Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

Politica

Salvini e Di Maio sbarcano in Sicilia stavolta da “avversari”

Di Mario Barresi |

Catania. Eccoli. Rieccoli in Sicilia, primo crocevia per Luigi Di Maio e Matteo Salvini dopo le uscite formali del giuramento al Quirinale e del palco d’onore ai Fori Imperiali. Oggi tornano. Entrambi. Nella stessa domenica. Da vicepremier del governo grillo-leghista. Ma, dopo tre mesi trascorsi da aspiranti alleati e infine da “soci”  del «cambiamento», sbarcano nell’Isola per sostenere M5S e Lega nei comuni, dove il giallo è ben distinto dal verde.

Assieme a Roma, avversari alle Amministrative.  Con conferenze stampa, passeggiate e comizi per i candidati sindaci. Ma non soltanto. Perché, ad esempio, Salvini ha modificato il programma della giornata in Sicilia, «la nostra frontiera», per essere alle 15 all’hotspot di Pozzallo. 

«Per gli immigrati clandestini è finita la pacchia», taglia corto il ministro dell’Interno. E pure da Di Maio oggi – dagli osannanti palchi in  Sicilia, epicentro dello tsunami giallo alle Politiche – ci si attende qualche annuncio, per far sognare gli elettori più bisognosi.

Ma sul tavolo, già da qualche settimana, ci sono anche altri temi. Più siciliani, meno urgenti. Riservati. Ma fondati sempre sull’idea di un asse gialloverde alla Regione. Perché oggi  le rette parallele di Luigi e Matteo in Sicilia restano divise dalla linea Maginot di Nello Musumeci. Del quale la Lega è azionista di minoranza quasi invisibile (un deputato e nessun assessore) e il M5S feroce opposizione. Un posizionamento destinato a modificarsi, in un modo o nell’altro.

Si parte dalla  crescita esponenziale della Lega. Che gli ultimi sondaggi nazionali danno al 28,5% a un’incollatura dal M5S sceso al 30%. Ma il Carroccio, finora, in Sicilia non ha mai sfondato davvero: dal modesto 5,6% alle Regionali nella lista assieme a Fratelli d’Italia al 5,1%, tutto suo, alle Politiche. Ora, però, il vento salviniano comincia a soffiare anche al di qua dello Stretto.

«Subito dopo le elezioni amministrative comincerà la “fase 2”, con la strutturazione del partito», anticipa Fabio Cantarella, responsabile siciliano della comunicazione, affiancato al commissario Stefano Candiani. Il quale ha già avuto contezza di quanti – almeno 4-5 deputati regionali, decine di sindaci, assessori e consiglieri comunali – stiano bussando alle porte della Lega in Sicilia. Il diktat di Salvini, è chiaro: «Non s’imbarcano riciclati». Ma, dopo le Amministrative, qualche curriculum sarà vagliato.Nel percorso che lui stesso definisce di «scomposizione e ricomposizione» del centrodestra, un ruolo comincia a rivendicarlo proprio Musumeci. DiventeràBellissima, ormai non è un mistero, punta a diventare «un movimento federato a livello nazionale nel centrodestra».

Una strada che passa dall’asse con la Lega. S’ipotizza un modello “isolano” simile al Partito sardo d’azione già alleato del Carroccio alle Politiche, ma in ballo c’è anche Giorgia Meloni. Se tutto questo porterà, a regime, a un maxi-gruppo all’Ars (gli attuali 6 deputati di DiventeràBellissima, più i 2 di FdI, più il leghista attuale e gli altri che verranno) è troppo presto per dirlo. In ogni caso, certificano influenti salviniani, «l’unica sponda di Musumeci verso il governo siamo noi e prima o poi, così come alcuni candidati sindaci  hanno già fatto, dovrà darci lo spazio che meritiamo». Il governatore ha aperto, in tempi non sospetti, a Conte: «Né veti, né pregiudizi», ha detto definendo il governo “carioca” «una coalizione che  porta con sé elementi di novità e metodi inediti». Un’apertura istituzionale.

