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Patto per Catania, il discorso di Bianco

Patto per Catania, il discorso di Bianco

Di Enzo Bianco* |

E’ un giorno particolarmente importante per la mia città, per la Sicilia e per il Sud. Per questo abbiamo scelto il Teatro Massimo Bellini, che è un poì il simbolo di una Catania colta, raffinata, amante dell’arte. E la presenza, con il teatro stracolmo di donne e uomini, ragazze e ragazzi alle 13.45 di sabato, avendo saputo solo qualche giorno prima di questa firma, dimostra che la città ha voglia di assistere a questo momento così importante.  Poiché è una giornata importante abbiamo scelto di aprirla con le note della sinfonia della Norma di Vincenzo Bellini che è un po’ il nostro tratto distintivo. E abbiamo sentito anche alcune battute di un altro brano di Norma, “Guerra guerra”, che non è un inno di guerra ma una rivendicazione di libertà, di autonomia, di orgoglio, di identità, che corrisponde a ciò che questa città sente profondamente. 

Signor Presidente, Catania comincia a uscire da anni bui. Abbiamo pagato caro in questa città, come in tutto il resto del Paese ma più molte di altre parti del Paese il prezzo di una crisi lunga, buia e difficile. L’abbiamo pagata più di altri perché Catania è la più grande città italiana non capoluogo di regione. E’ più grande della maggioranza delle città capoluogo di regione. Il Comune di Catania ha 315.000 abitanti, con la cintura metropolitana arriviamo a 800.000 e la nostra città metropolitana, secondo i parametri della Delrio e con le adesioni di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, tocca i 1.242.000 abitanti. Raggiungiamo dunque Bari e Palermo e diventiamo insieme con loro la quinta città metropolitana d’Italia per dimensioni e abitanti. 

Catania è una città attiva e operosa anche per queste ragioni, perché non essendo capoluogo di regione la nostra economia si basa sull’industria, sul commercio, e quando c’è crisi è molto più pesante che non sui capoluoghi, che possono contare magari su dieci, quindici, ventimila dipendenti regionali.  Questo Patto per noi, signor Presidente del Consiglio, è una vera e propria iniezione di fiducia. Ma anche un’iniezione di energia.  Il Patto che abbiamo firmato prevede un investimento complessivo di 740 milioni di euro. Più 49 che sono stati già definiti e non appena sarà firmato il Patto per la Sicilia arriveranno a Catania.

Quindi, complessivamente, parliamo di 790 milioni di euro. 408 provengono da risorse già a disposizione della città di Catania, tra cui quelle del Pon Città Metropolitane, o altri finanziamenti a valere su leggi speciali. 332 milioni provengono da contributi assegnati dalla Presidenza del Consiglio con questo Patto per la città di Catania. 

C’è qui il sottosegretario De Vincenti che ringrazio di cuore per le modalità con cui ha seguito con straordinaria competenza e passione la fase preparatoria del Patto così come devo ringraziare i componenti della mia squadra, signor Presidente, a partire da tutti i miei assessori e dal segretario generale del Comune di Catania Antonella Liotta, che hanno lavorato con competenza e professionalità. Noi sappiamo che c’è una premialità per quelli che spendono le risorse subito, com’è giusto che sia: chi fa prima rispetto agli altri deve essere premiato. 

Le aree in cui investiamo, signor Presidente, sono quella delle Infrastrutture, con quattro interventi. Uno riguarda finalmente un collegamento stradale diretto tra Catania e l’Etna, che eviterà ai turisti di dover passare da tanti Comuni pedemontani e che ci consentirà anche sotto il profilo del turismo di avere una risorsa straordinaria. L’Etna si potrà raggiungere in un tempo ragionevole e il nostro vulcano, Patrimonio dell’Umanità, è di una bellezza impareggiabile e la invito a venire a fare una splendida passeggiata in questo luogo magico. Altri investimenti infrastrutturali riguardano il Porto e la rete del metano.  Quattro interventi riguardano l’area dell’Ambiente. La sicurezza dei canali innanzitutto, visto che siamo soggetti ad allagamenti perché tutte le volte che piove la cementificazione selvaggia fa si che certe zone si trasformino spesso in fiumi. 

