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Open Arms, richiesta di rinvio a giudizio per ex ministro Salvini

Di Redazione |

Nessuna decisione condivisa, nessuna scelta collegiale, nessun atto politico. A stabilire che la Open Arms con i 147 profughi soccorsi in mare non potesse attraccare a Lampedusa fu solo Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno. La Procura di Palermo ribatte alla difesa del senatore. E al termine di una lunghissima udienza preliminare conclude chiedendo il rinvio a giudizio del leader della Lega per il caso Open Arms, la nave catalana a cui, ad agosto di di due anni fa, fu vietato dal titolare del Viminale di attraccare a Lampedusa. L’imbarcazione, col suo carico di disperati, restò davanti alle coste dell’isola fino a quando il procuratore di Agrigento, salito a bordo per controllare le condizioni dei migranti, ne ordinò lo sbarco.

La scelta di trattenere a bordo i profughi per i pm costituì una violazione di legge. Gravi i reati contestati al senatore: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, accuse punite con il carcere fino a 15 anni. «Preoccupato? Proprio no. Sono orgoglioso di aver lavorato per proteggere il mio Paese rispettando la legge, svegliando l’Europa e salvando vite. Se questo deve provocarmi problemi e sofferenze, me ne faccio carico con gioia. Male non fare, paura non avere», ha commentato Salvini che prima delle conclusioni dei pm ha rilasciato al gup lunghe dichiarazioni spontanee. L’udienza si è aperta con la richiesta del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi di far assistere la stampa all’udienza che, per legge, si svolge a porte chiuse. Ma il gup, nonostante le difese non si siano opposte alla presenza dei media in aula, è rimasto fermo sulle sue posizioni negando l’accesso ai giornalisti che hanno atteso fuori dall’aula bunker dell’Ucciardone la conclusione del procedimento.

La Procura – sono intervenuti oltre al capo dei pm, l’aggiunto Marzia Sabella e il pm Gery Ferrara, – ritiene il divieto di sbarco di Salvini un atto amministrativo e non politico. Lo Voi ha citato la deposizione dell’ex premier Giuseppe Conte nel procedimento in corso a Catania in cui Salvini risponde, per una vicenda analoga, sempre di sequestro di persona. «Conte – ha detto il procuratore – ha riferito che mai in Consiglio dei Ministri si è discusso di singoli casi o della concessione di autorizzare attracchi a navi che avessero soccorso migranti». «La decisione la assunse Salvini – ribadisce la Procura – che informava poi i colleghi del Governo con cui condivideva solo le linee generali della politica in tema di migranti. Come quelle relative alla redistribuzione dei profughi e al pressing da esercitare sull’ Europa per superare le regole di Dublino».

Per nulla stupita della richiesta di mandare a processo il senatore è il suo avvocato, Giulia Bongiorno. «Ce lo aspettavamo- commenta – Nulla di nuovo». «Questo processo – spiega – contesta a Salvini il sequestro di persona perché il divieto di sbarco disposto dal Viminale sarebbe stato poi annullato dal Tar. Prego tutti di leggere il provvedimento dei giudici amministrativi, perché sospese solo in parte l’efficacia del divieto e solo al fine di poter prestare aiuto ai migranti che avessero bisogno. Il Governo infatti fece entrare la nave e si diede soccorso a chi ne aveva necessità, quindi non ci fu nessuna disobbedienza». «Da tutti gli atti – prosegue la legale – emerge che la nave della ong catalana aveva più opzioni : la Spagna, Malta, ma non le volle. E’ come se io fossi chiusa in una stanza e restassi dentro nonostante avessi delle porte spalancate attraverso le quali poter uscire. Potremmo parlare di sequestro?».

Decisamente di diverso avviso il comandante della Open Arms che si è costituito parte civile all’udienza: «Temevamo una rivolta dei migranti a bordo: erano disperati. – ha raccontato – Malta aveva offerto di far sbarcare solo 30 di loro e gli altri non avrebbero certo accettato di rimanere sulla nave. La Spagna era a ore di navigazione. Sarebbe stato incomprensibile per gente stremata e impaurita riprendere il mare quando, davanti a loro, avevano un porto». La parola, il 7 aprile, passa alla difesa del senatore. Poi la decisione del gup. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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