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Domenica le elezioni politiche: la nostra guida al voto

Di Redazione |

Scheda gialla al Senato, rosa alla Camera. Si parte da qui, dal colore delle schede per “mappare” le modalità del voto delle Politiche del 4 marzo. A partire dalle 7 e fino alle 23, in una sola giornata, 46.604.925 italiani aventi diritto al voto sono chiamati alle urne per esprimere le proprie preferenze per il rinnovo del Parlamento del Paese.

Chi può votare: per la Camera è sufficiente avere la maggiore età, quindi aver compiuto 18 anni. Per il Senato invece occorre avere 25 anni. Tutti devono recarsi ai seggi muniti di tessera elettorale e di un documento d’identità valido. Chi avesse smarrito la propria tessera, potrà chiederne il duplicato agli uffici comunali che resteranno aperti anche domenica 4 marzo per tutta la durata delle operazioni di voto.

Come si vota, no al voto disgiunto: ogni scheda riporterà in un rettangolo il nome del candidato nel collegio uninominale. Nella parte sottostante ci sarà il simbolo della lista o delle liste collegate al candidato uninominale, con a fianco l’elenco dei candidati nel collegio plurinominale. L’elettore può apporre una croce sulla lista scelta, estendendo così il voto anche al candidato uninominale collegato. Oppure può apporre un segno su un candidato uninominale, e il voto si estenderà alla lista o alle liste collegate in misura proporzionale alle preferenze ottenute nel collegio da ogni singola lista. Il voto è valido anche se si appone il segno sia sul candidato uninominale che sulla lista o su una delle liste collegate.

Non è ammesso il voto disgiunto, cioè votare per un candidato uninominale e al contempo per una lista collegata ad un altro candidato. 

Il tagliando antifrode: assoluta novità di queste elezioni è rappresentata dal tagliando antifrode di cui saranno dotate tutte le schede. Sarà il presidente del seggio a staccarlo prima di inserire la scheda nell’urna: un passaggio dunque quello del deposito della scheda che questa volta spetta al presidente di seggio e non all’elettore, contrariamente a quanto avvenuto in passato.

La legge elettorale: anche se per votare basterà apporre una semplice X, la legge elettorale con cui si vota il 4 marzo, il Rosatellum bis, è alquanto complessa.  Si tratta di un sistema misto, per due terzi proporzionale e per un terzo maggioritario, nato dal compromesso tra Pd, Fi, Lega, Ap, Svp e Civici e Innovatori. A far da levatrice dell’accordo è stato il capogruppo Dem Ettore Rosato, tanto da dare – mediaticamente – il nome alla legge: Rosatellum.

La legge elettorale prevede per la Camera (al netto dei 12 eletti all’estero) che 232 deputati vengano eletti in altrettanti collegi uninominali maggioritari a turno unico: viene eletto il candidato che ottiene più voti, anche se non ha i 50%. Ciascun candidato può essere sostenuto da un partito o da una coalizione di partiti, ciascuno dei quali presenta brevi liste di candidati (2-4 nomi) per eleggere i deputati nella parte proporzionale, che sono in tutto 386. Accedono al riparto della parte proporzionale i partiti che superano lo sbarramento del 3%. All’interno delle coalizioni c’è una ulteriore soglia: se un partito non supera l’1%, i suoi voti vanno completamente persi, se invece si attesta tra l’1 e il 3% i suoi voti vengono dirottati «pro quota» sugli altri partiti della coalizione che hanno superato lo sbarramento.

La scheda elettorale fa capire il meccanismo del Rosatellum. Sotto al rettangolo con il nome dei candidati del collegio uninominale, si trova il simbolo dei partito o dei partiti che lo sostengono, e i listini di 2-4 candidati proporzionali. Si tratta di listini bloccati, cioè senza preferenza: a seconda dei voti presi dal partito scatterà l’elezione del primo, poi del secondo e così via.

All’elettore basterà porre una X sul simbolo del partito preferito per attribuire il voto sia al candidato del collegio uninominale, sia al listino di candidati del proporzionale. Per le due coalizioni presenti – il centrosinistra e il centrodestra – una particolarità del Rosatellum consiste nella possibilità dell’elettore di votare apponendo la X solo sul nome del candidato del collegio uninominale. Tutti i voti di questo tipo saranno attribuiti – oltre che al candidato del collegio – all’insieme dei partiti della coalizione, che se li divideranno in base alla loro percentuale in quella circoscrizione. Lo stesso sistema vale per eleggere i 309 membri del Senato (altri 6 lo sono all’estero): qui i collegi uninominali sono 116 e le circoscrizioni proporzionali 32. 

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Malati e disabili: chi è in ospedale o casa di cura può votare nel luogo di ricovero. Gli elettori diversamente abili con grave impedimento fisico, come ciechi o affetti da paralisi, possono essere accompagnati nella cabina elettorale. Chi dipende da apparecchiature elettromedicali, può votare a casa. Anche i detenuti possono votare, dopo aver inviato al sindaco una dichiarazione con l’attestazione del direttore dell’istituto.

Regionali– Si vota per le regionali in Lazio e Lombardia. Se si indica solo il candidato presidente, il voto non si estende alla lista/liste collegate; mentre se si vota solo per la lista, il voto si estende al candidato presidente collegato. E’ ammesso il voto disgiunto. Si possono esprimere una o due preferenze per il consiglio regionale (se 2 devono essere un uomo e una donna).

Voto italiani all’estero: Gli italiani residenti all’esterno hanno avuto la possibilità di votare già a partire da metà febbraio. Le operazioni elettorali che riguardano circa 4,3 milioni di persone, avvengono per corrispondenza, regolate dalla legge Tremaglia del 2001, e consentono di eleggere 12 deputati e sei senatori.

Lo scrutinio – Alle ore 23 di domenica, chiuso l’accertamento del numero dei votanti inizierà lo spoglio delle schede del Senato; a seguire si effettuerà quello della Camera. Per le Regionali lo scrutinio inizierà alle 14 di lunedì 5 marzo.

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