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Giovanni Spampinato mezzo secolo dopo il caso non è chiuso

Il giallo. Dall’indagine del pm Fornasier possibili nuove verità sull’assassinio del giovane cronista de “L’Ora” che indagava su mafia, traffico di reperti ed eversione nera

Carmelo Schininà

05 Dicembre 2024, 09:04

Ragusa1giornale

Anatomia di una provincia “babba”. Conoscere oggi la storia di Giovanni Spampinato, venticinquenne corrispondente da Ragusa de “L’Ora” ucciso la sera del 27 ottobre di 52 anni fa, comprendere il suo contributo al giornalismo italiano, capire cosa è rimasto celato dietro il suo omicidio, vuol dire mettere in discussione quelle “fragili certezze” che videro in Ragusa e nelle province vicine dei luoghi estranei al fenomeno della mafia e di altre forme di criminalità organizzata.

Una nuova verità sta riscrivendo il 1972 a Ragusa, gli affari dei contrabbandieri di allora e i loro rapporti con estremisti di destra nelle tensioni sociali che andavano in scena nel triangolo Ragusa, Siracusa, Catania, oggetto di un inchiesta che Giovanni Spampinato portava avanti sulla presenza neofascista a Ragusa iniziata a marzo del ’71 sulle pagine de “L’Ora” e interrotta la sera del 27 ottobre ’72 quando fu assassinato con sei colpi di pistola sparati dentro la sua 500 davanti al carcere di Ragusa da Roberto Campria, trentenne figlio del Presidente del Tribunale, che sceso dalla macchina andò a costituirsi. «Delitto commesso in uno stato di ira», fu il verdetto dei giudici: Campria lo uccise perché il giornalista con i suoi articoli lo aveva indotto a farlo.

Spampinato era convinto che il figlio del giudice fosse legato a un omicidio avvenuto otto mesi prima: quello dell’ingegnere Angelo Tumino, ex consigliere comunale del Msi, trovato cadavere con un foro in testa, rimasto fino ad oggi a carico di ignoti e senza un movente.

A fare luce su tutto questo, le nuove indagini del pubblico ministero di Ragusa, Santo Fornasier, che da cinque anni ha riaperto il “caso Tumino” iscrivendolo nel contesto degli scavi clandestini e del traffico dei reperti archeologici. Si indaga su un segreto durato 50 anni intorno a un cratere greco di enorme valore.

 L’inchiesta in questi 5 anni è andata molto avanti. Adesso è arrivata uno snodo importante: chiedere un’ulteriore proroga o l’archiviazione, mentre si attende l’insediamento del nuovo procuratore capo Francesco Puleio, nominato dal Csm.

In ogni caso il lavoro di Santo Fornasier sarà un documento importantissimo per una nuova verità storica. Decisivo nella ricerca della verità potrebbe essere anche il contributo di Salvatore Spampinato, fratello di Giovanni, che ha chiesto alla Procura di Ragusa di riaprire le indagini sull’omicidio del 27 ottobre presentando una perizia che sconfesserebbe l’autopsia del ’72 fatta sul corpo del giornalista: l’obiettivo è provare che l’omicidio fu un agguato fatto da più persone, non solo da Campria.

La fase più calda dell’inchiesta di Giovanni Spampinato fu la bomba fatta scoppiare nella sede della Cgil di Siracusa il 14 marzo del ’72. Inviato da “L’Ora” a raccontare quell’attentato scrisse quello che oggi può essere considerato il suo testamento: “La Sicilia sud-orientale gioca un ruolo non secondario nella strategia della tensione e della provocazione che si sta rifacendo viva dopo la tragica serie di attentati del ’69 culminata nella strage di Milano».

 Giovanni Spampinato nel 1972 aveva documentato la presenza a Ragusa di Stefano Delle Chiaie, capo di Avanguardia Nazionale, all’epoca latitante per le bombe all’Altare della Patria e quella di Vittorio Quintavalle, un pittore, ex Decima Mas, legato ad ambienti di estrema destra, amico dell’allora deputato regionale del Msi Salvatore Cilia. Il giornalista fu ucciso mentre cercava di capire se il binomio Delle Chiaie-Quintavalle potesse avere a che fare col traffico di armi ed esplosivi che sbarcavano nelle coste della Sicilia Sudorientale. Fu l’unico giornalista a Ragusa a scrivere che Delle Chiaie fosse passato nella sua città. Quel passaggio rimase un mistero, un fantasma. Vent’anni dopo però Stefano Delle Chiaie a Ragusa ci venne per incontrare pubblicamente proprio l’onorevole Cilia che insieme a molti esponenti di destra aveva appoggiato la Lega Nazional Popolare, l’ultima creatura politica di Delle Chiaie. Il rapporto del Sisde, ex servizio segreto italiano, datato 19.11.1991 che qui pubblichiamo per la prima volta è la fotografia perfettamente a fuoco di come i servizi nel ’91 continuavano a monitorare Delle Chiaie dopo l’arresto a Caracas nell’87 e il processo per concorso nella strage di Bologna da cui era uscito indenne.

Il 1991 in Italia fu l’inizio di quel fenomeno di rivendicazionismo noto come “leghismo meridionale”, in risposta all’espansione della Lega Nord, entrato nell’inchiesta di Palermo “Sistemi Criminali” (madre di quella sulla trattativa Stato-mafia) che ipotizzò nel movimento di Delle Chiaie un progetto eversivo, avallato da mafia e massoneria, di destabilizzare il Paese. Il 1972 a Ragusa fu forse il prologo di tutto questo, il “primo tempo” di quel connubio tra mafia e neofascismo che avrà un secondo tempo con il leghismo meridionale e forse anche un terzo tempo con le stragi di mafia. Giovanni Spampinato fu il testimone scomodo di quel primo tempo. È questo che lo rende, a 52 anni dalla sua morte, così attuale.