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Corte dei conti, Zingale: «Cristallizzata mala gestio delle finanze regionali»

Il procuratore generale ha ricordato che la Corte Costituzionale, pochi giorni fa, ha accolto alcune censure prospettate dai giudici contabili in merito alla gestione del disavanzo

Redazione La Sicilia

24 Febbraio 2024, 11:44

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Corte dei Conti Palermo

La mancata parifica del rendiconto della Regione siciliana per il 2020, secondo il procuratore generale della Corte dei Conti, Pino Zingale, «non mancherà di avere serie conseguenze sugli esercizi successivi». «Appare evidente che per un certo periodo la Regione ha speso somme delle quali non aveva la giuridica disponibilità, dovendole, invece, destinare al ripiano del disavanzo», ha sostenuto Zingale nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti in Sicilia.

Avere cristallizzato «una fattispecie di mala gestio delle finanze regionali» ha affermato il magistrato contabile, «impone a questa Procura i necessari accertamenti al fine di verificare la sussistenza o meno di eventuali responsabilità amministrative connesse alla constatata artificiosa dilatazione del potere di spesa». Zingale ha ricordato che la Corte Costituzionale, pochi giorni fa, ha accolto alcune censure prospettate dai giudici contabili in merito alla gestione del disavanzo «e dichiarato incostituzionali talune norme regionali a contenuto finanziario», e di conseguenza «la pronuncia delle Sezioni riunite con la quale è stato finalmente definito il giudizio sul rendiconto del 2020 con una decisione, fatto più unico che raro nel panorama nazionale, di non parifica».

«I controlli posti in essere da Agea e dalle strutture regionali si sono rivelati inefficaci a disvelare le sofisticate frodi» sui fondi pubblici, ha quindi detto Anna Luisa Carra, presidente della Corte dei Conti per la Regione Siciliana.
Per la presidente «un’applicazione più avanzata delle moderne tecnologie informatiche (senza scomodare l’intelligenza artificiale) potrebbe sicuramente consentire l’acquisizione dei dati veritieri direttamente dalle amministrazioni interessate, minando in radice la possibilità di produzione di auto-certificazioni non veritiere o documenti contraffatti prodotti con la complicità o con la negligenza dei responsabili dei centri di assistenza agricola».
«A fronte delle ingenti condanne - ha aggiunto - che intervengono dopo molti anni dalla percezione del contributo, spesso le possibilità di recupero del danno sono vanificate dal fallimento delle società o dalla nullatenenza degli indebiti percettori e in quei casi in cui la pronuncia abbia ad oggetto imprese attive e produttive, gli effetti restitutori finiscono per gravare indirettamente sui lavoratori di dette imprese, incolpevoli delle frodi perpetrate dai loro datori di lavoro».