Ars, Schifani si difende da critiche: «Io non fuggo mai, se fallirò chiederò scusa»
Il presidente della Regione è intervenuto per fare il punto sull'emergenza incendi che non è ancora finita
Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana
«Io non fuggo mai. Non sono mai stato abituato a farlo. Mi spiace se ho dato questa sensazione, ho fatto tante battaglie nella mia vita e non mi sono mai sottratto. Sono venuto solo oggi all’Ars perché ho atteso la condizione giusta per spiegare un programma che si basa su atti già compiuti e non su promesse. Ho preferito accettare qualche critica e me la sono presa. Spero fortemente di dare risposta a voi e ai siciliani, sull'incolumità delle nostre case, dei nostri ragazzi, del mondo lavorativo e industriale». Così il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, nella sua contro-replica all’Ars dopo il dibattito parlamentare sugli incendi in Sicilia.
«Ho una magnifica squadra e una magnifica coalizione - ha aggiunto -. Ho una opposizione che ascolto, perché per me è un patrimonio della democrazia parlamentare. Ma se ho ritardato a venire in aula non l’ho fatto per sfuggire: in quei giorni di tragedia ho ritenuto di stare vicino a chi stava operando sul territorio. L’ho fatto in silenzio, non troverete mie dichiarazioni sulle agenzie, ho preferito lavorare. Sono in pace con la mia coscienza. Se dovrò chiedere scusa lo farò se avrò fallito».
«Do atto all’opposizione di avere fatto considerazioni costruttive, devo essere più presente in aula? Si, lo farò se sarà necessario quando ci saranno le riforme. I primi due mesi la mia presidenza è stata contestata perché non produceva nulla, non è così. Alla stampa spiegavo che mentre a Roma si può lavorare con i decreti leggi da convertire entro 60 giorni, in Sicilia non si può fare. Adesso il Parlamento però corre, la polemica della stampa non c'è più. La produzione legislativa fa piacere al governo e a tutti i siciliani».
«Io mi sono insediato da dieci mesi. Mi sarei aspettato da opposizioni interventi sul merito, invece delle polemiche, che comunque fanno parte del sacrosanto dibattito. Il famoso 23 luglio, tornando da Catania ho visto Palermo che sembrava Beirut. Sono stato tutto il giorno in Prefettura, mi sono reso conto della necessità di cambiare il sistema. Il Prefetto di Palermo non sapeva le esigenze che aveva in quel momento Cefalù. Ho scoperto che abbiamo due sale operative, me ne sono reso conto nei giorni di fuoco: Ho detto non è possibile. Ho discusso con la Protezione civile, abbiamo trovato l’immobile per creare una sola sala. Queste iniziative nuove fanno parte del percorso che abbiamo intrapreso, se falliranno chiederò scusa ai siciliani».