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Assessori, la squadra di Musumeci pronta per metà: ecco i nomi caldi

Di Mario Barresi |

Ma come avverrà la scelta? «Il presidente avrà la libertà di scegliere le persone migliori. Noi ci permetteremo di dare dei suggerimenti, ma è lui che deve fare le sue scelte», ha detto Gianfranco Micciché nell’intervista pubblicata ieri sul nostro giornale. Una frase che non è passata inosservata, tanto più che a pronunciarla è stato il vero king maker di queste Regionali, leader di Forza Italia. Quasi una dichiarazione di pace. O magari solo di tregua.

In effetti nella coalizione un accordo c’era già prima del voto. La “formula del tre per cento”: un assessore ogni 3% di voti all’Ars, patto siglato da tutti gli alleati anche per tutelare le liste che non avrebbero superato la soglia di sbarramento. Ma nella corazzata a sostegno di Musumeci tutte le liste hanno superato lo scoglio del 5%. E ora si parla di un’altra formula magica. Che ha come minimo comune divisore lo stesso numero: tre. Ma cambia l’unità di misura. Un assessore ogni tre deputati all’Ars: 36 eletti diviso 3 uguale 12. Quanti i componenti della giunta. Se la politica fosse una scienza matematica esatta, il problema sarebbe già risolto.

Ma non è così. Perché innanzitutto c’è la questione dei tre nomi già indicati dal presidente: Gaetano Armao (anche nel ruolo di vice), Roberto Lagalla e Vittorio Sgarbi. In quota a quale partito vanno? Una fonte riferisce che la suddivisione, con una deroga rispetto alla “formula del 3” sarebbe: 4 assessori a Forza Italia (più Armao e Sgarbi fuori quota), 2 ad Autonomisti e Popolari-Idea Sicilia (compreso Lagalla, che non ha fatto la lista), 2 all’Udc, uno a testa a Lega-Idv e #DiventeràBellissima. Ma a qualcuno questi conti non tornano: il vicepresidente e il critico d’arte, frutto di scelte personali di Berlusconi, andrebbero computati fra i nomi di Forza Italia. O almeno uno dei due. L’equilibrio si troverà, computando anche il ruolo di presidente dell’Ars per Micciché, con i numeri blindati per votarlo.

In attesa della quadra sul numero di nomi per ogni forza, anche dentro i singoli partiti è partita la corsa. In Forza Italia c’è in pole position il capogruppo uscente Marco Falcone, alla terza legislatura. Altre nomination: probabile un messinese travolto dal ciclone Genovese (l’ex alfaniano Nino Germanà favorito su Santi Formica) o magari Tommaso Calderone; in calo le quotazioni di Bernadette Grasso, già “graziata” dal listino. Si parla anche del siracusano Edy Bandiera e del ragusano Giovanni Mauro. A occidente occhi puntati sul trapanese Giuseppe Guaiana («sarà assessore», il vaticinio di Micciché in campagna elettorale), ma anche su Giuseppe Milazzo, deputato uscente, il più votato a Palermo, al quale sarebbe perdonato qualche flirt lepoldian-renziano.

Fra i centristi c’è un altro nodo da sciogliere. Assodato il posto di Lagalla, agli atti c’è l’endorsement elettorale di Musumeci per Toto Cordaro. Il che taglierebbe la terza gamba dell’alleanza: i lombardiani. Che, dopo aver sussurato il nome di Antonio Scavone, sembrerebbero orientati su Mariella Ippolito, presidente di Federfarma Caltanissetta. Due poltrone per tre: come finirà. Magari con una vicepresidenza dell’Ars come contropartita per gli ex mpa, con Roberto Di Mauro in prima fila.

L’Udc, corroborata dall’exploit elettorale, punta a due assessori: molto probabile Mimmo Turano, in lizza anche Margherita La Rocca Ruvolo e l’ex forzista Vincenzo Figuccia. Poi ci sono le liste più vicine a Musumeci. #DiventeràBellissima ha l’imbarazzo della scelta. Un nome palermitano (Alessandro Aricò o Dario Falzone), ma piace pure Giovanna Candura, svantaggiata però dall’essere stata assessore-lampo di Cuffaro. Ma in molti sono convinti che il nome verrà fuori da Catania. Quasi del tutto scartata l’opzione tecnico (Francesca Catalano ed Ezio Campagna le ipotesi), la scelta potrebbe ricadere fra le persone da sempre vicine a Musumeci. E se Raffaele Stancanelli si tira fuori, il pensiero va al presidente della Camera penale, Enrico Trantino. Che non dispiacerebbe agli alleati di Fratelli d’Italia, fra i quali – in attesa che Noi con Salvini faccia un nome – sono in crescita le quotazioni di Manlio Messina ed Elvira Amata, in lizza oltre a Sandro Pappalardo e Giampiero Cannella.

Ultima parentesi sul segretario generale. Dopo l’annuncio plateale della “rottamazione” di Patrizia Monterosso, gli sherpa di Musumeci sono al lavoro per un successore. L’idea è di scegliere «un giurista per riconsegnare il ruolo di “notaio” della Regione». Sondati alcuni esterni di prestigio, fra i quali il consigliere Anac Michele Corradino e l’ex direttore generale del ministero del Lavoro, Francesco Verbaro. C’è anche una soluzione interna: Fulvio Bellomo, fra i dirigenti generali più apprezzati trasversalmente. Ma con un pedigree di destra. Il che non guasta.

Twitter: @MarioBarresi

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