Tre interventi riguardano lo Sviluppo economico e produttivo e il principale sarà diretto alla Zona industriale della città di Catania con problemi di sicurezza e la necessità di rifare strade e illuminazione.  Tre interventi riguardano il Turismo e la Cultura. Con uno di questi completeremo il Convento dei Crociferi, dove ospiteremo tra le altre cose, già ne abbiamo parlato con il ministro della Cultura Dario Franceschini, una sezione staccata del Museo Egizio di Torino. Perché lì ci sono migliaia di opere non esposte e siccome l’esperienza delle sezioni staccate del Louvre in Francia ha funzionato magnificamente, perché non dovremmo farlo anche noi in Italia? Undici sono gli interventi che riguardano la Sicurezza e le Politiche sociali. Dagli orti urbani di Librino, al trasporto pubblico locale, alla mobilità sostenibile, agli alloggi sociali. E ci saranno anche interventi riguardanti l’inclusione sociale degli stranieri. 

Caro Matteo, in questa città sino a ieri abbiamo accolto 360 migranti, sessanta dei quali erano minori non accompagnati. Fino alle due di notte i nostri volontari con il Comune, la Prefettura, le forze dell’Ordine hanno continuato a lavorare. Abbiamo seppellito nel nostro cimitero i migranti dopo aver organizzato cerimonie interreligiose e siamo orgogliosi di averlo fatto. 

Presidente, insieme a questi investimenti ce ne sono altri ai quali stiamo lavorando. L’Enel ha inserito Catania tra le prime cinque città italiane in cui si realizzerà la Banda ultralarga. I lavori partiranno entro giugno-luglio e in diciotto mesi tutto sarà pronto e Catania sarà una delle cinque città meglio cablate d’Italia. 

Grazie al ministro Graziano Delrio, al quale va la mia riconoscenza, per quello che fa e per l’attenzione che ha dimostrato nei nostri confronti, noi stiamo continuando i lavori della Metropolitana di Catania e quelli per l’Aeroporto e per il Porto. Catania sarà la città del Sud con il maggior numero di chilometri di metropolitana in rapporto agli abitanti. 

Voglio esprimere la mia più profonda gioia per una ragione importante che riguarda la mia città.  Finalmente negli ultimi mesi, signor Presidente, si torna a parlare di Sud. Negli ultimi anni la parola Mezzogiorno era scomparsa dal vocabolario politico del nostro Paese. Era scomparsa dall’agenda politica, persino dalle citazioni formali riguardanti la questione femminile, dei giovani e quella meridionale.  Oggi si torna a parlare di Sud e con fatti: progetti concreti, importanti e decisivi. 

Mi permetto di ricordare quali sono i cinque punti che possono consentire al Mezzogiorno di recuperare il deficit e di essere la locomotiva che trascina la ripresa del Paese. Perché sappiamo perfettamente che quando l’economia andrà bene nel Nord dell’Italia si potrà raggiungere una crescita del 2% o poco più. Ma il Sud, se viene messo nelle condizioni di farlo, ha la possibilità di avere una crescita dal 6 all’8%, dunque con una grande capacità di trascinamento sull’economia dell’intero Paese. 

I cinque fattori critici sui quali operare sono il deficit di infrastrutture da recuperare, interventi da una parte sul costo dell’energia e dei trasporti e dall’altra sull’accesso al credito e sui suoi costi, la necessità di combattere contro la criminalità mafiosa e l’inefficienza della Pubblica amministrazione.  Per quanto riguarda il deficit di infrastrutture basta ricordare l’assenza dell’alta velocità da Salerno in giù, e in quel quadro si potrà rivedere anche la questione del Ponte -, il costo dell’energia e dei trasporti. Non è poi possibile che a Catania l’energia costi un terzo in più che a Brescia, come sottolineato dai proprietari di acciaierie con sedi in Sicilia e in Lombardia. Matteo Renzi ha poi fatto una grande cosa nell’ultima legge di Stabilità puntando anche sul credito d’imposta. Su un credito, cioè, autonomo, che premia non chi investe, ma l’investimento che ha successo. Questa è la strada, senza mediazioni né con la burocrazia né con la politica. L’incentivo deve essere automatico. 

Signor Presidente, io considero che dal Governo oggi c’è un’attenzione vera  verso il Sud e verso queste tematiche, ma so perfettamente che molto dipende anche da noi, da noi classe dirigente del Mezzogiorno. Non dobbiamo scaricare la responsabilità sugli altri ma fare la nostra parte. E sono convinto che la faremo. 

Sono orgoglioso, presidente Renzi, di rappresentare una città che era in ginocchio, ma che si sta rialzando ed è pronta a correre, a recuperare posizioni e a diventare un esempio vero di un Sud che funziona. 

*Sindaco di CataniaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA