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Il report

Un anno in bilico tra povertà crescente e spopolamento: i dati del 2025 su Caltanissetta sono impietosi e le scelte non più rinviabili

Crisi demografica, emergenze strutturali, migrazione di giovani e genitori per necessità: anche il Centro studi delle Camere di commercio «Guglielmo Tagliacarne» ha collocato la provincia nissena tra le ultime in Italia per ricchezza pro capite, attrattività imprenditoriale e dinamismo economico

Enrico De Cristoforo

31 Dicembre 2025, 17:41

Un anno in bilico tra povertà crescente e spopolamento: i dati del 2025 su Caltanissetta sono impietosi e le scelte non più rinviabili

Una veduta di piazza Garibaldi con il Municipio a sinistra e la Cattedrale sullo sfondo

Caltanissetta chiude il 2025 con un quadro che non lascia spazio a interpretazioni: la città è in una fase di contrazione strutturale. Gli ultimi dati Istat parlano di 58.045 residenti, con una perdita di quasi 300 abitanti in un solo anno e oltre 3.300 in meno dal 2002. Il saldo naturale resta negativo: 378 nati contro 659 morti nel 2024. L’indice di vecchiaia cresce, l’età media aumenta, e il rapporto figli/famiglia è ormai vicino a 1. È un trend che non si inverte da oltre un decennio. A questo si aggiunge la componente migratoria: i giovani continuano a partire verso il Nord Italia o l’estero, seguiti spesso a stretto giro anche dai genitori che lasciano la città d’origine per dare assistenza morale ed economica a questi giovani in cerca di vita dignitosa.
Non è più un fenomeno sociale, ma un indicatore economico. Il Centro studi delle Camere di commercio «Guglielmo Tagliacarne» ha collocato la provincia nissena tra le ultime in Italia per ricchezza pro capite, attrattività imprenditoriale e dinamismo economico. I sindacati parlano di un tasso di disoccupazione che resta stabilmente sopra la media nazionale, con picchi preoccupanti tra gli under 35. Il risultato è una città che perde capitale umano, capacità produttiva e si porta sul groppone migliaia di abitazioni che stanno rapidamente perdendo valore. Tutto ciò è soprattutto frutto delle politiche dissennate dei decenni scorsi, che hanno portato all’aumento dell’indice di edificabilità in un territorio che aveva bisogno di laboratori artigianali, opifici, imprese e non certamente di ville a quattro piani o di palazzi con decine di appartamenti, oggi praticamente disabitati e invendibili.

Il dato più drammatico naturalmente resta quello della povertà: oltre diecimila nisseni vivono in condizioni di povertà assoluta (fonte Caritas e Servizi sociali del Comune). Significa che quasi un cittadino su cinque fatica a sostenere le spese essenziali. È un numero che racconta più di mille analisi: racconta la fragilità di un territorio che non riesce a generare opportunità, né a trattenere i suoi talenti.
In questo contesto, nel luglio 2024 si è insediata la giunta del sindaco Walter Tesauro, trovandosi immediatamente a gestire la crisi idrica più grave degli ultimi anni. Turnazioni estenuanti, attività economiche in difficoltà, scuole e ospedali costretti a riorganizzare servizi essenziali.
L’amministrazione comunale ha risposto con gli strumenti disponibili: interventi già programmati negli anni precedenti e finanziati con circa 9 milioni di euro dal Pnrr e dal Fua (Fondo per le aree urbane funzionali) per la manutenzione straordinaria delle strade cittadine, e 4,2 milioni di euro da una legge regionale del 2024 per il riammodernamento di alcuni tratti della condotta idrica cittadina. Misure necessarie, ma ancora lontane da un piano organico che comprenda anche un efficiente sistema infrastrutturale.
Perché il punto è proprio questo: manca una strategia di lungo periodo. Si procede per emergenze, per scadenze, per interventi puntuali. Non esiste ancora un piano integrato su acqua, mobilità, sviluppo economico, politiche giovanili, cultura. E senza una visione complessiva, ogni investimento rischia di essere un intervento tampone, utile ma non risolutivo.
La città vive anche un evidente disagio culturale: poche occasioni di crescita, spazi pubblici sottoutilizzati, un’offerta culturale che fatica a incidere sul tasso di povertà educativa, tra i più alti della regione. Eppure, proprio qui si gioca una parte decisiva del futuro: una comunità che non investe in cultura è una comunità che rinuncia a formare cittadini consapevoli, creativi, capaci di immaginare alternative.
Eppure, nonostante tutto, Caltanissetta non è una città senza futuro. È una città che ha bisogno di una direzione. Ha un patrimonio storico e architettonico che potrebbe diventare leva turistica se integrato con il comprensorio; ha quartieri che potrebbero trasformarsi in laboratori di innovazione sociale; ha giovani che, quando trovano opportunità, dimostrano competenze e visione; ha associazioni e scuole che ogni giorno combattono la povertà educativa con risultati concreti.
Il 2026 può essere l’anno in cui la città decide di cambiare passo. Serve un reale patto territoriale che metta insieme istituzioni, imprese, scuole, terzo settore. Serve un piano per l’acqua che guardi ai prossimi vent’anni, non ai prossimi sei mesi. Serve una politica industriale che attragga investimenti e crei lavoro vero. Serve una strategia culturale che restituisca ai giovani il desiderio di restare.
Caltanissetta non ha bisogno di slogan, ma di una visione. E di una comunità che creda ancora di meritarsela. Perché il futuro non arriva da solo: si costruisce. Anche qui, anche adesso.