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Scuole , in Sicilia avvio delle lezioni è un rebus tra test in ritardo e sanificazioni ancora rinviate

Di Daniele Ditta |

Palermo – I test sierologici per gli oltre 100mila tra docenti e personale e Ata che lavorano nelle scuole siciliane sono iniziati in ritardo. I kit sono arrivati solo lo scorso 27 agosto e ancora non sono stati tutti distribuiti. Per di più, parecchi medici di famiglia non hanno dato disponibilità ad aderire allo screening, benché l’assessorato regionale alla Salute li abbia invitati ad accettare a titolo volontario l’esecuzione degli esami. E così il numero di test rapidi, i cosiddetti “pungi dito”, stenta a decollare. Sarà quindi necessaria una corsa contro il tempo per sottoporre i lavoratori della scuola allo screening (gratuito e volontario). Il 14 settembre, giorno in cui nell’Isola prenderà il via il nuovo anno scolastico post lockdown, si sta avvicinando e in Sicilia si procede a macchia di leopardo.

La settimana dopo ferragosto, l’Ufficio scolastico regionale ha chiesto a docenti e assistenti di fare l’ormai noto prelievo di sangue che può rilevare un eventuale contatto con il Coronavirus. I test sierologici sul personale scolastico sono in capo ai medici di medicina generale. La campagna di esami, in collaborazione con le Asp siciliane, avrebbe dovuto muovere i primi passi operativi il 24 agosto. Invece, i tempi non sono stati rispettati. Per cercare di recuperare, le Asp si sono attrezzate per andare incontro al sistema scuola. Come? A Palermo, per rendere più semplice l’accesso ai test sierologici ad insegnanti e personale non docente delle scuole cittadine, l’Asp ha messo in strada due camper che faranno il giro degli istituti scolastici più grandi. Il test sierologico comunque si può fare rivolgendosi al proprio medico di base. Nel caso in cui si opta per l’Asp, invece, occorre inviare una mail (nella quale vanno indicati nome e recapito telefonico) agli indirizzi differenziati in base al Comune di residenza. L’azienda sanitaria comunicherà a ciascun utente il luogo e la data per fare il test.

L’Asp di Catania invece ha individuato due canali: su richiesta dei presidi sono state programmate delle visite direttamente nelle scuole; oppure, tramite prenotazione, è possibile fare i prelievi presso i distretti sanitari. In campo anche l’ipotesi del Palasport, con il Comune etneo che potrebbe concedere la struttura per incrementare l’affluenza ai test. La campagna di screening volontario si rivolge a una platea di operatori formata da personale docente e non docente dei nidi, delle scuole dell’Infanzia, Primaria, Medie e Superiori: 27mila tenendo conto solo di chi lavora nelle scuole pubbliche del Catanese, che salgono a 40mila includendo anche gli istituti privati. Per fare l’esame basterà presentare un documento di riconoscimento e poi compilare un modulo per il consenso informato.

Si tratta naturalmente di un’attività di supporto, visto che nello screening resta centrale il ruolo dei medici di base. I risultati degli esami dovranno poi essere trasmessi all’Asp di competenza, affinché questa proceda alla loro aggregazione per genere e fascia d’età e ne dia contestuale comunicazione all’assessorato alla Salute. La Regione, a sua volta, li trasmetterà all’Istituto superiore di sanità mediante un’apposita piattaforma informatica. Se il docente risultasse positivo al test sierologico, sarà sottoposto al tampone presso il dipartimento di Prevenzione dell’Asp non oltre le 48 ore dall’esito (positivo) del test sierologico. Nell’attesa, il soggetto dovrà rimanere in isolamento domiciliare. I ritardi sui test non sono i soli nel mondo della scuola siciliano. «I banchi monoposto non sono ancora arrivati e non tutti i locali scolastici necessari a mantenere il distanziamento degli alunni nelle classi sono stati reperiti – afferma Andriano Rizza, segretario regionale Flc Cgil –. Siamo in ritardo su tutto. Attendiamo anche gli organici aggiuntivi per fronteggiare l’emergenza Covid». Alla Sicilia sono stati assegnati 3.500 docenti e 2.500 Ata in più. Quest’ultimi dovranno occuparsi dell’igienizzazione e della sanificazione delle scuole.

«Il fatto di aver quintuplicato il numero dei posti in deroga Ata nella nostra regione, da 500 a 2.500 – dicono in una nota i segretari di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Fgu, Gilda Unams – non è stato risolutivo del problema perché quest’organico, a causa dell’emergenza Coronavirus, è stato assegnato prevalentemente al profilo di collaboratore scolastico. Sebbene dal ministero dell’Istruzione e da tutti gli uffici scolastici periferici si continui ad affermare che va tutto bene, riteniamo doveroso evidenziare importanti criticità che rischiano di complicare ulteriormente l’avvio delle attività didattiche. Il personale Ata torni ad occuparsi dell’ordinaria amministrazione, che già di per sé risulta gravosa in questo complesso inizio d’anno scolastico». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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