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No del Tribunale di Sorveglianza, Marcello Dell’Utri resta in carcere. Lui: «Sciopero della fame e cure»

Di Redazione |

Il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di sospensione della pena presentata dai legali dell’ex senatore Marcello Dell’Utri che sta scontando una condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. I legali avevano motivato la richiesta sulla base delle cattive condizioni di salute del detenuto.

E l’ex parlamentare dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza ha annunciato, tramite i suoi legali, lo sciopero della fame e delle cure.  “Preso atto della decisione del Tribunale che decide di lasciarmi morire in carcere – ha riferito agli avvocati De Federici e Filippi – ho deciso di farlo di mia volontà adottando da oggi lo sciopero della terapia e del vitto».

«Sulla scorta del quadro clinico complessivo i periti hanno concluso per la compatibilità con il carcere non emergendo criticità o urgenze tali da rendere necessario il ricorso a cure o trattamenti non attuabili in regime di detenzione ordinari» hanno scritto i giufici del tribunale di sorveglianza di Roma.

Per i giudici e per i periti da loro nominati le patologie cardiache e oncologiche di cui dell’Urto soffre, «sono sotto controllo farmacologico e non costituiscono aggravamento del suo stato di salute. La terapia può essere effettuata in costanza di detenzione sia in regime ambulatoriale che di ricovero ospedaliero».

Nel provvedimento il tribunale parla insomma di «quadro patologico affrontabile in costanza di regime detentivo». «D’altronde – precisa il collegio – Dell’Utri è seguito da suoi specialisti e nessuno ha ravvisato ritardi nelle cure».

Non ci sarebbe alcun aggravamento delle condizioni di salute dell’ex senatore, dunque. E «la pena – spiegano – può assumere il suo carattere rieducativo non prestandosi a giudizi di contrarietà al senso di umanità».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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