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Micari, i sondaggi accendono la speranza ma c’è pronto anche il “Piano B”

Di Mario Barresi |

Catania. Il vero rischio del pasticcio di Messina è un devastante butterfly-effect. Col 5% regionale a rischio (anche per l’inabissamento doloso dell’Arcipelago a Siracusa), molti candidati competitivi di altri collegi sono in preda a un pessimismo cosmico. «Che corriamo a fare se non abbiamo dove arrivare?», si chiede un crocettiano di peso. E dire che, proprio nelle stesse ore in cui la lista Micari veniva esclusa dal tribunale, dal Nazareno arrivava un’iniezione di fiducia. Un sondaggio del Pd, che gira su WhatsApp fra i maggiorenti del centrosinistra, sull’“indice di gradimento liste”. Al netto dei consensi dei candidati governatori, la coalizione sarebbe al 32,3%, ad appena un punto dalla corazzata del centrodestra. La rilevazione è del 7-8 ottobre, poco prima dell’azzoppamento a Messina.

E la lista Micari sarebbe al 5,3%, con il Pd al 13,8%, Sicilia Futura al 7,8% e Ap-Centristi al 5,4%. Dall’altra parte soltanto Forza Italia (13,6%) e #DiventeràBellissima (6,8%) avrebbero la certezza di superare lo sbarramento per l’Ars; in bilico Popolari e Autonomisti (4,8%), Udc (4,6%), fuori gioco FdI-Noi con Salvini (3,6%). M5S prima forza all’Ars (28,5%); Cento Passi per la Sicilia stimata al 5,8%.

Numeri incoraggianti (pure troppo), benché di un sondaggio con committente di parte. E una tesi di fondo: «Grazie alle liste possiamo ancora farcela». Ottimistica autocoscienza, almeno fino al patatrac di Messina.E allora Fabrizio Micari deve accelerare. E accelera. Lascia al vice designato, Giovanni La Via, il compito di gridare ai quattro venti che «le nostre liste sono specchiate, rappresentate da persone competenti, dal profilo umano e professionale ineccepibile», entrando sul terreno di sfida fra Giancarlo Cancelleri e Nello Musumeci. Ma sulla questione morale il rettore di Palermo è pronto a tirare fuori un asso dalla manica: mettere Franco La Torre (figlio di Pio, segretario regionale del Pci ucciso dalla mafia nel 1982) nella sua squadra. È il sessantunenne palermitano – storico, ambientalista, pacifista e cooperante – il misterioso «assesore alla Legalità e Cooperazione internazionale» che Micari annuncerà oggi a Catania. Sul tavolo «questione morale» e «visita dell’Antimafia», giovedì in Sicilia. Ma i riflettori saranno tutti sulla scelta di La Torre, personaggio rude e autentico, censore della «antimafia dei mafiosi» del caso Saguto e non solo. In rotta con un altro monumento della legalità, don Ciotti, «irrispettoso e autoritario», che da Libera lo «cacciò con un sms».Un’efficace operazione d’immagine, al netto del rischio (attutito dalla storia di La Torre) di strumentalizzare l’ennesimo “santino” antimafia. Ma anche un’iniezione di fiducia. «Ragazzi, non è finita. La campagna elettorale è appena cominciata, possiamo giocarcela fino in fondo», è l’inno di guerra – ma sempre con gentilezza parlando – di Micari nel suo quartier generale.

Eppure c’è chi pensa già al peggio. «Si deciderà nei prossimi giorni», ragionano a voce alta gli alleati. «Se Micari è in corsa corriamo tutti, altrimenti…». Dietro quell’«altrimenti» c’è un piano d’emergenza. Ancora embrionale, quasi fantascientifico. Ma sussurrato in ambienti dem e, soprattutto, moderati. «Se capissimo che il rettore proprio non ce la fa, potremmo essere costretti valutare un’altra scelta». Ovvero: il famigerato voto disgiunto. Sostenere candidati e liste di centrosinistra e – colpo di scena – Cancelleri presidente. Con una doppia sottile riflessione di fondo: «Se viene eletto Musumeci siamo tagliati fuori» (ma dalla cabina di regia del candidato assicurano di avere «la fine di gente di centrosinistra pronta a passare con noi»), mentre «se aiutiamo Cancelleri a vincere, dura due anni e poi casca».

Meglio un grillino senza maggioranza all’Ars che il centrodestra pigliatutto? Forse sì. Magari con la prospettiva di staccargli la spina per tornare alle urne. Fantapolitica? Forse sì. Anche perché nella Sala d’Ercole con 70 sudatissime seggiola, non sarà facile per nessuno premere il tasto dell’eutanasia. E allora? «Meglio non pensarci. Speriamo che Micari vinca». Che sa tanto di: noi speiamo che ce la caviamo.Twitter: @MarioBarresi

PUBBLICATO A PAGINA 2 DEL 10 OTTOBRE 2017 SU LA SICILIACOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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