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«Ma quale Via della Seta? Gli accordi con Xi Jinping ignorano Taormina»

Di Mauro Romano |

Taormina. La città del Centauro non vuole essere tagliata fuori dal mercato turistico cinese per accogliere il quale è preparata da anni. Perplessità sono scaturite, a Taormina, a seguito della visita a Palermo del presidente della Repubblica popolare, Xi Jinping. «Ho letto – ha detto in proposito il sindaco, Mario Bolognari – alcune indiscrezioni sulla visita “privata” del presidente cinese. Ho colto che una delegazione tecnica cinese era già stata in Sicilia, nei giorni scorsi, per raccogliere alcuni dossier. Uno di questi riguarderebbe gli aeroporti di Palermo e Catania e i siti nei quali realizzare resort adeguati agli standard del turismo cinese in fascia alta. Tale notizia, è, a mio parere, poco confortante in una Regione nella quale abbiamo il problema, innanzitutto, di riempire gli alberghi esistenti e dove non è vero che mancano standard di qualità alta».

Bolognari ha notato, inoltre, che il sottosegretario all’internazionalizzazione, Michele Geraci, ha dichiarato che a Roma sono stati sottoscritti accordi sul turismo prendendo in considerazione l’aeroporto di Catania, perché in zona ci sono vari resort di livello elevato come quelli asiatici, mentre in Sicilia occidentale c’è solo il Verdura. Si è anche parlato di voli diretti giornalieri per portare fino a 500 turisti al giorno e 3mila la settimana. Su questo flusso si starebbe valutando di realizzare resort adeguati in Sicilia occidentale.

«Se tutto ciò sarà confermato – sostiene Bolognari – la notizia è grave, benché io stenti a credere a questa ricostruzione fatta da Geraci. Adesso desidero sapere chi ha deciso, decide o deciderà e con quale metodo. Quale ruolo ha il governo italiano e quale il governo regionale siciliano. Mi chiedo anche se da questa discussione possano essere escluse le realtà territoriali che si battono quotidianamente per rendere migliore la qualità dell’offerta turistica, dai comuni alle ex province, dagli imprenditori ai rappresentanti dei lavoratori. Chiedo al Presidente e all’Amministratore delegato dell’aeroporto di Catania quanto è a loro conoscenza, mentre spero che il Presidente della Regione possa intervenire per chiarire i termini di una vicenda che certamente non potrà avere gli esiti preannunciati dal sottosegretario Geraci. Ritengo che la rappresentanza parlamentare della Sicilia di Camera e Senato debba chiedere se risulta vero quanto riferito a Palermo».

Insomma il massimo inquilino di Palazzo dei Giurati gradirebbe sapere le modalità di sviluppo dell’industria turistica regionale, già in difficoltà soprattutto in Inverno, che non tengono in considerazione l’esistente. Taormina, comunque, si prepara al mercato cinese da tempo.

“Da anni – ricorda il presidente degli albergatori, Italo Mennella – le strutture ricettive taorminesi sono pronte ad accogliere il mercato cinese. Abbiamo anche effettuato, in proposito, uno studio. In effetti solo il dieci per cento di tale movimento turistico, che è estremamente esiguo rispetto alla popolazione, si parla di pochi milioni di potenziali turisti, si riferisce all’Europa. Le loro vacanze vanno da novembre a marzo. Arrivano spesso a gruppi da 25 persone. Abbiamo anche pensato a come accoglierli dal punto di vista culinario. Per esempio, non serviamo loro a tavola, acqua fredda, perché la preferiscono calda. Ma in inverno, dovremmo pensare a rendere accoglienti le nostre città. Spesso, infatti, arrivano e non sanno cosa fare. Va organizzata, dunque, in tal senso la loro permanenza. E poi, tengo a precisare, che ad esempio in Inverno, a Taormina, ci sono a disposizione almeno mille duecento posti letto a disposizione”.

Insomma il mercato cinese nell’ottica della destagionalizzazione potrebbe essere appetibile. Sempre tempo fa l’allora presidente dell’Uras, Sebastiano De Luca, aveva lanciato la possibilità di creare dei corsi di accoglienza da far realizzare al personale che avrebbe dovuto interessarsi dei turisti dagli “occhi a mandorla”. Per Taormina, dunque, i cinesi potrebbero rappresentare una speranza nell’ottica della destagionalizzazione. Diverso il concetto degli investimenti degli imprenditori del settore turistico. Più volte sono arrivate delegazioni di interessati, ad esempio, all’acquisto di strutture alberghiere. Gli investitori cinesi sono, però, rimasti delusi perché gli alberghi a disposizione sono stati considerati troppo piccoli.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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