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Bruno Marziano: «Peggio del giglio magico, il crisantemo siculo»

Di Massimo Leotta |

«Sì, ma non possono perdere molto tempo».

È comprensibile. Fra poco c’è la presentazione dei candidati siracusani del Pd…

«No, perché sto macinando il caffè. Mi hanno detto che appena macinato è tutta un’altra cosa».

Dopo 51 anni (l’iscrizione ai giovani comunisti risale al 1967), 30 campagne elettorali («solo sei per me, le altre per il partito») e 10 referendum, Bruno Marziano – ex deputato regionale siracusano – ha deciso che se proprio deve muovere un dito deve essere per la manovella del macina caffè. Questa volta non ci sono compagni o amici da sostenere. Niente telefonate, sms, whatsapp e mani da stringere. Non c’è da spendersi per il partito. Anche perché il rosso più antico che c’è in quel partito non si riconosce.

«E come potrei? Il Pd era un’altra cosa, è nato con un altro obiettivo. Ha perso il senso democratico della sinistra italiana. Ora è uno strumento a trazione renziana e dei suoi sodali. Un partito che ignora il malessere che arriva da tutti i circoli e si accontenta delle favolette di Faraone che parla ancora di liste fortissime, di rinnovamento fisiologico e di proteste degli esclusi. C’è un terremoto, ma se ne fotte… perché lui è nel bunker del capolista. Hanno fatto il peggio di quel che si poteva fare. Lo ha capito il segretario regionale Fausto Raciti che ha deciso di presentare le proprie dimissioni in dissenso con le scelte che sono state operate a Roma. Invece c’è chi ancora brinda al cataclisma che c’è stato con le Regionali e che ci sarà con le Nazionali».

Ma allora è vero che è una questione di candidature?

«Quasi l’80% delle campagne elettorali che ho fatto non era per sostenere la mia candidatura ma al servizio prima del Pci, poi del Pds, quindi dei Ds e infine del Pd. Quanti possono dire lo stesso?».

Insomma qual è il problema?

«Che dopo il giglio magico c’è anche il crisantemo siculo… E questo mi sembra veramente troppo. Le decisioni non possono essere assunte senza considerare il territorio. È dura non votare il proprio partito, ed è la prima volta che potrei farlo in 50 anni, ossia in tutta la mia vita politica. Ma è ancora più dura rendersi conto che il proprio partito non è più il proprio partito. È una fase molto traumatica e tormentata per me e richiede una profonda riflessione con le persone che mi sono sempre state più vicine».

Se fosse calciomercato si direbbe: Marziano in uscita…

«Non è così semplice. Domani (oggi per chi legge, ndr) incontrerò le persone che mi sono più vicine. Mercoledì sarò a Roma per incontrare il ministro Orlando per confrontarmi sulle prospettive politiche del partito. Con lui voglio comprendere se è possibile cambiare il partito o se è necessario cambiare partito. Io non vorrei che la decisione fosse la seconda, ma sono molto pessimista. Ma citando Gramsci il pessimismo dell’intelligenza va accompagnato dall’ottimismo della volontà».

Non è semplice, ma non è improbabile…

«Sicuramente è presto».

Invece è tardissimo. La presentazione dei candidati siracusani per le prossime elezioni sta per cominciare. Gli uni (i candidati) belli e sorridenti nella saletta di un albergo per la kermesse ufficiale. L’altro (l’escluso) a casa a macinare il caffé. Gli uni e l’altro (da porta girevole a portone) sono distanti meno di cento metri. Gli uni e l’altro sembrano già distanti anni luce.

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