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Reti colabrodo in Sicilia: così perdiamo il 50% dell’acqua

Di redazione |

Palermo – Oltre al danno la beffa. La Sicilia che a breve, a causa della siccità, rischia di dovere scegliere tra potabilizzazione e uso irriguo per gli agricoltori, mostra di sé l’ennesima contraddizione. Le reti idriche siciliane offrono infatti un quadro poco allegro con perdite all’interno degli impianti dei Comuni che oscillano in alcuni casi tra il 50 e il 60%. Strutture e impianti che in molti casi, risalgono fino a 40 anni fa. Non sono bastati sino a questo momento gli investimenti avvenuti a macchia di leopardo e sulla base delle risorse messe a disposizione (in primis APQ accordi programma quadro) La dispersione delle reti idriche dell’Isola è cresciuta negli ultimi dieci anni, passando dal 36 al 45 %, un fenomeno più rilevato nella parte interna della Sicilia, dove il confine tra le scelte effettuate e gli esiti raggiunti spesso è sconfortante.

Ad Agrigento, Enna e Caltanissetta si pagano circa 500 euro l’anno, contro una media nel Paese pari a 376 euro. Il quadro della provincia di Agrigento è significativo nell’analisi dei suoi numeri. Le perdite raggiungono il 62,43% nel Comune di Favara, il 57,24 a Grotte, il 53,6% a Licata. Si risale a questi numeri confrontando il fabbisogno idrico dei singoli Comuni, confrontato con il volume immesso nella rete di distribuzione e il volume fatturato, tramite il quale è possibile ricostruire il quadro delle perdite. A Porto Empedocle le perdite arrivano al 56,04%. Più bassa la dispersione a Racalmuto (37,69%), mentre sale all’81,62% a Sambuca di Sicilia. Sciacca si ferma al 61,75%. Agrigento con portate medie di 216 litri a secondo ha un volume immesso di 18.698 metri cubi, un volume giornaliero fatturato di 8.313 metri cubi con una differenza di perdite del 55%.

Siciliacque fornisce il servizio agli Ato idrici di Caltanissetta, Enna e Agrigento. Situazione migliorata nel territorio della provincia di Enna, dove dal 2008 a oggi sono stati investiti 70 milioni di euro. La cifra è servita sia per lavori di manutenzione straordinaria che per la sistemazione di alcune delle reti dei territori. Nicosia, Agira, Piazza Armerina, Enna, Regalbuto e Leonforte, i paesi sottoposti a interventi. Stefano Guccione dell’Ato 5 di Enna spiega: «Abbiamo proceduto per lotti. I lavori sono stati divisi in più lotti per dare l’opportunità di sistemare le cose. Aspettiamo altri interventi per il Patto per il Sud. Su Enna i soldi si sono spesi. Abbiamo fatto molto per guadagnare in termini di economia generale e di soluzioni perdite che in termini di sviluppo». Un dato insomma in controtendenza. A confermarlo è Franz Bruno, presidente di AcquaEnna: «Siamo tre il 30 e il 40% delle perdite. Abbiamo recuperato molto. Noi compravamo dall’Ancipa nove milioni di metri cubo l’anno, oggi assicuriamo il servizio comprandone circa sei. Abbiamo sviluppato un abbattimento di circa il 30% dell’acquisto dell’acqua. Questo a consumi inalterati si traduce in riduzione di perdite».

Una distinzione che va fatta riguarda la dispersione delle reti interne che riguarda gli ambiti territoriali e quella relativa alle “grandi adduzioni”. Rispetto a questa seconda voce, le perdite in appaiono contenute dopo la costruzione dei tre acquedotti, Gela Aragona, Favara di Burgio e Montescuro recentemente completato. Situazioni maggiormente sotto controllo nel resto della Sicilia orientale. La Sicilia, col 29,3 per cento del totale, è tra le regioni italiane i cui cittadini lamentano maggiormente «un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni», secondo l’Istat. Un valore tre volte superiore alla media nazionale di lamentele, che si attestano poco al di sopra del 9 per cento. Novità anche per quanto riguarda il dato di Palermo e del suo territorio. Il dato degli abusivi degli alloggi Iacp, circa 4mila utenze. Si tratta di zone periferiche e del centro storiche con allacci impropriamente utilizzati». Le reti idriche più nuove risalgono al 2004. A Villagrazia e Boccadifalco, Pallavicino e Sferracavallo ci sono invece le strutture più vecchie per le quali spiega Prestigiacomo: «Per non creare problemi rotture dei tubi diamo l’acqua a giorni alterni. Abbiamo pronto i progetti per le reti nuove in questi quartieri».

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