Come quella del suo vice, Gaetano Armao, critico sul primo incarico al premier «avvocato degli italiani», che ora cinguetta apprezzamento per l’«ottimo» ministro all’Economia, Giovanni Tria, con il quale vanta «una lunga collaborazione animata da stima e simpatia reciproca» che promette dialogo e attenzione per la Sicilia.

Ma all’Ars il M5S è all’opposizione. Giancarlo Cancelleri, parlando da leader siciliano legatissimo a Di Maio, assicura che «il nuovo governo aiuterà la Sicilia». Ma continua a sostenere (in ultimo in un colloquio con Repubblica) che «il problema resta Musumeci». Del quale, giurava già in un’intervista al nostro giornale, «non faremo i passacarte con Roma». Eppure Cancelleri ha per la prima volta evocato  «un contratto, come quello firmato a Roma», ovvero  «un foglio bianco su cui scrivere assieme le dieci priorità per la nostra terra». Un’apertura  rafforzata da Ignazio Corrao, avvistato  giorni fa a Taormina in un lungo e cordiale colloquio proprio con Musumeci. «Con quattro anni e mezzo davanti – aveva detto l’eurodeputato al nostro giornale – il dialogo non sarebbe un tabù».

Fra il dire e il fare c’è anche il mare di critiche, talune pesanti a livello personale, che Cancelleri riserva al governatore. «Un problema personale fra di loro», sostengono le “colombe” di M5S e DiventeràBellissima. Le quali provano a far brillare, in gran silenzio, i residuati bellici post-Regionali. Fra l’altro nel gruppo dei 5stelle all’Ars è sempre meno sussurrato il dissenso rispetto ad alcune scelte. E se qualcuno fra le matricole di Sala d’Ercole, ad esempio Luigi Sunseri (palermitano come alcuni rumors su grane in vista) comincia a ribellarsi alla leadership, anche nella vecchia guardia c’è chi, pur senza contestazioni, sostiene la linea del dialogo. Il più aperto è Sergio Tancredi, ma pure Francesco Cappello e Matteo Mangiacavallo s’interrogherebbero sulla necessità di «realizzare parte del nostro programma dopo anni di opposizione».

Il che non smentisce affatto l’idea di contratto «alla luce del sole» proposta da Cancelleri. Ma siamo ancora distanti anni luce da un governo gialloverde in Sicilia. Eppure lo stesso Corrao una chiara sfida l’ha già lanciata a Musumeci: «Se in quel foglio noi scriviamo le nostre 5-6 priorità, quanto è davvero libero il governatore di affrontarle smarcandosi da uomini e metodi della sua coalizione?». Una domanda che non ha avuto alcuna risposta, neanche dai pontieri del governatore (come l’assessore Ruggero Razza) che lavorano da tempo al disgelo. Ma dietro la domanda posta e la risposta silenziosa c’è uno scenario ben preciso. «Se Musumeci isolasse Miccichè e soci come Salvini ha fatto con Berlusconi, allora metà dell’opera sarebbe fatta», ragionano i grillini più collaborazionisti.

Il che, immaginando l’altra metà dell’opera, spinge i cultori della fantapolitica a ipotizzare un futuribile governo gialloverde in salsa siciliana. Stoppati, per ora, da una fra le persone più vicine al presidente: «Ribaltone? Non se ne parla. Nello su lealtà e coerenza va a morire. E poi non vuole fare con i grillini lo stesso errore di Lombardo col Pd…».Ma torniamo a oggi. Salvini e Di Maio s’incontreranno nelle loro navigazioni sulle rotte del Sud-Est siciliano? «Se vi aspettate un altro patto dell’arancino – scherzano dai rispettivi entourage – stavolta resterete delusi». Ma qualcuno bisbiglia: «Semmai un “Rustichella” all’autogrill, sulla Catania-Siracusa».

Ma non certo per parlare delle cose di casa nostra. Per quelle c’è tempo. E soprattutto c’è già chi se ne dovrà occupare. A tempo debito.

Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA