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Il business dei lidi balneare a Cefalù Perquisizioni negli uffici di Cimino

Di Redazione |

C’è un’altra svolta nell’inchiesta della Procura di Termini Imerese sulle irregolarità nella concessione dei lidi a Cefalù, la nota località turistica e balneare del Palermitano. Stamane infatti i finanzieri e i poliziotti hanno effettuato una serie di perquisizioni (alcune delle quali anche a Milano) con le quali si sta passando al setaccio tutta la documentazione su immobili e società che secondo i magistrati sarebbero riconducibili a Giovanni Cimino. Con lui sono indagati per intestazione fittizia anche due commercialisti. 

L’inchiesta è quella del 2016 quando lo stesso Giovanni Cimino,imprenditore turistico era finito ai domiciliari insieme al dirigente del Demanio marittimo della Regione, Antonino Di Franco. Secondo gli investigatori attorno al business delle concessioni dei lidi si era creato un sistema di corruzione, scambi di favore, assunzioni. 

L’indagine era partita dall’esposto del titolare di un piccolo lido in preda all’esasperazione: non riusciva a ottenere il rinnovo della concessione in tempi ragionevoli mentre altri imprenditori non avevano problemi.

L’indagine coordinata dal procuratore di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, e dal sostituto Giacomo Brandini: fu sequestrato il lido Poseidon che aveva occupato una superficie demaniale superiore a quella concessa con Di Franco che si sarebbe dato da fare per arrivare al dissequestro concordando perfino con i legali di Cimino una linea difensiva. In cambio avrebbe ottenuto regalie e l’assunzione del figlio nello stabilimento di Cimino. L’altra figlia sarebbe andata a lavorare in un lido di Palermo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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