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Dalla Chiesa, l’uomo dei cento giorni

Di Leone zingales |

Così il comandante dell’Arma dei carabinieri, Tullio Del Sette, ha ricordato il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa nel 34esimo anniversario della strage di via Isidoro Carini. L’occasione è stata fornita dal seminario organizzato dal Comando Legione “Sicilia” e che si è svolto nei saloni della chiesa di San Giacomo dei militari all’interno della caserma intestata al generale di Saluzzo ucciso dalla mafia il 3 settembre del 1982 assieme alla moglie Emmanuela e all’agente Domenico Russo. Il prefetto si era insediato all’indomani dell’omicidio di Pio La Torre, ai primi di maggio, ma il suo mandato duro soltanto cento giorni. Cosa nostra non gli diede il tempo di organizzare il lavoro.

«Carlo Alberto Dalla Chiesa: l’impegno nella lotta alla mafia. La stagione del terrore», questo il titolo del seminario organizzato dal generale di brigata, Riccardo Galletta, comandante di tutti i carabinieri siciliani. Sono intervenuti i tre figli del generale, Nando, Simona e Rita, Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Palermo, Gioacchino Natoli, capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del ministero della Giustizia, ed i giornalisti Francesco La Licata e Vincenzo Morgante.

Unico il filo conduttore della giornata di studio: «Far memoria – ha detto il generale Galletta – di un uomo che ha avviato la svolta, l’inizio della vera azione di contrasto dello Stato alla mafia. Un uomo, il generale Dalla Chiesa, tornato in Sicilia dopo i successi contro il terrorismo, investito della carica di prefetto, ma senza quei poteri straordinari promessi»

A margine dell’incontro, il professore Nando Dalla Chiesa si è intrattenuto con i giornalisti: «L’Italia – ha detto – è un Paese che oggi coltiva la memoria più di prima”, ma nonostante “i passi avanti” la strada della lotta a Cosa nostra è “ancora lunga. Mi sono dovuto ricredere: non morirò vedendo la sconfitta della mafia. Il seminario di Palermo E’ il primo che viene fatto sulla figura di mio padre. E’ stato promosso insieme all’Arma dei carabinieri e all’Università, è una novità. Lo ritengo un segno di attenzione rinnovata, un riconoscimento del livello intellettuale e professionale di mio padre. Un momento per riflettere e ricordare. Magari per trasferire alle nuove generazioni il senso di un impegno. La memoria è una cosa che si costruisce, gli adulti devono essere capaci di consegnarla alle nuove generazioni. Ma la memoria è delicata, richiede esempi e una grande sensibilità, ma l’Italia oggi è un Paese che coltiva la memoria più di prima».

Sulla morte di mio padre ci sono ancora misteri, ma così come in di altre tristi vicende della storia d’Italia e non solo di mafia – ha proseguito Dalla Chiesa – Di tante vicende non si riesce ad avere una perfetta conoscenza Nella storia d’Italia però si riesce bene a collocare l’omicidio di mio padre. Aveva ben presente la sua sovraesposizione»

Oggi in Isidoro Carini La Prefettura di Palermo ha organizzato la cerimonia di commemorazione. Interverranno anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, il generale Tullio Del Sette ed il prefetto Antonella De Miro.

Palermo. Un mini-tour nei luoghi di Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano ucciso a Palermo agli inizi del secolo scorso. Nell’ambito della “Festa dell’onestà # speranza”, che si terrà a Palermo oggi (dalle 9 alle 23), l’Ersu Palermo partecipa all’iniziativa con l’apertura al pubblico – per la prima volta – della struttura che ospitò il poliziotto durante il suo soggiorno all’Hotel de France, nel 1909. Petrosino rappresenta la prima vittima di mafia appartenente alle forze dell’ordine. E’ stato ucciso la il 12 marzo 1909 proprio a piazza Marina. In collaborazione con l’Associazione Joe Petrosino Sicilia, il presidente dell’Ersu Alberto Firenze propone ai giovani universitari e a tutti i cittadini un percorso che include parte della via Vittorio Emanuele, adiacente piazza Marina, e la stessa piazza dove è stato commesso l’omicidio. Due gli orari di accesso per la visita. Alle 10 del mattino il primo appuntamento, alle 17 il percorso pomeridiano. Appuntamento davanti l’Hotel De France (oggi residenza universitaria Ersu) in piazza Marina, dieci minuti prima dell’inizio. Accesso libero.

Petrosino era nato a Padula, piccolo centro collinare della provincia di Salerno. Alla fine dell’800 i suoi genitori hanno deciso di emigrare negli Stati Uniti e Giuseppe “Joe” ha scelto la strada della legalità e della giustizia per emergere e lavorare con onestà. Si è così distinto in alcune operazioni anticrimine coordinate dal procuratore di New York. Ma Petrosino ha fatto di più e ha cercato di incastrare i mafiosi siciliani che erano in contatto con i delinquenti in terra americana. Una volta giunto a Palermo, però, i capi mafia locali e della provincia organizzarono l’omicidio del coraggioso poliziotto che è ricordato con un albero a lui dedicato anche nel Giardino della Memoria di Ciaculli a Palermo (gestito da Unci e Anm).

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