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Salvini dal Papeete rilancia: «Torneremo al governo e blinderemo i porti»

Di Gianluca Angelini |

MILANO MARITTIMA – Arriva direttamente dalla spiaggia del Papeete di Milano Marittima con indosso la canotta blu della squadra di basket di Cantù. Giusto il tempo di cambiarsi, ricevere dal segretario della Lega Romagna, Jacopo Morrone, un telo da mare con la scritta azzurra “Prima gli italiani” – che può sempre venir buono per un momento di relax sull’arenile – e Matteo Salvini “attacca a testa bassa”.

Su tutti i fronti: dagli sviluppi della vicenda Open Arms a quella dei camici che vede al centro dell’attenzione il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, «un galantuomo – dice – che tra due anni e mezzo non sarà rieletto ma strarieletto». Dalla prossima tornata elettorale, alla gestione dei flussi migratori con il Governo, a suo dire, reo di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina», fino al rilancio dell’economia che deve passare anche dall’arrivo di «turisti che pagano e non da turisti che sbarcano».

E’ un fiume in piena il “Capitano” leghista che partecipa da par suo alla presentazione della Festa della Lega Romagna in programma da oggi al 4 agosto. Che scandisce per bene, «torneremo» a Palazzo Chigi e da lì, «blinderemo i porti» e che, seduto di fronte ai cronisti in una sala del “Miami” – l’hotel della famiglia Casanova, già titolare del Papeete – non fa sconti a nessuno: a quella parte di magistratura che definisce «minoranza» e che lo vuole giudicare, a chi, in Senato, ha votato per spalancare la strada verso il processo, all’Esecutivo la cui decisione sulla Open Arms, assicura, era stata collegiale. E non del solo – allora – ministro dell’Interno.

A un anno dai giorni in cui le cronache raccontavano dell’inno d’Italia cantato sulla sabbia del Papeete tra le cubiste del locale e si soffermavano sulla moto d’acqua della Polizia su cui era stato ospitato per un giretto il figlio del segretario del Carroccio, Salvini parte dalla Open Arms. «A me non interessa coinvolgere altri: ognuno va con la sua coscienza», inizia morbido per poi alzare i toni.

«E’ un processo Made in Palamara – argomenta – ma i giudici alla Palamara sono la minoranza. Spero di non trovare un Palamara, un cugino di Palamara, un’amante di Palamara il 3 ottobre a Catania, dopo le regionali».

Comunque, prosegue, «sono orgoglioso di quello che ho fatto», si va in Sicilia «con curiosità, con la tranquillità di non avere commesso nulla di male». D’altronde, racconta ai cronisti, «avrei voluto avervi con me, come una mosca sulla mia spalla, stamattina: sotto l’ombrellone: ininterrottamente la gente, che si è fa avanti, un po’ ride e un po’ si incazza dicendo ma come ti mandano a processo? E’ surreale».

Quindi, nessuna tristezza. E men che meno umore nero. «Non mi conoscete – sorride -. Sono una persona felice e tranquilla, anzi se c’è qualcuno che ha sbagliato i suoi conti è probabilmente chi ieri alzava il dito in Parlamento per accusarmi. L’umore nero lo lascio a Matteo Renzi, che non so come dorma con la sua coscienza: io mi tengo ben stretto l’affetto di tanta gente».  Un Renzi che nella sua e-news, controbatte, serafico. «Viste le recenti esternazioni su Mes e su Covid – scrive – più che dai giudici il Senatore Salvini dovrebbe essere salvato da se stesso».

video da youtube/la repubblica

Ad ogni modo, oltre che al politico fiorentino l’umore nero, il leader della Lega, pare lasciarlo anche al Governo, perché, dice, quella decisione sulla Open Arms, non riguardava una persona sola ma l’intero Esecutivo (a proposito, sottolinea, «ringrazio l’ex ministro Tria che ha detto che quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto tutti insieme») che, con l’attuale politica sui migranti, «si sta rendendo protagonista di un’enorme favoreggiamento all’immigrazione clandestina». Cosa che sarà arginata dal suo partito, chiosa, visto che «torneremo al Governo e torneremo a blindare i porti».

Comunque non prima di avere incassato un successo elettorale alle prossime elezioni regionali settembrine, in cui, a goudizio di Salvini, «la Lega e il centrodestra con la Lega avrà un’affermazione da ricordare».

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