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Verso le comunali, Salvo Pogliese: «Ora vogliamo vincere anche a Catania»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Cinque anni fa in città le cose erano andate diversamente…

«Sono stato sempre convinto che Raffaele Stancanelli sia stato un ottimo sindaco per Catania. Chi lo ha criticato in quegli anni oggi si è ricreduto. Stancanelli è stato rivalutato per aver fatto il sindaco, lavorando 24 ore al giorno. Probabilmente, pero, è rimasto troppo rinchiuso a Palazzo degli Elefanti e per questo non tutti hanno percepito quello che è riuscito a fare. Però in termini di risanamento, di serietà nell’attività amministrativa, credo sia stato un ottimo sindaco in una fase delicata della città. Allora avevamo perso le regionali e poi le nazionali. E infine finimmo col perdere le comunali perché la percezione era che ampi strati centristi si stessero spostando verso Bianco, che ha stravinto».

Ma oggi la sua impressione sulla città qual è. La variegata coalizione politica che ha sostenuto Bianco ha inciso sulla città?

«Credo che il bilancio di questi quasi 5 anni di Bianco sia assolutamente negativo. Il primo cittadino ha perso lo smalto delle prime esperienze amministrative dove oggettivamente è stato un sindaco innovatore. Oggi ritengo che il suo indice di gradimento sia molto basso».

Non crede che il sindaco abbia dovuto fare i conti con una maggioranza eterogenea che ha cercato di lavorarlo ai fianchi?

«Il sindaco Bianco ha grandi responsabilità nella gestione amministrativa. E credo che sia partito male sin dall’inizio con la vicenda del tondo Gioeni che è stata devastante e che dovrà essere il punto di partenza della prossima amministrazione. A Catania si dice “fatti a nomina e o cuccati”. Ora quel primo passo fu devastante per l’immagine del sindaco, intaccata in seguito dal mancato risultato per il risanamento del Bilancio, per non dire del Prg all’anno zero, della raccolta differenziata imbarazzante. La gente tutto ciò lo percepisce. Non è un concetto sostenuto solo da un parlamentare dell’opposizione. Per questo credo che a questo punto il centrodestra abbia tutte le condizioni per riproporre anche a Catania una coalizione coesa per vincere anche le amministrative».

Cinquestelle permettendo…

«Il M5s è l’unico nostro avversario in questo momento. Hanno conquistato anche a Catania una percentuale significativa, ma credo che il bilancio del movimento, laddove è andato al governo, sia assolutamente imbarazzante, da Roma sino a Gela, a Bagheria. Una cosa è criticare, una cosa è amministrare…».

Se voi doveste vincere come pensate di affrontare il nodo del ponte?

«Bisogna considerare qualsiasi tipo di soluzione perché il traffico è totalmente incontrollabile».

Pensate come ultima ratio di dover ricostruire il ponte?

«Non escludo niente. Dico soltanto che se il centrodestra dovesse vincere dobbiamo valutare qualsiasi ipotesi anche la più radicale, perché bisogna risolvere lo status quo che è davvero imbarazzante».

Il suo partito ha già aperto la discussione sul candidato sindaco?

«No. Step by step. Ne parleremo da gennaio».

Lei potrebbe essere candidato?

«Non nascondo che ho avuto molte attestazioni di fiducia, stima e affetto di cui prendo atto. Sono importanti soprattutto se provengono da realtà associative e aree politiche diverse dalla mia. Su tutto ciò ci confronteremo da gennaio».

Durante la fase delle regionali, sulla lista del suo partito l’attenzione è stata incentrata su sue candidati, il consigliere Alessandro Porto, ex fedelissimo di Bianco, e il consigliere Riccardo Pellegrino che sino all’ultimo era dato come non candidato perché finito nella relazione dell’Antimafia regionale sulle presunte infiltrazioni al Consiglio comunale per le sue parentele. Può dirci come è andata realmente?

«Con Porto siamo stati schierati all’interno del centrodestra per molti anni. Lui è stato sempre un centrista, non un esponente del Pd, che 5 anni fece la scelta di sostenere Bianco perché aveva creduto in un percorso civico. Poi durante le regionali si ritenne ingannato dalla lista Micari. Intuito cosa stesse accadendo mi sono permesso di chiamarlo per invitarlo a fare delle valutazioni che alla fine lo hanno portato a candidarsi con noi da indipendente. Ha fatto una scelta coraggiosa. Adesso partirà la discussione per la composizione di un gruppo di Fi in Consiglio. Per quanto riguarda invece il consigliere Pellegrino vanno fatti alcuni chiarimenti. L’anno scorso Pellegrino aveva proposto la sua candidatura all’interno della lista Fi per l’elezione del Consiglio della Città metropolitana che poi non si tenne. Allora però in fase di stesura della lista dissi al Pellegrino, da presidente provinciale del partito, che la sua candidatura non era possibile perché aveva un procedimento giudiziario per presunto voto di scambio. Nel luglio di quest’anno però, Pellegrino si ripresentò nuovamente nella segreteria e propose la sua candidatura alle regionali, esibendo un documento del Tribunale in cui si evidenziava che la sua posizione giudiziaria era stata archiviata su richiesta della Procura. In quell’occasione dissi al consigliere che avrei proposto la sua candidatura al consiglio provinciale del partito, che fu d’accordo. Dopo di che ad agosto, con la candidatura unitaria di Musumeci, venne posto il problema. Io a questo punto dissi a Musumeci e Micciché di decidere. Da parte mia però si trattava di un persona che aveva avuto la sua posizione giudiziaria archiviata. E aggiunsi allora che la posizione del Pellegrino non rientrava nel codice della Bindi, né nella proposta di codice etico di Musumeci, poi non approvato all’Ars. Quindi Pellegrino era candidabile per i codici sia di Musumeci che della Bindi».

Qual è il suo giudizio personale su Pellegrino?

«Conosco Riccardo da oltre 3 anni. Ha fatto il consigliere comunale con impegno e grande passione. E’ un punto di riferimento nel suo quartiere e una persona che si impegna nel sociale. Ritengo che tutte quelle preoccupazioni che sono state esternate sul suo conto, in merito a presunte convergenze di ambienti, sono state smentite dai fatti».

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