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Molestie a pm di Palermo che finisce sotto processo per messaggi con Palamara

Di Redazione |

ROMA – Avrebbe negato tutte le accuse a suo carico il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, sottoposto a giudizio disciplinare del Csm sulla base delle dichiarazioni rese dalla pm di Palermo Alessia Sinatra. Secondo quanto appreso da fonti qualificate, sentito nella fase preliminare dell’azione disciplinare dalla procura generale della Cassazione, Creazzo avrebbe negato la veridicità dei fatti riferiti dalla pm, respingendo le accuse di molestie sessuali avanzate contro di lui. 

«Avrei preferito non essere creduta, piuttosto che si ipotizzasse, anche lontanamente, che possa avere utilizzato quell’episodio per alterare le istituzioni e ottenere una giustizia riparativa alla quale ho rinunciato in maniera sofferta. Mi sono determinata a questo, ritenendo che fosse più giusto per l’attività che svolgo la tutela dell’istituzione e custodire il mio dolore per sempre». E’ amareggiata Alessia Sinatra, che sarà, a sua volta, sottoposta a un giudizio disciplinare per alcuni messaggini sul procuratore di Firenze scambiati con Luca Palamara. E la notizia che la procura generale della Cassazione ha chiesto anche per Creazzo il processo disciplinare non alleggerisce il suo stato d’animo, anche perchè «nel comunicato della procura generale della Cassazione – dice all’ANSA -, quasi si adombra una sorta di ammissione da parte mia e vengo ritenuta insieme vittima di una condotta abusante e incolpata». «Già dalla contestazione nei miei confronti avevo compreso che si era creduto al fatto. E questo rende ancora più sorprendente e amara la determinazione nei miei confronti. Il mio dolore non è quantificabile e non avrebbe trovato soddisfazione nè nella sconfitta di chiunque nè nella vittoria di altri».

«Ognuno si confronta con il dolore come sente di farlo. Io ho deciso di affidarlo a pochissime e selezionate persone tra cui Palamara e credo che nell’ambito di una comunicazione privata il diritto di esprimermi fosse sacro e inviolabile. Quei toni, quelle espressioni, dovevano e rimanere segreti e privati. E penso anche che l’avere riscontrato questi toni esasperati doveva ulteriormente portare a porre attenzione sulla delicatezza della questione, sulla sofferenza che questo atto aveva provocato in me. Doveva essere data una chiave di lettura completamente diversa. Ma forse si dimentica che questi fatti contengono una forte connotazione traumatica». Comunque «io rispetto le istituzioni e le determinazioni prese. Affronterò con tanta amarezza il dibattimento. Mi auguro però che si rifletta su tutti i temi sollecitati da questa storia così incredibile».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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