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Corruzione e frode fiscale, arrestato anche un ex magistrato del Tribunale di Siracusa

Di Redazione |

SIRACUSA – C’è anche l’ex sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa, Giancarlo Longo di 49 anni tra le persone arrestate nell’ambito di una operazione congiunta tra la Procura di Roma e Messina che ha portato la Guarda di Finanza ad effettuare 15 arresti (tra cui gli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore) per due associazioni a delinquere dedite alla frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari.

Longo è accusato di associazione a delinquere, corruzione e falso. Il magistrato da qualche mese ha chiesto il trasferimento al tribunale di Napoli. «In qualità  di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione», si legge nella misura cautelare emessa a suo carico.

Di Longo il giudice scrive che, inoltre, «ha dimostrato di possedere una personalità incline al delitto, perpetrato attraverso la strumentalizzazione non solo della funzione ricoperta, ma anche dei rapporti personali e professionali. La gravità delle condotte da lui poste in essere in qualità di pubblico ufficiale che svendeva la propria funzione, – prosegue – concorreva alla redazione di atti pubblici ideologicamente falsi, si faceva corruttore di altri pubblici ufficiali, con piena accettazione da parte degli stessi, che venivano per giunta da lui remunerati con soldi pubblici, intratteneva una rete di rapporti dall’origine oscura e privi di apparente ragion di essere oltre che, in certi casi, contraria ai più elementari principi di opportunità, depone nel senso della assoluta insufficienza a contenere il pericolo di reiterazioni criminosa attraverso misure diverse e meno afflittive della custodia cautelare in carcere».

Giancarlo Longo – come si legge nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Messina – aveva il sospetto che stessero indagando su di lui. Per questo commissionò a un privato che lavorava con la Procura di effettuare una bonifica all’interno del suo ufficio per verificare l’eventuale presenza di microspie. Con il tecnico si giustificò dicendo che ad indurlo in allarme era stata la «visita» dei finanzieri inviati dalla Procura di Messina che, in effetti, stavano indagando sul collega.

La bonifica non diede frutti, ma Longo, qualche giorno dopo, trovò le «cimici» da solo. Una telecamera piazzata nella stanza lo immortala mentre sale sulla scrivania per perlustrare l’ufficio. Per accertare chi gli avesse dato la “dritta”, gli inquirenti decisero di sequestrargli il cellulare e andarono in Procura, ma l’ex pm non c’era. Ad avvertirlo fu un collega, anche lui già indagato e condannato per vicende analoghe, Maurizio Musco.

A quel punto, Longo si precipitò in ufficio e dichiarò: «Non ho al seguito il cellulare contraddistinto in quanto, lo stesso, si è rotto. Preciso, altresì, che tale apparato telefonico si trova presso la mia abitazione di Mascalucia». Ma chiaramente a casa dell’ex pm del telefonino non c’era traccia. Longo l’aveva fatto sparire.

Tra gli indagati risulta anche l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato, Riccardo Virgilio (oggi in pensione). Nei suoi confronti si contesta il reato di corruzione in atti giudiziari. Nei confronti di Virgilio era stata chiesta una misura «non detentiva» ma è stata respinta dal gip per assenza di ragioni cautelari. Sono tre le sentenze «aggiustate» contestate a Riccardo Virgilio, e che hanno inciso favorevolmente per clienti degli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore. Le sentenze, in particolare – in base a quanto accertato dai procuratori aggiunti Paolo Ielo, Rodolfo Sabelli e Giuseppe Cascini – riguardano una società del gruppo Bigotti che, nell’ambito delle gare Consip, riesce ad ottenere un appalto pari a 388 milioni di euro. Nei procedimenti Enzo Bigotti era difeso da Amara.

In manette come detto sono finiti anche l’avvocato Piero Amara e gli imprenditore Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti, quest’ultimo già coinvolto nel caso Consip. Invece l’avvocato Giuseppe Calafiore, raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari ha lasciato l’Italia ieri in direzione Dubai. Sapeva quindi dell’indagine a suo carico.

C’è anche un noto giornalista siracusano, Giuseppe Guastella, tra le 15 persone coinvolte nell’inchiesta su una associazione a delinquere che, grazie alla presunta collusione dell’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, condizionava l’andamento di procedimenti penali in vantaggio dei clienti di due legali Giuseppe Calafiore e Piero Amara.

Secondo l’accusa, in cambio di soldi, ricevuti da Amara, che è anche legale esterno dell’Eni, Guastella avrebbe divulgato sul “Diario” «reiterate affermazioni di natura diffamatoria in danno dei magistrati Marco Bisogni e Tommaso Pagano, incaricati di valutare i fascicoli iscritti nei confronti di clienti degli avvocati Amara e Calafiore», scrive, nel capo d’imputazione, la Procura di Messina che ha condotto l’indagine. 

Questi i destinatari dei provvedimenti cautelari nell’ambito delle indagini delle procure di Roma e Messina in coordinamento investigativo con la Procura della Repubblica di Milano. I G.I.P. dei Tribunali di Roma e Messina hanno emesso le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di:

AMARA Piero cl.69 (carcere)

CENTOFANTI Fabrizio cl.72 (carcere)

CALAFIORE Giuseppe cl.79 (domiciliari – attualmente all’estero)

CARUSO Luciano cl.40 (domiciliari)

LONGO Giancarlo, magistrato ordinario, già sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa, ad oggi destinato ad altre funzioni in altra sede, cl.69 (carcere)

FERRARO Alessandro cl.71 (carcere)

GUASTELLA Giuseppe cl.45 (domiciliari)

VENEZIA Davide cl.85 (domiciliari)

VERACE Mauro cl.57 (domiciliari)

PACE Salvatore Maria cl.78 (domiciliari)

DE MICHELI Gianluca cl.73

NASO Vincenzo cl.44 (domiciliari)

PERRICONE Francesco “Corrado” cl.63

MIANO Sebastiano cl.74 (domiciliari)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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