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Covid, in Italia è record di contagi: spettro lockdown a Natale? Sicilia tra regioni a rischio

Di Redazione |

ROMA – È record assoluto di contagi in Italia: in un solo giorno i casi positivi sono aumentati di 7.332. Una cifra simile non era mai stata raggiunta dall’inizio dell’epidemia e, sebbene l’indice del rapporto fra casi positivi e tamponi sia in leggera flessione, la situazione preoccupa molti esperti, al punto che non escluderebbero un Natale 2020 in pieno lockdown, mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, preferisce non fare previsioni e puntare alle misure per evitarlo. I dati del ministero della Salute indicano che il totale dei casi, compresi vittime e guariti, è salito a 372.799. Il record precedente risale al 21 marzo, con un balzo di 6.557 casi in 24 ore. Sempre in marzo, in particolare dal 19 al 29, per ben otto volte era stato superato il picco di 5.000 casi. Tuttavia allora la situazione generale era molto diversa, a partire dal numero dei tamponi: 26.336 allora contro i 152.196 di oggi, anche questo un record dall’inizio dell’emergenza. Un’altra grande differenza è nel numero dei casi asintomatici, oggi rilevati grazie allo screening.

Le vittime sono 43, due più di ieri, e portano il totale dall’inizio dell’emergenza a 36.289. Cresce anche il numero degli attualmente positivi: secondo i dati del ministero della Salute ad oggi sono 92.445, con un incremento rispetto a martedì di 5.252. In molti reparti Covid si è già oltre il 50% posti occupati, secondo il sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed mentre il 118 registra il +15% di richieste per problemi respiratori. Che la curva epidemia stia proseguendo la sua salita è certo, come ha rilevato anche Conte: «Continua questa curva – ha detto oggi alla stampa – che sta lentamente ma progressivamente crescendo, è la ragione per cui abbiamo adottato misure più restrittive: non ci ha fatto affatto piacere ma dobbiamo adesso rispettare le regole più restrittive». Quanto all’eventualità di un lockdown a Natale, il presidente del Consiglio ha detto: «Io non faccio previsioni per Natale, io faccio previsioni in questo momento delle misure più adeguate idonee e sostenibili per prevenire un lockdown ma è chiaro che molto dipenderà dal comportamento» dei cittadini.

A parlare dell’eventualità di una chiusura per Natale era stato l’infettivologo Andrea Crisanti, dell’Università di Padova: «Credo che un lockdown a Natale sia nell’ordine delle cose: si potrebbe resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo il sistema è saturo». Secondo l’esperto «più che misure sui comportamenti occorre bloccare il virus: tra 15 giorni non vorrei trovarmi a discutere sui 10-12mila casi al giorno». Più possibilista Massimo Galli, responsabile Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano: «Per cercare di avere un felice Natale dobbiamo cercare di superare questa fase invertendo la tendenza». D’altro canto, ha aggiunto, «siamo a metà ottobre e il Natale è a poco più di due mesi. Rischiamo di romperci la testa ma non l’abbiamo ancora rotta. Lavoriamo a rendere le cose a nostro favore». Che la curva continui a salire lo indicano anche le previsioni statistiche, che prevedono un totale di quasi 116.000 casi per il 7 novembre e disegnano una curva in decisa ascesa, della quale non si vede il picco.

«In altre parole, la curva descrive la seconda ondata pandemica e indica che questa potrebbe essere agli inizi», ha detto all’ANSA Livio Fenga, dell’Istat, che a titolo personale ha elaborato il modello innovativo che prevede l’andamento dell’epidemia in Italia. Il modello, basato sui dati attuali diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e i cui risultati sono in via di sottomissione alla rivista Annals of applied statistics, indica che per il 7 novembre i casi positivi potrebbero arrivare a 115.854. Il modello indica «un incremento non lineare», ha detto Fenga. “Considerando la situazione globale dell’Italia, non ci sono segnali che la curva scenda, mentre a livello regionale – ha rilevato il ricercatore – alcune regioni del Nord mostrano segnali di attenuazione nella diffusione del virus», come Lombardia, Liguria e province autonome di Trento e Bolzano. Si rileva invece un’ascesa rapida in molte regioni del Sud, come Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. «Se i numeri sono questi – ha rilevato Fenga – non è inverosimile pensare a un lockdown, almeno localizzato per le regioni più esposte».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA