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“Grazie al microcredito ho creato una scuola di cucina”

Di Carmen Greco |

A volte basta provarci. Con convinzione. E se è vero che il lavoro si crea assecondando le proprie passioni, Fiorella Chiello è la testimonianza vivente che si può fare. Ha chiesto ed ottenuto un microfinanziamento per aprire una scuola di cucina a Catania. Non è mai stata una che cucinava da bambina, non è una “fissata” con il cibo, non ha raccolto eredità da ristoratori, la sua passione è nata tardi, ma si è nutrita sottotraccia di ciò che aveva visto fare a sua madre, a partire dalla pasta fatta a mano. Un saper fare che ha messo a frutto nella sua seconda vita.

Quarantaquattro anni, originaria di Stornarella (Foggia) tra i Cinque Reali Siti, granaio della Puglia, è cresciuta ad orecchiette fatte a mano con il sugo. Poi il trasferimento per motivi familiari in Emilia Romagna. «Facevo la cassiera nella grande distribuzione – racconta – sono rimasta lì qualche anno, però ad un certo punto non ce l’ho fatta più, non era la mia regione, non amavo quello stile di vita. Sono arrivata a Catania e ho continuato a lavorare come responsabile di reparto in una catena di negozi per il fai da te nel lontano 2006. Dopo un po’ ho iniziato a capire la differenza tra lavoro al Nord e lavoro al Sud: lì diritti e doveri garantiti, qui solo doveri. Dovevo timbrare il cartellino in uscita e continuare a lavorare. Ho detto basta».

A lezione di arancin*

Così Fiorella si è rimboccata le maniche. Ha aperto un piccolo B&b a Catania con un’amica e si è guardata attorno. «Catania, il mare, il sole, tutti questi turisti… ho capito che qui c’erano delle possibilità. Ho rispolverato la mia passione per la cucina, in particolare per la pasta fatta a mano, ho cominciato a frequentare dei corsi, ho capito che la cosa mi piaceva sempre di più. Non sono una professionista, la mia cucina è quella dei legàmi familiari. Mia madre non mi faceva toccare niente, ma ho imparato osservandola. Così ho messo a punto il progetto per una scuola di cucina e l’ho presentato all’Ente Nazionale per il Microcredito, convinta che non mi avrebbero nemmeno considerata. Invece, la prima ad essere rimasta stupita sono stata io. Mi è bastato telefonare, mi ha risposto una persona in carne ed ossa, mi hanno dato tutte le informazioni e non hanno avuto esitazioni a ritenere valido il mio progetto. Ho avuto 25mila euro che, certo, non bastano, ma per partire andavano bene».

A questo punto bisognava trovare una sede e Fiorella Chiello l’ha trovata in piazza San Domenico, in uno spazio all’interno del cortile di un palazzo storico che un tempo ospitava una scuola guida. Da scuola guida a scuola di cucina il passo è stato breve. «L’ho chiamata “Buffettieri” dal nome di coloro che allestivano i tavoli in strada per sistemarci sopra le pietanze, oggi diremmo lo street food. Erano l’altra faccia dei monsù, i cuochi delle famiglie nobili».

Trovato il posto, si doveva comporre il corpo docente e, per una che non è del settore, non è stata una passeggiata. «Non conoscevo nessuno, mi sono messa su facebook e ho contattato dei cuochi professionisti invitandoli a venire, sicura che sarebbe stato difficilissimo. Invece, ho spiegato loro il mio progetto con semplicità e mi hanno subito detto di sì, penso abbiano percepito la mia passione, adesso ho una squadra di “docenti” di primo livello. Vorrei che questo posto diventasse un punto di riferimento per la città».

In effetti la lista dei nomi è “importante”, ci sono gli chef stellati Alessandro Ingiulla e Accursio Craparo, e poi Maurizio Urso, Carlo Sichel, Davide Cicciarella, Enza Arena per i corsi vegani, Nello Barone, Daniele Corsaro,  per la pasticceria. Per i corsi amatoriali “insegnano” Rosario Leotta e Gianluca Mignemi. «Il 14 settembre – anticipa Chiello – ci sarà un open day con incontri gratuiti aperti a tutti».

Poi ci sono i turisti, quelli che cercano le “esperienze”, che vogliono imparare a mettere le mani in pasta, letteralmente, durante la loro sosta a Catania. Impazziscono per i profumi (sconosciuti) delle piante aromatiche. Sprimacciare una foglia di basilico, condire la pasta fatta a mano con un pomodoro “vero”, appallottolare il riso per gli arancini, sono tutte “prime volte” che affrontano con un misto di curiosità e stupore.

«Alcuni arrivano dalle agenzie di viaggio – dice Chiello – altri da Fb, altri ancora vedono il cartello all’ingresso ed entrano. Vengono da ogni parte del mondo, raccontano il loro viaggio e la loro vita mentre impastano acqua e farina per i cavatelli (da buona pugliese ndr) e non si riesce a credere quanto il cucinare insieme possa far scattare quella complicità che rende bella la vita».

Twitter: @carmengreco612

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