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Chiude la Rinascente a Palermo, la città chiede aiuto al governo

Di Redazione |

PALERMO – L’angoscia è palpabile tra i lavoratori della Rinascente di Palermo, 150 tra diretto e indotto, che stamane hanno manifestato a Palermo contro la decisione dell’azienda di chiudere, il prossimo 31 ottobre, la sede del capoluogo siciliano. Prima che un accquazzone diradasse il già guardingo gruppo di manifestanti, protetti da mascherine ed esposti a un futuro incerto, clienti, cittadini e commercianti del vicino mercato storico della Vucciria hanno ascoltato le loro storie ed espresso solidarietà.

«Se chiude la Rinascente, sarò nei guai: come farò a trovare lavoro a Palermo in questo settore? Ho tre figli, il mutuo. Sono qui qua dall’apertura», dice Mario Caruso, 53 anni, uno dei 78 dipendenti dell’azienda.

La questione riguarda il canone d’affitto dell’immobile di via Roma, di proprietà Inarcassa, gestito da Fabrica Immobiliare. Ai dipendenti diretti si aggiungono quelli di bar, ristorante (una terrazza al quinto piano che guarda i campanili di San Domenico e l’edificio della Società di Storia Patria) e corner a marchio dedicato. Anche domani saranno lì a manifestare, davanti allo stabile, 4.500 metri quadri, sede della Rinascente da dieci anni.

La decisione arriva dopo il mancato accordo tra azienda e Fabrica immobiliare (la società che gestisce l’edificio di proprietà dell’ente previdenziale Inarcassa) sulla rimodulazione del canone d’affitto che attualmente è di 2,4 milioni annui, come riferiscono i lavoratori. Rinascente ha proposto di abbassarlo a 1,3 milioni; Fabrica ha rilanciato chiedendo di portarlo a 1,6 milioni, ma a condizione di ottenere anche la licenza di esercizio, svincolata dal mantenimento dei posti di lavoro. «Una richiesta che cozza con le attuali normative, dice una delle dipendenti, Luisa La Colla, architetto ed ex consigliere comunale di Palermo. «L’importo proposto dalla Rinascente per la rimodulazione del canone, 1,3 milioni, è persino superiore ai prezzi di mercato», aggiunge.

Il sindaco Leoluca Orlando e il senatore di Iv Davide Faraone hanno chiesto un incontro urgente con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, mentre la Lega chiede l’apertura di un tavolo. «Ho ribadito ai lavoratori la richiesta di intervento del governo nazionale con i ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico – ha detto il sindaco Orlando -.  L’intervento dell’amministrazione comunale mira a tutelare la presenza in città di questa azienda e il valore economico che rappresenta per il tessuto commerciale di via Roma e del centro storico». 

In due giorni sulla piattaforma change.org i dipendenti hanno raccolto cinquemila firme, comprese quelle di tanti clienti. “Sono monoreddito, ho 48 anni, mio marito è disoccupato – dice Patrizia Bartoloni, abbiamo preso impegni economici, siamo davvero nei guai». Le storie si assomigliano tutte: Gabriella Sarro, 44 anni, non sa come fare per pagare il mutuo della casa. “E pensare – dice – che due anni fa avevamo brindato con l’azienda per il rinnovo dell’affitto delle sede, invece non era vero. Soltanto dopo ci hanno detto che forse era stata una leggerezza brindare. Quindi ci hanno preso in giro».

Anche Anna Maria D’Alia, sposata, 2 figli, è angosciata dalla prospettiva della disoccupazione: «Abbiamo comprato casa a luglio dello scorso anno, adesso siamo disperati».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA