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Catania: ladri di biciclette, ovvero la scelta tra essere cittadini “razionali” o “per bene”

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Lunedì 1° marzo alle ore 16.00 un distinto signore entra nel cortile di casa mia, rompe il lucchetto della mia bici, la inforca ed esce comodamente in sella. Una telecamera mostra il suo ingresso in cortile e la sua uscita in bici. Appena conosciuto il fatto, alle 16.20 fermo due pattuglie dei Vigili Urbani incontrate per strada chiedendo aiuto e mi consigliano di fare denuncia alla questura. Non è loro compito cercare il ladro o aiutarmi a farlo. Torno a casa ed estraggo i video dalla telecamera sul cellulare. Alle 18.55 entro in questura in Piazza Nicolella chiedendo di fare denuncia. L’ufficio chiude alle 19.00 e mi chiedono di tornare l’indomani. Insisto perché vorrei denunciare subito il fatto, ma vengo respinto. Provo a fare denuncia online nel sito della Polizia, ma il servizio è sospeso. L’indomani, martedì 2 marzo torno in questura, faccio la fila, mi siedo per sporgere denuncia ma mi viene consigliato di ritornare con i video in chiavetta USB da lasciare in questura allegandola alla denuncia, poiché non è possibile inviarli via posta certificata o altro sistema informatico. Lo faccio appena possibile e, visto l’orario, alle 20.20 vado dai Carabinieri di Piazza Verga con la chiavetta USB pronta. Non ricevono denunce a quell’ora perché l’ufficio chiude alle 20.15 e mi chiedono di ritornare l’indomani. Mercoledì 3 marzo, ore 10.45, vista l’attesa negli altri uffici, vado dai Carabinieri di Piazza Dante. Non c’è nessuno in attesa: sono speranzoso di poter fare denuncia, ma mi viene chiesto, senza ragione, di tornare alle 17.00 del pomeriggio. Alle 11.00 dello stesso giorno, mi siedo, rifletto e scrivo questa lettera a La Sicilia. Mi chiedo:1) È giusto che sia così complesso e faticoso fare una denuncia per un furto? Perché non si può fare una denuncia online? Perché non si possono inviare le prove del furto via posta certificata o altri sistemi invece di dare una chiavetta? Perché Polizia e Carabinieri respingono più volte un cittadino che vuole fare una denuncia rendendo così complesso fare valere un suo diritto?2) Se lo Stato è così restio e lento nella protezione dei cittadini, come in questo caso, perché ci sorprendiamo che la gente ricorra ad altri sistemi di “protezione” alternativi e non sempre legali, per fare valere i propri diritti e riappropriarsi dei beni rubati? 3) Anche nell’ipotesi in cui si riesca a fare denuncia e, miracolosamente, l’autore del furto venga rintracciato, vista la tenuità del fatto, è molto probabile che la persona non verrà sanzionata penalmente. Che senso ha dunque perdere ore del proprio tempo per fare una denuncia che in ogni caso non porterà a nulla? Lo si fa forse per una strenua difesa di un “principio”? Tuttavia, nel sistema in cui viviamo, forse far valere un “principio” non è “razionale”. In un sistema dove tutto è burocratizzato fino allo sfinimento, dove persone e ufficiali si trincerano dietro carte e ipotetici orari d’ufficio, dove ladri di biciclette sono protetti dalla tenuità dei fatti, che senso ha agire di principio sporgendo denuncia? Ci troviamo spesso costretti a prendere una scelta: essere cittadini razionali o essere cittadini per bene? Il cittadino offeso “razionale” farà un calcolato bilanciamento tra il tempo speso (la nostra risorsa più preziosa) e l’offesa, e pertanto decidere di fare o non fare denuncia, oppure di ricorrere o meno a sistemi di protezione alternativi. Il cittadino offeso “per bene” perseguirà ad ogni costo la strada della legalità, perderà ore del suo tempo nelle sale d’attesa di una questura, spererà che un pubblico ufficiale si metta alla ricerca del suo bene rubato. Purtroppo, nel sistema in cui viviamo, essere un cittadino “di principio” corrisponde sempre meno spesso all’essere un cittadino “razionale”. Siamo sempre più spesso costretti a prendere una posizione a cui, a mio avviso, non dovremmo mai essere chiamati: essere cittadini per bene o essere cittadini razionali?

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