiedere un reset con «regole chiare e una programmazione puntuale su tutte le attività» giunge la presidente del Senato Elisabetta Casellati spiegando che «tutti i giorni ricevo messaggi di cittadini che non mi chiedono aiuti ma chiedono di tornare a lavorare e io ho una difficoltà perchè il Parlamento che è il cuore della democrazia, è la voce dei cittadini, è escluso dalle scelte future ma il Parlamento è il primo interlocutore del governo, è lì che si realizza l’unità nazionale».

A far da scudo a Conte contro le accuse di Renzi è sceso in campo il segretario Dem, Nicola Zingaretti che ha negato le «violazioni» della Carta con il Dpcm, ridefinendo quella che alcuni avevano letto come un bacchettata al premier come «richiamo giustissimo a temi delicati».

Lo stesso Conte, da Piacenza, ha voluto dire la sua sottolineando che «la tipologia di questa emergenza ci impone di dover intervenire decidendo anche nel giro di poche ore. Questo non significa che le prerogative del Parlamento non siano rispettate: continuerò a riferire. Siamo riusciti a farlo anche in un contesto molto difficile, e il nostro ordinamento non era pronto. Ma è un percorso che non esilia affatto le prerogative del parlamento».

Ma allo scudo dem ha fatto seguito anche un commissariamento sui futuri Dpcm: un emendamento al decreto Covid, presentato da Stefano Ceccanti stabilisce che i prossimi Dpcm debbano avere prima il parere delle Camere: un modo per parlamentarizzare questo strumento amministrativo, e che avrebbe il vantaggio di coinvolgere le opposizioni, in coerenza con l’appello ad una ritrovata «concordia» fatto da Zingaretti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA