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Regione non paga luce e affitti Sicilia Digitale: «Server a rischio»

Di Mario Barresi |

Palermo – Qui, nell’ombelico hi-tech dell’Isola, qualcuno li chiama affettuosamente «le caprette di Heidi». Sono i famigerati server di Sicilia Digitale, per quasi cinque anni ospitati in Val d’Aosta nel “Data center” di Pont-Saint-Martin assieme ai sistemi di Engineenering, l’ex socio privato dell’allora Sicilia eServizi, partecipata della Regione. Ma il cuore informatico della pubblica amministrazione siciliana, da poco più di un anno, è stato di nuovo trapiantato a Palermo. In un elegante stabile di via Ammiraglio Paolo Thaon de Revel, in zona Fiera, affittato nel 2007 come sede di enti e società dell’assessorato all’Economia.

Nella stanza dei bottoni di Sicilia Digitale c’è di tutto. Dal Cup (Centro unico prenotazioni) della sanità al 118, dalla gestione degli stipendi dei regionali al database della formazione, dentro ci stanno i sistemi informativi di tutti gli assessorati regionali. Enormi cervelloni con grandi ventole refrigeranti, oltre a una rigida security.

E se qualcuno decidesse di premere il tasto “off”? L’ipotesi, minacciosa, è già nero su bianco. «Se Sicilia Digitale Spa non sarà messa nelle condizioni di provvedere al pagamento dei costi per i consumi di energia elettrica ascrivibili alla Regione Siciliana, in forza peraltro di contratti regolarmente sottoscritti, non si riterrà responsabile degli eventuali danni che potranno essere arrecati per l’impossibilità di mantenere sotto tensione i sistemi attualmente gestiti». Firmato: Dario Colombo e Carmine Canonico, rispettivamente direttore generale e amministratore unico della società. In una nota all’assessore Gaetano Armao e ai dirigenti di alcuni dipartimenti regionali, i vertici di Sicilia Digitale denunciano un pasticcio burocratico, innescato nell’aprile 2011 e oggi aggrava «l’insostenibile situazione finanziaria» della partecipata. Chiamando in causa gli ultimi tre governi regionali. Un’altra grana, dopo i guai giudiziari dell’ex magistrato Antonio Ingroia, per il quale i pm di Palermo hanno chiesto quattro anni di pena per peculato in veste di ex manager di Sicilia eServizi.

Ma come si arriva a evocare il disastroso black out? Alle bollette dell’elettricità (1.336.000 euro da dicembre 2014 al 31 dicembre scorso) si sommano i canoni di sublocazione di cui Sicilia Digitale, locataria dal 2007, è creditrice nei confronti di dipartimento Bilancio e Tesoro, Ari (Autorità regionale per l’Innovazione tecnologica), Sicilia e-Innovazione, Sicilia e-Ricerca e Sicilia Patrimonio Immobiliare. Il tutto in un grottesco rimpallo di competenze fra burocrati, con un tentativo di componimento bonario fallito a gennaio 2019. Chiamandoli col loro nome: sono debiti fuori bilancio. Dei quali nessuno si assume la responsabilità.

«I crediti ormai sfiorano i 5 milioni di euro», certifica Nuccio Di Paola, che ha sollevato il caso all’Ars. «Sicilia Digitale – spiega il deputato del M5S – è ormai con l’acqua alla gola e rischia di non poter pagare gli stipendi». E dei «ripetuti solleciti» della società «Armao è a conoscenza, essendo in copia in tutto il carteggio», ma «nessuno, finora, ha mosso un dito per risolvere una situazione che rischia di creare la paralisi in Sicilia per tutti i sistemi, compresi ospedali, università e stipendi». La situazione degli affitti viene citata dall’assessore all’Economia nella relazione sul rendiconto generale del 2018, in un atto intitolato «ulteriori aggravi di una difficile eredità», certificando che «nei 20 mesi del governo il debito complessivo si è ridotto di più del 10% e a regime il costo delle locazioni scende di 1,6 milioni».

Armao ha l’ambizioso progetto di «centralizzare tutti i sistemi informatici, creando un polo unico all’ex Asi di Brancaccio». Ma ora è nel mirino dei 5stelle: «Stiamo preparando un esposto alla Corte dei Conti, considerato che i ritardi nei pagamenti stanno gonfiano le cifre e di conseguenza il danno all’erario», anticipa Di Paola. Che nutre qualche dubbio: «Non vorrei che dietro al progetto di affossamento di Sicilia Digitale ci fosse lo stesso asse politico che ha partorito l’idea di affidare alla Liguria la digitalizzazione dei servizi sanitari. E che magari vorrebbe gestire, a modo suo, i 200 milioni di Agenda digitale per la Sicilia, un tesoro sul quale noi vigileremo, centesimo per centesimo».

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