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Morì dopo il trapianto di un organo infetto: risarcimento milionario per gli eredi

Condannato il Civico di Palermo dopo la citazione dei familiari dell'uomo originario di Siracusa

Redazione La Sicilia

29 Agosto 2025, 13:32

ospedale Palermo - Foto da Francesco Nuccio

ospedale Palermo - Foto da Francesco Nuccio Foto Pronto soccorso ospedale civico con scritta in arabo

Si è definitivamente conclusa con un accordo transattivo sulla quantificazione degli interessi, che ha posto fine ad un giudizio di opposizione a precetto, un’annosa e delicata vicenda giudiziaria di responsabilità sanitaria.

Una famiglia originaria della provincia di Siracusa, assistita dall’avvocato Cesare Gervasi del Foro di Siracusa, ha ottenuto un risarcimento milionario dall’ospedale Civico Di Cristina Benfratelli di Palermo, ritenuto responsabile del decesso di un loro congiunto.

Il Tribunale di Palermo sezione civile, con sentenza emessa nel 2022, confermata in appello nel 2024 e poi passata in giudicato, stante il decorso del termine per l’impugnazione avanti la Suprema Corte di Cassazione, come fanno sapere dallo studio legale, "ha accertato la responsabilità dell’Ente Sanitario palermitano per avere trapiantato un organo da donatore affetto da epatite in un soggetto che non lo era, ma che, per un errore di valutazione del nosocomio, era stato ritenuto tale. Non solo, i giudici palermitani hanno, altresì, giudicato censurabile il mancato espianto dell’organo allorquando l’insuccesso del trapianto fosse da ritenere ormai conclamato. I giudici hanno, infine, accertato il nesso causale tra le condotte colpose dei sanitari dell’Ente convenuto e il decesso del paziente trapiantato, riconoscendo ai congiunti i danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti dalle improprie condotte sopracitate".

Il Tribunale di Palermo, "aderendo alle univoche, complete e lineari conclusioni del Collegio Tecnico d’Ufficio, ha concluso per l’origine iatrogena dell’infezione da virus dell’epatite C riscontrata al paziente dopo il trapianto e quindi per la genesi e trasmissione dell’organo trapiantato". Il Tribunale ha per altro evidenziato in sentenza come il Collegio Peritale avesse avuto tra l'altro "modo di precisare che il ricorso ad un organo da donatore HCV+ non avrebbe trovato indicazioni neppure se il sig. (…Omissis…) fosse stato realmente HCV+, essendo tale strategia di trapianto da limitarsi a condizioni di assenza di alternative, in quanto in tali frangenti si verifica una super infezione da ceppo diverso con conseguenze spesso devastanti nel ricevente gravemente immunodepresso a causa della terapia anti rigetto". La complessità della vicenda ha imposto all’avvocato Gervasi, legale della famiglia, una minuziosa attività preparatoria del contenzioso, tramite la raccolta e l’analisi di molteplici elementi probatori, tra cui la confezione di una perizia medico-legale a firma del professore Orazio Cascio e del dottore Fortunato Stimoli, riuscendo così a dimostrare la responsabilità dell’ospedale e ottenendo la condanna.