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Catania, la scommessa di PietraAngolare

Di Assia La Rosa |

Il materiale di scarto e la rigenerazione fisica e spirituale; la ruvidità della pietra e la leggerezza dell’arte; il rigore del lavoro e la flessibilità dei sentimenti e dei rapporti che nascono dalla collaborazione professionale: contrasti che caratterizzano una delle realtà più all’avanguardia del territorio siciliano. Si chiama PietrAngolare ed è una cooperativa che si muove tra artigianato e innovazione, ampliando i confini dello sviluppo etico e dell’inclusione sociale: un laboratorio artistico protetto dove Marco, Vincenzo, Viviana, Fabiola, Letizia, Salvatore – ragazzi “comunque abili”, così come amano definirsi – creano ogni giorno vere e proprie opere d’arte con marmo, granito, vetro e porcellanato.

Un progetto nato nel 2014 a Chiaramonte Gulfi “grazie alla sensibilità e alla piena condivisione della Mondial Granit Spa e del suo titolare Giovanni Leonardo Damigella, impresa che opera a livello internazionale con lo spirito della responsabilità sociale, che oltre a fornire i materiali di scarto della lavorazione della sua azienda, ha provveduto a realizzare gratuitamente la sede, le attrezzature e i macchinari di ultima generazione in uso al personale”.

 

A raccontare questo spazio, dove lo “svantaggio” fisico diventa spinta propulsiva e produttiva, è la presidente e sociologa Biagia Mezzasalma, che vive quotidianamente sulla sua sedia a rotelle la difficoltà della diversità e che ha deciso di scommettere tutto su questa iniziativa, con l’obiettivo di creare un collegamento tra settore profit e non-profit. “L’iniziativa si impernia su alcuni basilari processi – spiega – che consideriamo elementi focali della nostra mission: formazione e acquisizione di competenze on the job, produzione, socializzazione e possibilità di sperimentare percorsi innovativi di inclusione lavorativa per fasce svantaggiate”.

Il progetto sviluppa, con interventi mirati e personalizzati, le capacità psico-fisiche dell’utente, attraverso attività che consentono il raggiungimento della dignità lavorativa e sociale, la crescita umana e morale in un contesto intriso di passione per l’arte. Ragazzi Down, giovani con disturbi dell’udito, con autismo, con importanti problemi fisici e psichici, e con la sofferenza che spesso si trasforma in profonda solitudine, oggi realizzano toponomastica cittadina, mosaici artistici, graffiti e oggettistica, immagini fotografiche e scritte sulla pietra che vengono poi immesse sul mercato.

La pietra infatti viene tagliata, modellata, scalfita, levigata, lavorata, protetta. “Passaggi che hanno forti analogie con le nostre vite – nota Biagia, che nel suo lavoro è coadiuvata dalla vicepresidente e psicologa Gisella Guastella, dal maestro dell’arte del mosaico Giulio Guerrieri, dal tutor motivazionale Luj Fois e da una équipe di specialisti -. Chi lavora la pietra ha bisogno di cura, così come lo scultore ha cura del suo pezzo di pietra. Diamo vita alla bellezza partendo da una massa informe, generando sostanza dagli scarti. Il mosaico va creato tessera dopo tessera, ed è come ricostruire se stessi, assumendo una nuova forma, più bella, nella quale specchiarsi”. L’espressione “pietrAngolare” non a caso riconduce a parole bibliche, dense di sapienza e di storia: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo”. Una verità che in questo caso profuma di attualità.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA