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Camere Commercio, la rabbia dei precari che rischiano il posto

Di Giuseppe Bianca |

Palermo – Un precario è per sempre. E in Sicilia lo è di più. Un teorema che alla politica degli ultimi 30 anni è stato sempre molto a cuore e che ha lasciato nello sconforto intere generazioni di siciliani. A questo rischio vorrebbero potersi sottrarre i lavoratori di alcune delle Camere di commercio siciliane alle prese con la prospettiva poco rassicurante di un precariato di lungo corso a cui potrebbe non corrispondere a breve alcuna stabilizzazione. Per loro i parametri dell’incertezza possono essere complicati dalla situazione contingente del settore in Sicilia.

Ad essere preoccupati infatti non sono solo i 41 lavoratori della Camera di Commercio di Caltanissetta a cui a dicembre scade il contratto. Per loro, peraltro, il paradosso sconfina quasi nell’assurdo, in considerazione del fatto che il numero dei precari supera nel capoluogo nisseno quello dei lavoratori a tempo determinato. Un dato di fatto che costituisce un problema serio al funzionamento nel caso in cui il contratto non dovesse essere rinnovato.

La Sicilia dei lavoratori che cercano maggiori garanzie nel settore infatti ricomprende anche altri 40 precari suddivisi tra Enna, Trapani ed Agrigento. Si tratta di personale assimilato al contratto dei dipendenti regionali. Un problema, quello dei lavoratori non stabilizzati, quasi del tutto assente invece nelle altre province siciliane. Da questo processo è esclusa UnionCamere Sicilia che è l’associazione che coordina tutte le Camere siciliane, mentre è la Regione, attraverso l’assessorato alle Attività produttive che esercita la funzione di vigilanza su questi organi.

Secondo un dato, non proprio recente, del 2013, ma che non ha subito sostanziali stravolgimenti, nel comparto, in Sicilia, nelle Camere di Commercio, lavorano 445 persone mentre sono 31 i dirigenti. Nei giorni scorsi l’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano ha inviato una nota al ministro del Lavoro Luigi Di Maio chiedendo la correzione della tabella e l’inserimento dei lavoratori che ne erano rimasti fuori, quelli appunto della struttura nissena.

Lo stesso assessore ha chiesto alle Camere di Commercio di Caltanissetta, Agrigento e Trapani di procedere a un monitoraggio dello “status” dei lavoratori presenti in organico, mettendo nero su bianco quanti siano i precari. La stabilizzazione del personale a tempo determinato delle Camere di Commercio passa attraverso due fasi, una nazionale e una regionale. La nazionale riguarda la riorganizzazione delle camere stabilità dal Decreto legge 219 e successivamente dal Decreto Calenda, che riduce le camere a circa 60.

In ogni caso il parlamento siciliano dovrebbe approvare una norma che consenta la deroga al blocco delle assunzioni, con le modalità previste dal Decreto legge 165 che stabilisce una riserva del 40% dei posti che possono essere messi a bando esterno per il personale a tempo determinato. I bandi di selezione sono subordinati all’approvazione del piano triennale del fabbisogno per singola camera . Non è quindi escluso che sia predisposta all’Ars, anche in tempi non troppo differiti, un emendamento tecnico a una delle prossime leggi da calendarizzare, una norma di approfondimento per chiarire posizioni e prerogative di questi lavoratori che possano incrociarsi tra la disciplina delle legge regionale e le attribuzioni di quella nazionale. Nino Drago, responsabile regionale degli Enti per la Funzione pubblica della Cisl inquadra la questione in termini molto netti: «Le maglie del precariato non si devono assolutamente allargare. Abbiamo già chiesto ufficialmente che si attivi il processo che porti alla stabilizzazione. Serve una norma per andare oltre il blocco delle assunzioni». Un percorso comune con il governo regionale che, secodo la Cisl, va perfezionato: «Al momento i pensionamenti non hanno alterato molto il quadro – completa – ma nei prossimi due anni almeno il 20% dei dipendenti andrà in pensione». Si profila dunque in Sicilia l’ennesimo dilemma tra stabilizzazione dei lavoratori precari e le esigenze di turnover a cui assolvere. E in entrambi i casi il rischio è di non potere intervenire con soluzioni mirate in tempi brevi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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