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Palermo, 700 bare in tensostruttura nell’attesa della sepoltura

Di Redazione |

PALERMO – Altri tempi quando la città insorgeva per il mancato seppellimento di 26 bare al cimitero dei Rotoli, a Palermo. Era il Natale del 1991 e l’allora sindaco democristiano Domenico Lo Vasco bacchettava gli addetti alle tumulazioni per la lentezza con cui svolgevano il loro lavoro. Adesso le salme insepolte nello stesso cimitero sono quasi 700, accumulate in depositi di fortuna. Un’emergenza che dura da decenni, con inchieste giudiziarie che si sono susseguite con periodicità; ma nell’ultimo anno l’emergenza ha raggiunto dimensioni mai viste in passato. Nel febbraio 2020 un’inchiesta dei carabinieri ha portato a 10 avvisi di garanzia per corruzione. Lo scorso luglio l’assessore al ramo Roberto D’Agostino (Iv), abbandonò l’incarico, preso ad interim dal sindaco Leoluca Orlando, che promise una celere soluzione. A luglio le salme senza sepoltura erano 400, adesso sono quasi raddoppiate e lo stesso capo di gabinetto del sindaco, in una proiezione resa nota un paio di giorni fa, prevede che entro giugno saranno 2.150. La crisi viene da lontano.

Nell’82, l’anno in cui fu costruito il forno crematorio, si parlava già di “preoccupante saturazione” dei posti. Allora, la famiglia di una defunta seppellì il feretro con le proprie mani, stanca di attendere i tempi delle tumulazioni da parte di addetti poco solerti. Adesso sembra che sia saltato tutto: non funziona neppure quell’unico forno vecchio di quarant’anni, che da guasto in guasto è fermo da parecchi mesi. Chi può permetterselo porta i propri morti a Reggio Calabria o a Messina per la cremazione. Le altre bare restano accatastate dove c’è spazio, in un luogo incastrato tra la montagna e il mare, con la roccia che si sgretola e minaccia l’esistente, senza più campi per l’inumazione. Mancano gli spazi, ma non c’è neanche la possibilità di cremare i defunti. Eppure, nel 2015, una posta in bilancio di 2,7 milioni prevedeva la costruzione di un nuovo forno, ancora alla fase della progettazione, che si sta concludendo. Ma quando il progetto definitivo diventerà esecutivo, serviranno le autorizzazioni e poi la gara per la costruzione della nuova struttura: nella migliore delle ipotesi servirà un anno e mezzo. Il Consiglio comunale è riunito da giorni per cercare una soluzione, che stenta ad arrivare.

“L’unica novità – dice Igor Gelarda capogruppo della Lega in Consiglio – è la nuova tensostruttura che si riempirà in meno di un mese e che potrà ospitare altre 200 bare. Il cimitero è strapieno, mentre c’è una vasta area, la 58-bis, che permetterebbe la collocazione di un altro migliaio di salme, e che è ancora sotto vincolo. Ci vorranno mesi per sbloccarla e necessita di parecchi lavori anche di messa in sicurezza. Il pericolo reale è che a fine anno le salme a deposito potrebbero essere 4mila», sottolinea Gelarda. «Il dibattito di questi giorni in Consiglio – dice il sindaco Leoluca Orlando – è stato utile per mostrare la complessità del problema, così come delle tante soluzioni cui da più parti si sta lavorando. Credo che dal Consiglio comunale e dalle sue commissioni siano venuti importanti spunti e suggerimenti, che possono contribuire al difficile lavoro che stiamo portando avanti per dare giusta sepoltura ai defunti e per trovare una soluzione di lungo periodo». Del resto troppo tempo è passato senza che qualcuno si sia realmente occupato di quell’emergenza già prevista 40 anni fa. Resta un progetto (con uno stanziamento di 15 mln, ma ne servono 70) per costruire un nuovo cimitero nella borgata di Ciaculli. L’ultima ipotesi è quella di acquistare per circa 800 mila euro, 430 loculi prefabbricati, da sistemare nei pochi spazi rimasti. Servirebbero per poco più della metà dei feretri rimasti finora senza sepoltura. E poi? COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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