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Conte domani da Macron: sul tavolo il nodo Libia e il fronte Ue

Di Michele Esposito |

PARIGI – Lo spiraglio lasciato dal premier Giuseppe Conte, la mediazione del presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker, la telefonata del disgelo del presidente francese Emmanuel Macron: su questo triplice asse prende forma quel disgelo tra Italia e Francia che, fino alla tarda sera di ieri, pareva un’utopia. Domani venerdì 15 giugno Conte e Macron si metteranno definitivamente alle spalle le incomprensioni delle ultime ore ma il casus belli – il dossier migranti – resta. Ed è un dossier strettamente legato al nodo Libia e sul quale il governo non pare intenzionato a cedere, forte del vento securitario che soffia dall’Austria al gruppo Visegrad fino al ministro dell’Interno tedesco Seehofer.

Il disgelo che permette a Macron e Conte di incontrarsi è in fondo un risultato «win win» e dà ad entrambi l’opportunità di un confronto, anche serrato, sul bollente dossier migranti. Del resto, anche a Palazzo Chigi erano consapevoli che non andare a Parigi sarebbe stata un’occasione persa: anche per questo ieri sera Conte ha scelto per non rompere limitandosi a far trapelare di essere orientato ad un rinvio del suo viaggio ma non annunciando l’annullamento dello stesso. Nelle stesse ore, cruciale è stata la mediazione di Juncker, che in una telefonata a Conte ha chiarito l’importanza della «solidarietà europea» e della collaborazione tra i leader Ue. Di lì a poco è arrivata la telefonata di Macron: il presidente francese non si è scusato per quanto detto due giorni fa ma ha chiarito come le durissime parole rivolte sul caso Aquarius non fossero sue. A Conte è bastato e Matteo Salvini, «regista occulto» della linea dura italiana, ha scelto di non forzare ulteriormente, appoggiando il premier.

Ma solo domani, all’Eliseo, si vedrà quanto la ricucitura tra Italia e Francia sia anche nella sostanza. L’obiettivo di una riforma radicale di Dublino, che smussi l’obbligo delle pratiche d’asilo per i Paesi di primo approdo è posto dal governo giallo-verde quasi come una «”onditio sine qua non” perché la collaborazione con l’Ue continui in maniera fruttuosa. «Noi l’Europa vogliamo salvarla, ma non a tutti i costi bensì a costi condivisi», è l’aut aut che pone, alla vigilia del vertice, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. E, prima con Macron, poi con la cancelliera Angela Merkel, lunedì, Conte ribadirà questo concetto ponendo sul tavolo anche la necessità di riforma della governance dell’Eurozona, con l’Italia che chiede più fondi per gli investimenti e maggiore flessibilità sul deficit. Il premier italiano dovrebbe anche volare a Londra per incontrare Theresa May.

Sul tavolo dell’Eliseo domani approderà anche il nodo Libia con il governo italiano che già nei giorni scorsi ha fatto il punto su un ulteriore sforzo per la stabilizzazione del Paese nordafricano, su cui fortissima è anche l’influenza francese. E tra le proposte in campo, di segno leghista, spunta quella di istituire hotspot in Libia, bloccando sul nascere la rotta verso il Mediterraneo. Non è un’idea nuova ma il governo giallo-verde sembra intenzionato a puntarci con decisione alla vigilia del percorso tortuoso che lo porterà al consiglio Europeo di fine giugno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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