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Coronavirus: arriva la seconda ondata a Pechino, nuovo lockdown per sport e cultura

Di Antonio Fatiguso |

PECHINO – I contagi aumentano a Pechino e balzano a quota 72 in soli due giorni, 100 secondo l’Oms, rafforzando il temuto scenario della seconda ondata di Covid-19 tanto da motivare il nuovo blocco di tutte le attività sportive e culturali al coperto. Nel giorno del 67° compleanno del presidente Xi Jinping, la capitale ha intensificato i controlli per contenere il focolaio di coronavirus del mercato all’ingrosso di Xinfadi, nel distretto di sudovest di Fengtai, dove sono saltati due funzionari locali «per inadempienza alle regole su prevenzione e controllo» e il general manager del mercato, tutti rimossi dagli incarichi. Le nuove contaminazioni scoperte, invece, hanno coinvolto un altro grande hub della distribuzione, quello di Yuquandong nel distretto di nordovest di Haidian, dove 10 aree residenziali sono finite in quarantena.

Il conteggio riferito a domenica, diffuso oggi, ha fatto emergere 36 contagi a Pechino, lo stesso numero di sabato, tutti collegati al più grande mercato di generi alimentari d’Asia, e a cui sono riferiti i tre casi della provincia limitrofa dell’Hebei: alle 39 infezioni domestiche se ne sono aggiunte domenica altre 10 importate, ha spiegato la Commissione sanitaria nazionale. Dal mercato di Xinfadi, il virus si sarebbe diffuso già nel Liaoning (due casi) e nello Sichuan (un caso sospetto).

La vicepremier Sun Chunlan, che coordina i piani di contrasto alla pandemia su scala nazionale, ha chiesto «le più rigorose indagini epidemiologiche» nel mercato principale incriminato e nelle zone vicine alla struttura grande come quasi 160 campi di calcio e che movimenta circa l’80% dei generi alimentari, tra verdura e carne, destinati a Pechino. Sun ha sollecitato poi lo «scrupoloso rintracciamento della fonte» come fatto a Wuhan, la città focolaio della pandemia nel cui mercato del pesce di Huanan, grande appena un ventesimo dello Xinfadi, è stato per primo identificato il virus della polmonite atipica.

«Il rischio che il contagio si diffonda è molto alto e quindi dobbiamo adottare misure risolute e decisive», ha spiegato in conferenza stampa Xu Hejiang, un portavoce della municipalità di Pechino. Ad esempio, contro la diffusione del contagio è stata avviata una campagna di controlli a tappeto nei mercati rionali in tutti i distretti della città e la raccolta delle informazioni personali porta a porta per stabilire chi si sia recato al mercato di Xinfadi dal 30 maggio.

Le autorità sanitarie sono riuscite finora a effettuare i test su circa 90mila persone e 8mila operatori, sottoposti adesso ad un rigido periodo di quarantena in alberghi designati o tra le mura domestiche, puntando a raggiungere quota 200mila nel più breve tempo possibile.

«Gli sforzi di contenimento dell’epidemia sono entrati rapidamente in modalità da tempo di guerra», ha ribadito un funzionario della capitale Xu Ying, riprendendo l’espressione molto usata da alcuni giorni a rimarcare la gravità del momento.

Resta comunque l’incertezza sull’origine del focolaio dopo che domenica era stata indicata una pista europea verosimilmente da ricondurre al salmone in base ai riscontri lampo avuti sul genoma del virus isolato in tempi record. «Non siamo sicuri sulla mutazione del virus. Attualmente l’epidemia si sta diffondendo nella capitale e dobbiamo rimanere vigili», ha corretto il tiro sul punto Xu Hejian, sempre in conferenza stampa.

I timori di avanzata del contagio, dopo un paio di casi già registrati, ha spinto Baoding, città industrializzata dell’Hebei con quasi 12 milioni di abitanti a 150 chilometri da Pechino, a disporre posti di blocco e controlli di temperatura corporea a tutti gli arrivi dalla capitale, hanno riferito i media locali. Daqing, nell’Heilongjiang, si è spinta oltre: una quarantena draconiana di 21 giorni. Un affronto per la capitale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA