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Prima mostra italiana per Ottavia Zappalà McHenry, siciliana di nascita e statunitense d’adozione

A Palermo inaugura la sua personale intitolata “La salute è una malattia incompleta”: 50 opere tra box e collage

Redazione La Sicilia

17 Giugno 2025, 18:51

Prima mostra italiana per Ottavia Zappalà McHenry, siciliana di nascita e statunitense d’adozione

Prima mostra in Italia per Ottavia Zappalà McHenry (Ottavia McHenry), siciliana di nascita e statunitense d’adozione, che giovedì 19 giugno, alle 19, alla Galleria Artètika spazio espositivo per l’anima (in via Giorgio Castriota 15 a Palermo), inaugura la sua personale, intitolata “La salute è una malattia incompleta”. In esposizione circa cinquanta opere tra “box” e collage, in un percorso visionario che affonda nel subconscio e nelle nostalgie infantili. Si tratta, appunto, in assoluto della prima esposizione italiana, mentre negli Stati Uniti ha partecipato a diverse collettive e di recente ha presentato una sua personale a Phoenix. La mostra, che è curata dalla storica dell’arte Maria Antonietta Spadaro ed è stata voluta dalle galleriste Esmeralda Magistrelli e Gigliola Beniamino Magistrelli, potrà essere visitata fino al 4 luglio.

Chi è l'artista

Artista, criminologa e giornalista, nata a Palermo nel 1986, dopo periodi trascorsi a Roma e Bruxelles, dal 2011 vive e lavora stabilmente negli Stati Uniti. Ottavia ha scelto l’arte come gesto necessario, maturato in Arizona dove risiede. A ispirarla, l’infanzia palermitana, il legame affettivo con la nonna Liliana Conti Cammarata – artista di segno e d’immaginazione – e la fascinazione per l’arte astratta e geometrica di Kandinsky, per il surrealismo, il simbolismo onirico di Magritte, e soprattutto l’assemblaggio evocativo di Joseph Cornell, pioniere di questa forma d’arte, con cui condivide l’assenza di formazione artistica specifica e il ricorso all’objet trouvé.

Dalle box ai collage

L’artista utilizza scatole in legno di sigari cubani, che trasforma in microcosmi tridimensionali, piccoli teatri sospesi tra incanto e inquietudine, assemblati con oggetti più disparati: carte da parati consunte, illustrazioni vintage, fotografie, frammenti di vita. Ogni box diventa un archivio poetico, un contenitore simbolico di sogni, memorie, e malinconie collettive. Sono le sue “scatole d’ombra” che si traducono in miniature armoniose e accattivanti, ma che rimandano alle esperienze dell’infanzia, tra gioia e tristezza, perché, al contempo, giocose e sinistre. Sono come stanze curiose di ricordi lontani, immagazzinati nel nostro subconscio. I “box” presentano dimensioni tipiche di circa 25x20x7 centimetri (larghezza, altezza, profondità); i collage, invece, per lo più di forma rettangolare, hanno dimensioni pari o superiori a un foglio A4 e danno vita a composizioni visive dense di memoria e suggestione. Le stanze in miniatura di Ottavia, per quanto romantiche, rivelano, dunque, questo lato inquieto e crepuscolare: giochi colorati e immagini vivaci hanno nutrito la nostra immaginazione infantile, modellando un universo di meraviglia condivisa; quella visione incantata del mondo, capace di trasformare ogni cosa in possibilità, è una magia che col tempo svanisce, soffocata lentamente dal peso della logica e della razionalità. Dietro l’apparente incanto di bambole eleganti e giocattoli scintillanti, si celano ambienti abbandonati, polverosi, segnati dal tempo. Muri ammuffiti, intonaci screpolati, vernici scrostate e strati dissonanti di carta da parati parlano di un tempo sospeso, come se le ragnatele avessero sigillato ogni ricordo. Questi microcosmi congelati diventano metafora della perdita dell’innocenza, evocando una sottile malinconia fatta di disillusione e dolore.

Un universo incantato

Ottavia Zappalà McHenry torna, dunque, in Sicilia per condividere con il pubblico palermitano questo suo universo incantato e perturbante: un’esposizione che è un invito a riabitare, con lo sguardo dell’infanzia, e con tutto ciò che viene dopo, i frammenti dispersi del nostro tempo.