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Scuole, in Sicilia asili negati a 120 mila bimbi: pochi i pubblici, cari i privati

Di Giuseppe Bianca |

Palermo – Il contrasto alla povertà educativa comincia sin dall’asilo nido. Dalla prima infanzia, momento in cui il paniere delle opportunità comincia a scandire per ogni bambino il countdown delle chance di vita. In materia legislativa nazionale l’ultimo intervento in materia, il decreto legislativo 65/2017, ha collocato gli asili nido e i servizi socio-educativi dedicati alla fascia 0-2 anni nel sistema integrato di istruzione in età prescolare dalla nascita ai 6 anni. L’Europa ha stabilito che per la prima infanzia il target deve essere di almeno 33 posti ogni 100 bambini sotto i 3 anni. Eppure per la Funzione Pubblica della Cgil, alla vigilia della ripresa delle scuole, in Sicilia l’allarme è serio. Quasi 120 mila secondo il sindacato i bambini e le bambine che rischiano di non trovare posto negli asili nido. Un situazione di blackout che vale sia per gli asili pubblici sia per quelli privati.

Nel dettaglio, un’elaborazione della Cgil, su base Istat 2016-2017, distingue tre fasce di età: da 0 a 1 la popolazione dell’infanzia si attesta sui 42.976, da 1 a 2 sui 44.427 e da 2 a 3 ammonta a 44.051 «Ne consegue – rileva la Fp Cgil – che complessivamente, da zero a tre anni, gli aventi diritto a frequentare una struttura di educazione nell’Isola risultano 131.454. Però l’accesso è assicurato soltanto a 12.036 bambini. Le ragioni di questa grave ed imperdonabile carenza – afferma il segretario generale della Fp Cgil Sicilia, Gaetano Agliozzo – risiedono nella scarsa offerta pubblica, con gli asili nido gestiti dai Comuni che diminuiscono per mancanza di fondi, nei costi troppo alti dell’offerta privata e convenzionata e, fenomeno più recente, nella rinuncia da parte delle madri che, non avendo un lavoro, scelgono di accudire a casa il loro figlio».

Un “gap” che comincia dunque sin dai primi passi a incidere: «Tutto questo – prosegue Agliozzo – certifica, in primo luogo, il fallimento della politica delle esternalizzazioni e privatizzazioni, visto che affidarsi al mercato non ha portato ad un allargamento del diritto. Semmai ad un aggravio dei costi per il bilancio domestico. E’ necessario poi invertire la rotta legata agli investimenti sul personale che opera nel settore, attraverso nuove assunzioni, percorsi di riqualificazione e rinnovo del contratto nazionale». Agliozzo quindi conclude: «Rilanciamo con forza la campagna della categoria, dietro le parole #ChiedoAsilo, perchè l’asilo nido sia un diritto e non più un servizio a domanda individuale. Chi ha responsabilità di governo è chiamato a fare scelte strategiche – conclude Agliozzo – per garantire i diritti fondamentali e per dare una prospettiva e una visione sociale nuova ai territori e alle comunità». Per il governo regionale l’allarme invece va contenuto all’interno di un perimetro più ragionevole di criticità. Occorre cioè non abbassare la guardia ma mettere in fila gli elementi tenendo conto di una serie specifica di fattori. Per Antonio Scavone infatti, assessore regionale alle Politiche sociali «le cose stanno un po’ diversamente. Vorrei dire, senza polemiche e con molto realismo, che abbiamo ereditato un disastro dal passato, ci siamo concentrati da subito ad attuare misure in materia di servizi per la prima infanzia che finalmente hanno messo a frutto le opportunità provenienti da fondi nazionali ed europei e programmi diversi come POR e Programma Obiettivi di Servizio». Scavone traccia una linea tra i fatti e le aspettative che rimangono da realizzare: «l’Assessorato – dice – ha avviato iniziative sia sul fronte delle infrastrutture comunali, sulla loro nuova realizzazione ma soprattutto sulla loro qualificazione mediante il loro adeguamento e la loro ristrutturazione».

Ad essere ammesse a contributo sono state 19 iniziative comunali per un totale di oltre 7 milioni di euro e 44 istanze ammesse a valutazione per una dotazione di 17 milioni di euro «ciò è avvenuto, chiarisce Scavone- sia sul fronte della gestione per garantire maggiore sostenibilità dei servizi per le famiglie (per i Comuni in dissesto o strutturalmente deficitari) e maggiore flessibilità mediante l’incremento delle ore di attività e l’apertura nei mesi estivi». Da Viale Trinacria inoltre ricordano la possibilità dei Comuni di attingere ai fondi nazionali del MIUR sia per accedere ai benefici previsti dal “bonus nido” nazionale, sia successivamente, ad avvenuta realizzazione delle strutture, per attivare le risorse messe a disposizione dal POR FSE 2014-2020 per i voucher, sempre indirizzati alle famiglie per il tramite degli enti gestori. Insomma se il quadro è critico e la fotografia scattata dalla Funzione pubblica della Cgil non lascia dormire sonni tranquilli, il governo rilancia sulla base degli strumenti di cui oggi dispone con Scavone che non minimizza comunque l’allarme: «su questo tipo di problematiche la politica deve intervenire con il massimo della reattività. Noi stiamo facendo il possibile, con il massimo dell’impegno».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA