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Regione, l’avvio choc della legislatura a Palazzo dei Normanni: c’è un altro deputato nel mirino dei magistrati

Di Fabio Russello |

Un avvio così l’Assemblea regionale siciliana non lo aveva avuto nemmeno negli anni delle inchieste di Tangentopoli nei primi anni Novanta. La legislatura deve infatti ancora ufficialmente prendere il via – in attesa che la Corte di Appello convalidi l’elezione di Musumeci e dei settanta parlamentari – che già ci sono un deputato e un “quasi” deputato arrestati (Cateno De Luca, Udc Sicilia Vera e Fabrizio La Gaipa del M5S), e due indagati.

Dopo Edy Tamajo (Sicilia Futura, centrosinistra) ora è infatti il turno di Tony Rizzotto, neo deputato eletto nelle liste di FdI Noi con Salvini. Rizzotto è accusato di peculato nell’ambito di una inchiesta sulla gestione dell’ente di formazione Isfordd del quale è stato rappresentante legale fino a luglio scorso. L’inchiesta sarebbe stata avviata lo scorso febbraio e riguarderebbe stipendi non pagati ai dipendenti dell’ente e quote di Tfr sparite. All’origine ci sarebbe la denuncia di cinque dipendenti dell’Istituto formativo per disabili e disadattati sociali, di cui Rizzotto era legale rappresentante, e su di lui punterebbero il dito i lavoratori, tramite il proprio legale, l’avvocato Sergio Visconti. A indagare sono i finanzieri e l’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Maria Teresa Maligno che hanno aperto un fascicolo.

Per Edy Tamajo invece l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Nei giorni scorsi, e subito dopo l’elezione ha ricevuto dalla Procura di Palermo un invito a comparire e si è avvalso della facoltà di non rispondere: «Avrei preferito rispondere – ha detto – ma accetto l’imposizione dei miei legali (Nino Caleca e Giovanni Castronovo. Ndr ) che mi hanno consigliato di restare in silenzio». Anche in questo caso l’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis. Secondo l’accusa il parlamentare di Sicilia Futura, lista di centrosinistra, tramite suoi «galoppini», pure indagati, avrebbe comprato voti pagandoli ciascuno 25 euro nel quartiere popolare di Ballarò. Intanto i legali di Tamajo hanno chiesto al tribunale del Riesame il dissequestro di tutta la documentazione sequestrata nel comitato elettorale dell’indagato. La Guardia di Finanza ha portato via una serie di scritti, una sorta di «contabilità» delle preferenze previste.

Poi c’è il caso Cateno De Luca, il parlamentare messinese arrestato e finito ai domiciliari tre giorni dopo essere stato eletto perché accusato di evasione fiscale. Il 20 novembre ci sarà l’udienza. Il Tribunale della libertà ha fissato l’udienza in camera di consiglio per il 20 novembre quando si deciderà sull’eventuale scarcerazione del deputato eletto nella lista dell’Udc-Sicilia Vera. Due giorni fa il Gip aveva accolto la richiesta del Pm di aggravare la misura dei domiciliari, vietando a De Luca ogni comunicazione con l’esterno, dopo che il deputato da giorni comunicava attraverso Facebook.

E proprio le sue esternazioni sui social hanno suscitato polemiche a Messina. «E’ inaccettabile che un neoeletto rappresentante delle istituzioni siciliane – hanno per esempio detto i rappresentanti di Magistratura indipendente – in costanza di detenzione domiciliare, ponga in essere, sia a mezzo social network sia all’interno di un Tribunale al termine di un processo a suo carico, condotte fortemente delegittimanti nei confronti della magistratura messinese definita verminaio e massonica». Attacchi «volti a mettere in discussione l’onestà di tutta la categoria tacciata come corrotta», sottolinea la corrente che esprime la sua «solidarietà e vicinanza a tutti i magistrati del distretto di Corte d’Appello di Messina».

E poi c’è il caso di Fabrizio La Gaipa, l’imprenditore agrigentino arrestato per estorsione e primo dei non eletti tra i grillini. Per lui il 18 novembre, ci sarà l’interrogatorio di garanzia davanti il gip del Tribunale di Agrigento. La Gaipa, proprietario e gestore di un noto albergo ad Agrigento, l’hotel “Costazzurra Museum&Spa“, è finito agli arresti domiciliari perché accusato da due dipendenti (uno dei quali è un “attivista” dei Cinque Stelle) di avere costretto i lavoratori a firmare false buste paga. La Gaipa pretendeva, secondo l’accusa rappresentata dal Procuratore Luigi Patronaggio, che gli venissero restituiti Tfr, indennità e tredicesima e “pure gli 80 euro di Renzi“. Il collegio dei probiviri del Movimento 5 Stelle, ha disposto la “sospensione in via cautelare dell’iscritto Fabrizio La Gaipa, mentre da Washington Luigi Di Maio si è limitato a dire che “La Gaipa si è messo fuori da solo con quello che ha fatto”. Va anche detto che però uno dei meet up agrigentini, quello non riconosciuto ufficialmente dal blog di Grillo, prima delle elezioni, aveva avvertito Giancarlo Cancelleri dei problemi giudiziari di La Gaipa. Ma il candidato alla Presidenza sconfitto da Musumeci si è difeso: “Non aveva carichi pendenti al momento della candidatura e lui ci ha rassicurato quando gli abbiamo chiesto chiarimenti”.

E poi, pur non essendo indagato, c’è il caso di Luca Sammartino, rieletto all’Ars per il secondo mandato consecutivo, finito nella bufera per un video in cui si fa il suo nome per un presunto caso di voto irregolare in una casa di riposo dell’hinterland di Catania. E’ nel seggio “speciale” costituito nella struttura che un’anziana ospite sarebbe stata accompagnata a votare senza l’autorizzazione dei familiari. Un caso su cui, come ha detto il ministro Minnito, sta indagando la Digos.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA