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Mirello Crisafulli e il Pd: «Schlein blocchi tutto o il congresso lo rifanno i tribunali»

L’ex senatore. «Barbagallo eletto segretario regionale in palese violazione delle regole. Segreteria a Sigonella? Ora Trump farà evacuare la base...»

Mario Barresi

21 Luglio 2025, 08:21

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Crisafulli, è stato invitato all’evento del Pd organizzato a Catania con Bonaccini?

«No».

Allora mancherete lei e il segretario regionale Barbagallo…

«Di Barbagallo non me ne frega niente. Ma io all’evento di Catania ci andrò: è il mio partito, non penso che non mi faranno entrare».

Bonaccini viene a fare la Croce rossa in aiuto dell’opposizione siciliana?

«Questa è una manifestazione del partito, a cui prenderà parte, tra gli altri, il presidente nazionale. Bonaccini viene in Sicilia dopo un congresso regionale burla: metà degli iscritti siciliani non si riconosce nell’elezione di Barbagallo».

Ma chi ha vinto il congresso va avanti: c’è la prima segreteria regionale convocata a Sigonella.

«Io avrei fatto una seduta spiritica per evocare lo spirito del partito siciliano che non c’è più. Poi la fanno a Sigonella… se lo sa Trump fa sloggiare la base per evitare i bombardamenti…».

I bonacciniani sperano in un ribaltone del risultato congressuale?

«Guardi, io non sono bonacciniano…».

E cos’è, allora?

«Io sono crisafulliano. Ma andrò a Catania con la speranza che il presidente nazionale del possa ricomporre un’idea seria di Pd. Ci riempiamo tanto la bocca col campo largo, ma qui noi facciamo il partito stretto, azzerando quel poco di credibilità che ci è rimasta in Sicilia».

L’opposizione ha portato via il pallone. E il congresso l’ha vinto l’unico che ha deciso di giocare.

«Lo sanno tutti che questo congresso fa acqua da tutte le parti. Così come sanno tutti che, prima o poi, il partito nazionale dovrà esprimersi. La commissione di garanzia ha restituito le carte a Palermo, ben sapendo che, visto il conflitto d’interessi, dovranno tornare a Roma. E sfido chiunque di buon senso a dire che il congresso siciliano si sia svolto in condizioni di regolarità e legalità, a partire dalla modalità di espressione del voto. Non si può fare il voto palese pubblico, è un sistema da repubblica delle banane».

Nemmeno nei vecchi congressi a Enna si votava così…

«Nei vecchi congressi a Enna non si poneva nemmeno il problema…».

Il Nazareno finora è rimasto in silenzio, approvando tutto l’iter congressuale siciliano. Perché dovrebbe esprimersi proprio adesso che i giochi sono fatti?

«Perché la segretaria Schlein e i vertici del partito sanno benissimo che questa storia non è ancora finita. Io conoscono benissimo il contenuto dei ricorsi e anche il profilo di chi li ha promossi. Se continua la manfrina, se a Roma non si assumono le loro responsabilità, la questione del Pd siciliano uscirà fuori dagli organismi interni del partito. Per questo dico ai vertici nazionali di fermare questa barzelletta siciliana. La commissione nazionale di garanzia ha annullato lo scorso congresso regionale dei Giovani Dem per molto meno, per uno sciocco cavillo. Qui siamo di fronte a delle palesi violazioni delle regole. Il congresso siciliano va azzerato e rifatto. Se non lo fa il Pd, lo farà uno dei tribunali che sarà chiamato a dirimere la faccenda. E le carte bollate, glielo assicuro, qualcuno ce l’ha già pronte. Se finisse così sarebbe una sconfitta per tutti, ancora siamo in tempo per fermarci ed evitare di farci del male».

Ma non sarebbe stato tutto più semplice se si fosse trovata una potenziale alternativa a Barbagallo da sottoporre ai militanti siciliani?

«Non c’erano le condizioni. Perché c’era chi aveva già deciso la sua linea, che purtroppo è quella prevalente negli ultimi anni. Pio La Torre una volta mi disse: “Mirello, più siamo e più forti siamo”. L’idea di oggi, quella del “meno siamo e meglio stiamo”, è perdente».

Lei non ha più cariche. Quale ruolo ha oggi nel Pd?

«Mi sono ritagliato quello di “istruttore” di un partito più grande. E fin quando non mi daranno retta continuerò a sbatterci la testa…».