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Alfano apre a Forza Italia: «Partire anche dall’isola»

Il leader Ncd: «Partito liberal-popolare con primarie e nuove norme» Gli Angelino-boys tra manager e "zio" Pino

Di Mario Barresi |

Giardini Naxos (Messina) – Il primo applauso, fragoroso e sincero, l’aveva strappato qualche minuto prima. Quando, dal palco dell’Hilton di Giardini Naxos, parlando di Silvio Berlusconi in convalescenza gli aveva augurato una «rapidissima guarigione e un ritorno il più rapido possibile alla vita politica attiva». Il seguito lo invocano, con gli occhi e col cuore, i giovani e i meno giovani di Ncd ascoltando l’intervento conclusivo alla summer school della fondazione “Costruiamo il Futuro”, dove poco prima aveva parlato l’astro nascente del centrodestra, Stefano parisi. E Angelino Alfano piazza il gran finale: «Noi siamo pronti a costruire un nuovo soggetto moderato, anche con Forza Italia se avrà il coraggio di sganciarsi dagli estremisti di destra». Riunire l’area «liberale, popolare e moderata», in un «movimento politico che non sia vassallo, ancillare o costola della sinistra e del Pd». Il popolo di Ncd si scioglie in un’ovazione liberatoria. Proprio mentre il leader dettaglia il nuovo scenario: «Io, come ministro, vado ai vertici a Bruxelles e lì incontro il vicepresidente del Ppe, Tajani, di Forza Italia. Quando però superiamo le Alpi, finito di discutere su come contrastare i Farange e le Le Pen, io e Tajani torniamo separati: io in alleanza con un’area progressista e lui con i populisti». Ed è dunque per «superare questa contraddizione» che ora «tutti coloro che, in Italia, aderiscono a un’idea di Europa e di Ppe, possono stare sotto lo stesso tetto». A condizione che sotto quel tetto ci siano «le primarie, le regole democratiche per la selezione del leader».

Gli altri ingredienti? «Generosità e coraggio», non soltanto da parte di Ncd, ma da chi «dovrà accettare di cambiare nome». Insomma, «la strada è stretta, ma c’è un punto di arrivo», dice citando il Vangelo di Matteo, quando «invitava tutti a passare per la porta stretta». Ci sono distanze siderali, ad esempio sull’immigrazione: «Non siamo in dissenso. Basta che a me scrivete che noi non facciamo morire nessuno in mare. Per il resto possiamo ragionare sull’accoglienza e su tutti gli aspetti. La base per questa costruzione c’è». A patto che si faccia «come dicono gli americani, un ragionamento “out of the box” e cioè non ragionare con uno schema rigido del tipo: siccome siamo sempre stati sempre alleati della Lega, bisogna continuare a esserlo…». Anche perché il vecchio Carroccio non c’è più: «Quella di Bossi era una Lega che prendeva meno voti di quanto, nei sondaggi, ne piglia Salvini. Però contava nei processi decisionali del Paese, proponeva le riforme costituzionali». Il Senatùr «magari esagerava con le sue uscite, ma non era uno con cui era impossibile fare accordi». Sottinteso: con Salvini patti non se possono fare. Sulla freddezza di Giovanni Toti, espressa sul Corriere, all’ipotesi che Forza Italia molli Salvini, il leader di Ncd replica ai cronisti: «Capisco le ragioni di Toti, perché governa la Liguria con quella coalizione».

A questo c’è l’obiezione naturale: e allora perché non lasciare subito il governo Renzi? Il ministro dell’Interno ha già la risposta pronta: «Noi non abbiamo un impegno per il futuro con il Pd. Abbiamo una strada molto chiara: a ottobre-novembre c’è un referendum», dopo il quale «noi ci riuniremo con tutti quelli che costruiranno il nuovo partito, faremo un tagliando e decideremo come andare avanti». Al referendum Alfano annuncia «cento comitati per il sì, una per ogni provincia italiana, con presenze in tutti i comuni d’Italia». Un sì «convinto», perché «non può essere che, dopo tre anni, le cose alle quali abbiamo sempre creduto e per le quali ci siamo sempre battuti adesso non vanno più bene, solo perché è meglio fare cadere Renzi, con la sconfitta al referendum». A proposito: il premier vuole giocarsi tutto. «Io non ho condiviso il presidente del Consiglio – rivela Alfano – quando ha detto che appende a questo il governo, la sua carriera e quant’altro. I cittadini devono dare un giudizio su tutte le tue riforme e i tuoi risultati. Chiedi al popolo di giudicarti su tutto. Ma se gli chiedi di giudicarti su una sola di queste riforme, benché importantissima, hai confuso una parte per il tutto. Il popolo, nel referendum, giudicherà. Ma non sarà il giudizio universale». Con un avviso ai naviganti: «A noi nel curriculum resterà il titolo di aver salvato l’Italia dal baratro e non come quelli che stanno sbagliando collaborando con Renzi». E se Matteo dopo il referendum chiedesse di proseguire l’alleanza? «Se noi avremo costruito, anche assieme a Forza Italia, un raggruppamento che tenga assieme le anime italiane del Ppe – risponde Alfano – penso che cambierà lo scenario politico italiano. E dal giorno dopo si faranno giochi diversi».

Al cronista gli chiede se questo progetto dei moderati può salpare dall’Isola, laboratorio politico per antonomasia, Alfano si mostra possibilista: «Noi siamo pronti a partire anche dalla Sicilia. Speriamo che tutti i protagonisti locali si rendano conto che occorrono generosità e coraggio per poter lanciare un progetto di governo che superi le attuali inefficienze». Anche perché nel programma dei nuovi moderati c’è un punto imprescindibile: «Realizzazione di un piano per il Sud che renda inaccettabile che l’alta velocità non arriva in Sicilia perché non c’è il Ponte». «Noi abbiamo un approccio pragmatico», scandisce Alfano. Senza «vaffa…, né ruspe, né rottamazioni». Ma con un elemento vintage: «Il buonsenso». Cioè: «Dare risposte concrete a problemi concreti. Cosa vuol dire? Noi siamo conservatori nei valori e innovatori nei programmi». Cita Marx («Groucho, non Carlo») in una suggestione: «Mi interessa molto il futuro, perché sarà lì che passerò la gran parte del mio tempo». Il nuovo futuro di Angelino è appena cominciato.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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