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Sicilia senza speranza, il governatore Musumeci: «Ci vorranno 20 anni per renderla competitiva»

Di Redazione |

GELA – «Non è più tempo di fuochi d’artificio ma di lavorare nel dovere del silenzio. Un anno fa ho trovato una Regione che non c’è. Era solo e lo è ancora in parte un foglio di carta. Ci vorranno 5-6 anni per farla ripartire, 15-20 anni per renderla competitiva con il resto delle altre Regioni». Sono le parole senza appello del presidente della Regione, Nello Musumeci, pronunciate questa mattina durante la sua prima visita istituzionale al comune di Gela, in provincia di Caltanissetta. 

Il governatore ha battuto molto sul tasto dell’efficenza e del lavoro che occorre fare per raggiungerla: «Non devo candidarmi più a nulla – ha spiegato -. E spero di consegnare nelle mani di chi verrà dopo di me una Regione efficiente. Eravamo abituati a mettere la vernice sopra la ruggine. Ed invece dobbiamo prima passare la carta vetrata, lo stucco e solo alla fine la vernice. I problemi non si nascondono».

Musumeci ha perfettamente ragione, ma va detto che finora le sue parole si scontrano con l’operato del suo governo che ad oggi si è limitato al “minimo sindacale”. Tante parole, ma poche leggi approvate, pochi provvedimenti concreti e i grossi problemi dell’Isola – dai rifiuti alla viabilità – ancora lontanissima da soluzioni.

Eppure il governatore dipinge un’altra storia: «I fiumi esondavano – ha spiegato – perché non c’era un’autorità di bacino che ne governasse i dovuti interventi di manutenzione: e noi l’abbiamo istituita». «Mancava una legge sui rifiuti: e noi l’abbiamo varata. Io – ha ribadito- non ho bisogno di fuochi d’artificio per annunciare certe cose ma ripeto che la Regione va risanata, bonificata, altrimenti rischiamo di continuare a mettere vernice sulla ruggine». 

Musumeci, ricevuto dal commissario straordinario, Rosario Arena, durante la sua visita a  a Gela, incontrando i sindacati di varie categorie, imprenditori, commercianti, studenti e forze dell’ordine ha parlato della città definendola «la testimonianza dei problemi atavici della Sicilia» esortandola a «riappropriarsi del suo protagonismo senza più rassegnazione». 

Poi ha parlato con i lavoratori del reddito minimo di inserimento (Rmi) che manifestavano davanti al municipio per ottenere il rinnovo dell’incarico, dopo 18 anni di servizio, e la stabilizzazione negli organici del Comune. Poi ha sentito le rivendicazioni di alcuni ex dipendenti dell’indotto dell’Eni licenziati dalla ditta Turco Costruzioni. A tutti ha promesso il suo impegno per la ricerca di una soluzione.

Infine, esprimendo  tutto il suo sostegno al commissario Arena, ha confermato per Gela il finanziamento di 343 milioni per la nuova tangenziale, 143 milioni per il rifacimento e la navigabilità del porto rifugio, e accendendo i riflettori della Regione su rete idrica e rete fognaria. Quindi ha suggerito il varo di «un piano strategico per lo sviluppo di Gela» che però la città non ha ancora scelto dopo il declino della sua economia industriale. Ai rappresentanti sindacali che hanno sollecitato il rifinanziamento dell’accordo di programma, l’impegno per la sanità, un programma di sviluppo dell’industria e del turismo, ha annunciato «un prossimo calendario di incontri tematici a Palermo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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