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Depistaggi inchiesta Borsellino, Di Matteo chiede seduta pubblica: Csm rinvia audizione

Di Redazione |

ROMA – Diventa un caso il rinvio deciso dal Csm dell’audizione del pm del processo sulla trattativa Stato- mafia Nino Di Matteo. Di Matteo doveva essere ascoltato oggi dalla Prima Commissione, nell’ambito del fascicolo aperto sulla base dell’esposto di Fiammetta Borsellino sui depistaggi sulle indagini sulla strage in cui persero la vita suo padre Paolo e gli agenti di scorta. E aveva chiesto di parlare in una seduta pubblica. Proprio «a causa della sua richiesta, pervenuta solo lunedì, «é stato necessario il rinvio, spiega in una nota la Commissione, chiarendo che è stato dovuto solo a ragioni “tecniche e regolamentari». Un concetto ribadito dal vice presidente Giovanni Legnini, che avverte: «Ogni altra ricostruzione dietrologia è destituita di fondamento». 

Quando un magistrato chiede di essere ascoltato in seduta pubblica «il regolamento Interno del Csm (agli artt. 27 e 29) prevede precisi obblighi procedurali – sottolinea la Commissione, presieduta dal laico Antonio Leone – poiché le sedute delle commissioni di norma non sono pubbliche e solo eccezionalmente la Commissione ne può disporre la pubblicità». La Prima Commissione si è «pronunciata favorevolmente sulla richiesta di Di Matteo, nella seduta di ieri ed ha trasmesso la decisione al Comitato di Presidenza. Inoltre, poiché per espressa previsione regolamentare, la stampa e il pubblico, possono essere ammessi a seguire le sedute solo in separati locali, attraverso impianti audio-visivi (Art.29 comma 2), ciò richiede misure organizzative adeguate». «Le ragioni tecniche e regolamentari indicate dalla commissione, conseguenti alla richiesta del dott. Di Matteo, sono quelle che hanno determinato la necessità del differimento dell’audizione», ribadisce a sua volta Legnini. «Se la Prima Commissione farà in tempo o no prima della fine della Consiliatura lo si valuterà in relazione alle attività ed adempimenti previsti dal regolamento», conclude il vice presidente. 

Sulla vicenda interviene una delle figlie del magistrato ucciso, Fiammetta Borsellino.  «Per me è una questione marginale che Nino Di Matteo abbia chiesto al Csm di essere sentito in seduta pubblica. Più importante è invece che si trovi il modo di fare chiarezza, e anche al più presto, sui depistaggi e su ciò che è accaduto nella gestione dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio».  «Vedo – aggiunge Fiammetta Borsellino – che sulle procedure e sulle modalità degli accertamenti da fare vanno sorgendo polemiche collaterali. Sono del tutto secondarie rispetto al fine ultimo dell’obiettivo perseguito dalla famiglia: chiarire tutto quello che c’è da chiarire».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA