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Strage Capaci, Sgarbi: «La Muta di Raffaello non deve lasciare Urbino»

Di redazione |

URBINO – Portare la “Muta” di Raffaello nell’aula bunker di Palermo per la commemorazione della strage di Capaci è «un’idiozia della retorica». E Vittorio Sgarbi, assessore alla Rivoluzione di Urbino, ha presentato un esposto alla procura della Repubblica urbinate perché il pm impedisca il trasferimento dell’opera da Urbino a Palermo, «sussistendo il rischio che il prestito possa recare pregiudizio alla conservazione e alla fruizione pubblica» del dipinto.

L’esposto, depositato dal legale di Sgarbi, l’avv. Giampaolo Cicconi, chiede anche di verificare «se sussistano o meno responsabilità penali delle autorità preposte alla tutela del patrimonio artistico e degli operatori che si sono interessati alla vicenda», e se sia stata richiesta alla Soprintendenza competente un’autorizzazione specifica.

Su tutta l’operazione il giudizio di Sgarbi è tranchant: «Tra le idiozie della retorica che si estende a macchia d’olio, in un Paese nel quale si sono persi i più elementari principi di buon senso, c’è il contributo di un museo alla lotta contro la mafia. È questa la motivazione per mandare in giro la “Muta”, unica opera di Raffaello nella sua città natale, Urbino, in piena stagione di escursioni culturali e scolastiche, mentre è in corso la mostra ‘Rinascimento segretò a Palazzo Ducale». Il critico attacca i due storici dell’arte del Comitato scientifico che hanno approvato il prestito (Antonio Pinelli e Anna Maria Ambrosini), che hanno apprezzato anche l’idea del direttore Peter Aufreiter di installare «uno schermo dove solitamente è esposta la ‘Mutà, su cui sia proiettato in diretta streaming il luogo dove si trova l’opera in prestito, sottolineando che il prestito vuole essere un contributo della Galleria nazionale delle Marche alla lotta alla mafia».

«Perché non esporre la povera “Muta” anche in una camera a gas di Mauthausen per ricordare il sacrificio degli ebrei? O a New York nell’area delle Twin Towers?» si chiede Sgarbi. La “Muta” o ormai “Zingara”, dovrebbe essere nell’aula bunker a partire da metà maggio per riuscire, «in equilibrio come un’acrobata, a commemorare anche l’assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Due crimini con una sola “Muta”». «Forse hanno scelto lei – ironizza – invece di un altro capolavoro di Raffaello (il più drammatico “Spasimo di Sicilia” del Museo del Prado, che era proprio a Palermo, e che, per una causa così nobile, sarebbe certamente concesso?) perché la “Muta” rappresenta meglio l’attitudine silenziosa della omertà mafiosa», in seguito soppiantata dai «loquaci pentiti». Di tutto questo, conclude l’esposto, il Consiglio nazionale dei Beni culturali «è informato, e non ha nulla da dire? Il direttore austriaco, con i suoi consiglieri, non risponde a nessuno e può agire indisturbato e far girare la “Muta” come una passeggiatrice? E’ stata chiesta l’autorizzazione alla Soprintendenza competente e a quanto ammonta il costo dell’operazione?». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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