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Rimpatri veloci e ricollocamenti obbligatori, così l’Ue vuole cambiare il Trattato di Dublino

Di Redazione |

ROMA – Dalle regole sui Paesi di primo ingresso ad un meccanismo di solidarietà obbligatorio, dai rimpatri veloci dei migranti ai ricollocamenti dei profughi. La commissaria europea alla Migrazione, Ylva Johansson in un’intervista spiega l’impianto generale del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, che verrà presentato mercoledì.

«Nessuno troverà le proprie soluzioni ideali – mette in guardia – ma è un compromesso equilibrato, che migliorerà la situazione. Bisogna sdrammatizzare il dibattito» e trovare un’intesa. «Ritireremo la proposta di Dublino che è sul tavolo dal 2016, e che ha causato la maggior parte» dei contrasti tra i Paesi e presenteremo una proposta che sostituirà quella attuale, ed emenderà l’esistente regolamento di Dublino. Quindi l’attuale» norma «non sarà totalmente abolita, ma conterrà emendamenti sulla responsabilità per i Paesi di primo ingresso». I migranti «potranno ancora essere rinviati nel Paese responsabile per la richiesta di asilo. Faremo degli emendamenti ma il Paese di primo ingresso resta importante».

«La solidarietà» su base «volontaria non è sufficiente – avverte l’esponente politica svedese: deve essere obbligatoria” e «tutti gli Stati membri devono rispondere secondo la loro grandezza e capacità economica. Non ci saranno vie d’uscita facili, con la possibilità» di cavarsela «inviando qualche coperta. Ci dovrà essere proporzionalità».

I ricollocamenti ci saranno ma in modo accettabile per tutti: “Occorre mantenere un giusto equilibrio». Quella delle «quote obbligatorie è una questione molto divisiva. La sentenza della Corte di giustizia europea ha stabilito che si possono fare». Ma è un tema «molto divisivo – insiste prudente la commissaria -. Molti di quanti arrivano non hanno titolo alla protezione internazionale e devono essere rimpatriati. Mi chiedo se sia una buona idea ricollocare quanti devono essere rimpatriati. Stiamo cercando un modo per portare l’aiuto necessario ai Paesi sotto pressione. Il ricollocamento è una parte importante, ma deve essere fatto in modo accettabile per tutti gli Stati membri». Inoltre, sottolinea, «non sarà» un sistema regolato troppo rigidamente. E’ difficile prevedere gli scenari, ed è importante che copra situazioni diverse».

Un focus importante riguarderà i rimpatri, con procedure burocratiche più veloci. «La proposta del 2016 era stata avanzata alla luce della crisi del 2015, quando erano arrivati due milioni di irregolari nell’Ue, di cui per il 90% profughi. Per questo c’era stata una forte attenzione sui ricollocamenti. Ora la situazione è completamente diversa: lo scorso anno sono stati concessi 2,4 milioni di permessi di residenza, la maggior parte per motivi familiari, di studio o di lavoro. Gli irregolari sono stati solo 140mila e solo 1/3 sono profughi, mentre 2/3 dovranno essere rimpatriati. Per questo – sottolinea – nella mia proposta ci sarà una forte attenzione ai rimpatri. Servono procedure più veloci. Quando le persone restano in un Paese per anni, è difficile fare i rimpatri soprattutto quelli volontari. Perciò l’obiettivo è che le decisioni sull’asilo siano emesse di pari passo con le decisioni sui rimpatri».

Serve poi una permanenza breve nei centri di accoglienza – «Il campo di Moria è stato il risultato della mancanza di una politica europea sulla migrazione e l’asilo. Occorre fare in modo che non ci siano più questo genere di campi. Servono centri di accoglienza ben gestiti e limiti temporali di permanenza».

Con i Paesi terzi si punterà invece ad una collaborazione win-win. «L’aspetto esterno è molto importante. Dobbiamo lavorare a buone partnership con i Paesi terzi, sostenerli e trovare soluzioni win-win per le riammissioni e la lotta ai trafficanti. Dobbiamo sviluppare vie legali per venire nell’Ue, in particolare con i reinsediamenti, una politica da rafforzare». La commissaria rigetta poi l’idea di aprire centri di accoglienza nei Paesi terzi, come vorrebbe ad esempio la Danimarca. «Non è la direzione in cui intendo andare. Non esternalizzeremo il diritto all’asilo».

«Sono molto preoccupata dalle notizie sui respingimenti. Il mio obiettivo – conclude – è includere nel Patto un meccanismo di monitoraggio. Il diritto all’asilo deve essere difeso». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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