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Baby estorsore per riscuotere pizzo a Borgo Vecchio: clan “decapitato” con 17 arresti

Di Carmela Marino |

PALERMO – Il racket del pizzo continua a essere una delle principali forme di guadagno di Cosa nostra. Lo dimostra l’ultima indagine della dda di Palermo che ha portato oggi a 17 arresti.

Dall’ inchiesta emerge anche che i capi dell’organizzazione avrebbero anche reclutato un ragazzino di 16 anni per riscuotere il pizzo nel quartiere. Un baby taglieggiatore impiegato dai mafiosi del Borgo Vecchio per prendere il denaro imposto dal clan a commercianti e imprenditori. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e condotta dai carabinieri e ha consentito di accertare 17 episodi di taglieggiamento. Alcune vittime, i cui nomi erano noti agli investigatori che intercettavano gli estortori e seguivano le attività illegali del clan, convocati dai militari dell’Arma, hanno ammesso di aver pagato la tassa mafiosa.

GLI ARRESTATI: FOTO

IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, ha portato al ritrovamento del cosiddetto «libro mastro» del pizzo, una sorta di documento contabile con l’indicazione delle vittime e del bilancio delle estorsioni. Sono stati ricostruiti inoltre 14 taglieggiamenti a imprenditori e commercianti della zona del Borgo Vecchio, nel cuore della città, costretti al versare a cosa nostra somme di denaro per evitare ritorsioni che, in qualche circostanza, sono avvenute e sono state documentate dai carabinieri. Alcune vittime, sentite dai militari dell’Arma, hanno confermato di aver pagato il pizzo e le pressioni subite.

Gli indagati dell’operazione Borgo Vecchio a Palermo sono: Fabio Bonanno, 33 anni, Domenico Canfarotta 39 anni, Cristian Cinà, 29 anni, Domenico Consiglio, 63 anni, Salvatore D’Amico, 52 anni, Marcello D’Amico, 44 anni, Elio Ganci, 53 anni, Giuseppe La Malfa, 46 anni, Nunzio La Torre, 31 anni, Gianluca Lo Coco, 30 anni, Luigi Miceli, 28 anni, Francesco Russo, 56 anni, Salvatore Russo, 33 anni, Antonino Siragusa, 47 anni, Massimiliano Tabbita, 42 anni, Domenico Tantillo, 45 anni e Antonino Tarallo, 44 anni. L’indagine rappresenta la prosecuzione di operazioni condotte nei confronti degli affiliati al mandamento mafioso di Porta Nuova, quali Pedro (luglio 2011), Hybris (dicembre 2011), Panta Rei 1 e 2 (dicembre 2015 e novembre 2016), ed ha permesso la disarticolazione dell’organigramma della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, individuandone gli assetti e le relative dinamiche attraverso le numerose attività di intercettazioni audio e video ed il contributo di due collaboratori di giustizia, ex esponenti apicali del sodalizio criminoso. 

L’operazione dei carabinieri di Palermo ha permesso di individuare i responsabili di una sparatoria avvenuta la sera del 4 marzo 2015, nella piazza centrale del quartiere. Coinvolti Giuseppe e Domenico Tantillo, all’epoca ai vertici della cosca, e i componenti della famiglia di Francesco Russo che, dal 2006 al 2008, aveva retto l’organizzazione e intendeva, di fatto, riprenderne le redini. Le due fazioni si affrontarono in piazza a colpi di pistola. La gravità e il clamore suscitato dalla vicenda – è emerso dall’inchiesta – avrebbe spinto Paolo Calcagno, boss alla guida del mandamento di Porta Nuova che controlla Borgo Vecchio, a intervenire immediatamente nei confronti di Russo a cui fu detto di rispettare le gerarchie, pena l’allontanamento dal quartiere. L’inchiesta ha portato anche a individuare gli autori di una rapina avvenuta, la sera del 26 giugno 2011, in un’abitazione del rione Borgo Vecchio, in cui la vittima fu ferita da colpi d’arma da fuoco: il reato non era stato «autorizzato» e, quindi, i responsabili erano stati poi aggrediti fisicamente dagli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova e dagli stessi vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

«La rivolta dei commercianti del Borgo Vecchio è il segno ed il risultato di un cambiamento culturale e sociale che penetra anche in questa parte della città. A questi commercianti, così come agli inquirenti e alle forze dell’ordine che ne accompagnano il percorso di liberazione e affrancamento, deve andare il nostro apprezzamento e ringraziamento .Al Borgo Vecchio, come in tutta la città non possono esserci zone franche di legalità e diritti. Perché Borgo Vecchio è Palermo e Palermo è Borgo Vecchio». Lo ha detto il sindaco Leoluca Orlando commentando l’operazione condotta dai Carabinieri che ha tratto in arresto 17 persone nel quartiere di Borgo Vecchio.  

«Voglio innanzitutto ringraziare lo sforzo e la tempestività con cui l’autorità giudiziaria ha richiesto ed emesso i provvedimenti restrittivi eseguiti dall’Arma. Nel corso degli anni Cosa Nostra ha mutato pelle e diversificato i propri affari. Continua ad essere colpita duramente con l’attività repressiva delle forze dell’ordine e della magistratura ed oggi appare indebolita, ma sempre viva ed impegnata – anche attraverso il pizzo, nella ricerca quotidiana e ossessiva di denaro». Lo ha detto Antonio Di Stasio comandante provinciale dei carabinieri di Palermo commentando l’operazione che ha portato a 17 arresti al Borgo Vecchio. «Da un’analisi storica del fenomeno estorsivo emerge come – ha aggiunto – in un territorio sottoposto ad un clima di intimidazione diffusa – la criminalità organizzata riesca nel tempo ad imporre il pizzo». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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