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«Non ha corrotto nessuno». Cade accusa per Rosario Basile

Di Carmela Marino |

PALERMO – Al Riesame cade l’accusa di istigazione alla corruzione per Rosario Basile, il patron della Ksm che era stato arrestato e posto ai domiciliari. La misura cautelare era stata poi cambiata nell’obbligo di dimora per i reati di calunnia e stalking e rimane inalterata.

La Procura – davanti al Riesame – ha contestato all’avvocato di aver costruito prove false per difendersi dalle accuse di minacce e calunnia nei confronti della donna da cui ha avuto un figlio. Il nuovo atto d’accusa riguardava alcuni tabulati telefonici prodotti dalla difesa, quelli che proverebbero gli stretti contatti fra l’ormai ex amante di Basile e un dipendente della Ksm. Ma la difesa di Basile – gli avvocati Nino Caleca, Antonio Ingroia, Roberto Mangano e Francesca Russo – convinta del contrario, all’udienza del Tribunale del riesame ha portato una controrelazione ribadendo la veridicità di quel tabulato telefonico. 

«Continua a sgretolarsi il castello accusatorio nei confronti di Rosario Basile. Dopo la decisione del gip di revocare la sproporzionata misura degli arresti domiciliari, sostituita con l’obbligo di dimora a Milano, è arrivata la decisione del Tribunale del Riesame, che ha annullato il provvedimento nella parte relativa alla presunta corruzione, a conferma che Basile non ha corrotto nessuno». Lo dice l’avvocato Antonio Ingroia, uno dei difensori di Rosario Basile, presidente della Ksm.

«Quanto alla nuova accusa di aver costruito prove false – continua – essa è tutta da dimostrare. Anzi, ho già dimostrato in udienza che molte delle cose sostenute dal pubblico ministero non corrispondono al vero. A me pare si tratti dell’ultimo appiglio di un pm in evidente difficoltà. Disporremo comunque anche noi una controperizia e vedremo se sono stati confezionati dei falsi e in caso affermativo da chi. Di certo non da Rosario Basile». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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